Takaichi Sanae è una tipa tosta. Non solo perché da giovane la premier del Giappone era una metallara, amante dei Deep Purple e degli Iron Maiden, e fanatica di moto da corsa. Ma anche perché ha preso in prestito da Donald Trump tutto quello che ha fin qui spaventato l'intellighenzia progressista globale: il nazionalismo, mescolato con il populismo, la necessità del militarismo, la riscoperta di antichi nemici storici, la provocazione dialettica. Il tutto unito a una cultura pop dei meme, immancabile in questa maledetta epoca social, che non fa nient'altro che rendere digeribile, normale, quasi necessario, questo (potenzialmente) preoccupante modus operandi al grande popolo generalista. Sia chiaro: a Tokyo non hanno inventato un bel niente. Si sono limitati a dipingere con ampi strati di localismo un fenomeno politico che in Occidente - tra Stati Uniti e Unione europea gli esempi abbondano – è ormai sdoganato. Sarebbe anacronistico e sbagliato parlare di “fascismo”. Siccome però c'è da fare polemica, da scatenare un dibattito pubblico, da scuotere le opinioni di lettori sempre più pigri, allora scateniamo l'inferno prendendo in prestito la valutazione di alcuni media: “nuovo fascismo”.
No, in Giappone non è tornato il fascismo. C'è però una leader politica che non fa niente per nascondere la propria volontà di imitare chi è stato accusato dai media di essere il peggio del peggio: Trump e il movimento Maga statunitense. Traslando l'immaginario Usa all'ombra del Monte Fuji troviamo Takaichi – che comunque i suoi scheletri dell'armadio li ha, come quando, da ministra degli Interni sotto Shinzo Abe, alla fine degli anni Novanta appoggiò un libro che di fatto elogiava Adolf Hitler – che ci ha messo una manciata di settimane dalla salita al potere per dichiarare urbi et orbi di considerare l'eventuale invasione cinese di Taiwan una possibile minaccia alla sicurezza nazionale, meritevole quindi dell'ingresso in campo delle Forze di autodifesa giapponesi. Apriti cielo: Pechino ha intimato Takaichi di ritrattare, i media del Dragone si sono scagliati contro la “fascista e imperialista”, il governo di Xi Jinping ha “consigliato” ai suoi cittadini di non effettuare viaggi in Giappone (una bella botta economica per Tokyo), inviato aerei militari e navi da guerra in territori strategici, e poi si vedrà. Pare che persino Trump sia stato costretto a telefonare alla signora per dirle di abbassare un po' i toni, perché va bene tutto, ma scatenare una guerra con la Cina per simili ragioni non sarebbe affatto piacevole per nessuno...
E la Costituzione pacifista? E l'esercito che non dovrebbe combattere guerre ma solo difendere? Bye bye al pacifismo di facciata che per almeno mezzo secolo ha coperto, contenuto, ingabbiato il nazionalismo giapponese. Takaichi, e i suoi predecessori prima di lei, hanno avviato il riarmo del Paese convinti così di tener meglio testa a Cina, Corea del Nord e Russia. Il cuore del “Make Japan Great Again”, dicevamo, è qualcosa che gli statunitensi conoscono bene (il “Make America Great Again” di Trump vi dice niente), così come gli europei. Il ritorno all'età dell'oro bramato dal populismo di destra è ramificato un po' in tutto il Vecchio Continente, anche se i laboratori più nazionalisti coincidono con la Polonia (in prima linea per contenere Putin) e l'Italia (il governo Meloni è molto più istituzionale di Varsavia e gode di ottima stima alla Casa Bianca). A proposito: a gennaio Meloni dovrebbe volare in Giappone per abbracciare (di nuovo, dopo il primo vis a vis all'ultimo G20) la signora Takaichi. E a proposito di nuovo: avete visto il meme che sta girando in queste settimane sui social? Ritrae Giorgia Meloni, Alice Weidel (co-presidente dell'AfD tedesca) e Sanae Takaichi, affiancate alle bandiere storiche dell'Italia fascista, del Terzo Reich e dell'Impero giapponese. In basso compare la scritta rosa Girl Boss Edition. Il riferimento è al riemergere di un allineamento ideologico nei tre ex Paesi dell'Asse, con una novità: oggi le spinte più conservatrici (se non, per alcuni, con richiami più o meno velati al fascismo) sono guidate da un trio tutto al femminile. È un meme, ovviamente.