A volte si resta ipnotizzati dalle minchiate. L’altro giorno in riunione di redazione a MOW qualcuno ha detto: “ma vi rendete conto che stiamo parlando da mezz’ora di uno che si è infilato una pompa di benzina nel culo?”. E un altro - un noioso- ha aggiunto: “e in una settimana in cui abbiamo in corso due guerre, e c’è appena stato un attentato a un primo ministro”.
Ma a capire le cose più che le gerarchie servono le analogie. Il fatto che il gestore di una pompa di benzina nella zona di Ferrara si fosse messo il beccuccio nell’ano mentre si manipolava il fallo e poi, accortosi di essere ripreso, avesse rimesso a posto l’accessorio (gli accessori, organici e inorganici) è meno che una notizia trash, è una cosa irrilevante. Peggio di una falsa notizia: una non notizia.
Prima ancora di fare schifo è un niente. Non fosse che solo le cose irrilevanti danno la misura di quella che una volta, prima del malessere-coronavirus, si chiamava con simpatico accento renegade “viralità”. Quindi delle logiche di diffusione dei contenuti. Il niente del significante dà la vera misura del significato.
I social non sono macchine da verità, sono macchine da engagement
Il niente della pompa di benzina in poche ore ha fatto un giro incredibile sugli account social. Sono spuntati i meme (quelli sì divertenti) e ci accompagnerà ancora per qualche giorno, magari insidiato dall’altra trashata, il video del politico tedesco che, per una scommessa persa, pare, si è messo a leccare una toilette.
Schifezza per schifezza viene in mente anche la notizia (falsa) dell’ intossicazione di massa dell’ottobre 2022. Proprio mentre si presentava il Governo Meloni tra social e giornali rimbalzavano audio (si è visto dopo fasulli) di atroci dissenterici racconti. Qualcuno (i complottisti sono vivi e complottano tra di loro) aveva parlato di distrazione di massa al cospetto dell’avvento fascistico al potere.
Notizie vere, notizie false, non notizie. Più le rappresentazioni sono insignificanti più fanno riflettere sul funzionamento del mondo ambiente digital. E la cosa vera è che per il funzionamento delle piattaforme i contenuti sono irrilevanti. Veri, falsi, né verificabili né falsificabili (disperazione di Karl Popper) per le piattaforme non cambia assolutamente nulla. Le piattaforme, vale a dire i social e i dispositivi digital per la distribuzione di beni, servizi, assistenza, e poi consapevolezza e mindfulness, non sono macchine da verità, sono macchine da engagement. Anche l’app che ti ricorda che sei stato troppo connesso in realtà vuole che tu stia connesso.
Il mondo digital non ha niente a che vedere con l’informazione
Ripetiamo l’ovvio che tutti fanno finta di avere dimenticato: alla piattaforma e al social non interessa se resto dentro all’ambiente per informarmi seriamente (o seriosamente) su qualcosa o per guardare una ricetta di pizza con l’ananas (mal mi venga) o per incarognirmi in ricerche complottiste o per scrivere commenti di odio, razzisti, sessisti (lo spiega bene Giuliano Da Empoli nel suo Gli ingegneri del caos, Marsilio). O per contemplare il gatto spiaccicato. O la pompa di benzina nel culo.
L’importante è che io resti lì. Alle piattaforme a dirla tutta non interessa nemmeno che io faccia qualcosa. Con l’internet delle cose fornisco dati anche aprendo il frigo o dormendo sul divano.
Il mondo digital - tadà!- non ha niente a che vedere con l’informazione. Lo racconta benissimo il filosofo Maurizio Ferraris nel suo Metafisica del web: il concetto di Information Technology è invecchiato, male. Farlocco. Come il concetto di Infosfera, altrettanto farlocco.
Sono tutte cazzate. Le piattaforme non fanno informazione, fanno mobilitazione. Sono macchine non da informazione ma appunto da engagement. O da tempo, nel senso che servono a configurare il tempo per noi, a tenerci dentro una "grande narrazione" fatta innanzitutto di comportamento.
Per questo ogni volta che qualcuno parla di moderazione di contenuti sulle piattaforme o di lotta alle fake news viene da ridere. È il classico argomento strumentale o il classico passatempo da incartatorroni. L'apoteosi della minchiata. Come se i contenuti nel mondo digitale contassero qualcosa. Il gioco in realtà avviene sul più radicale, importante, cruciale, tavolo della configurazione del tempo. Le piattaforme lavorano sui nostri ritmi vitali, non sui contenuti.
Ecco perché alla fine è buono e giusto restare un momento ipnotizzati dalle minchiate. Compresa la pompa di benzina. Almeno ogni tanto arriva una totale idiozia a mostrarci il nostro stato emotivo, informativo, esistenziale. Immagine plastica e virale. Un tizio a una pompa di benzina che pensa a una qualche gioia ineffabile (idealmente chissà), ma fattualmente sempre un beccuccio nel culo ha.
Siamo davvero tanto diversi dal poveretto della pompa di benzina?