Da quando Paolo Maldini non è più all’interno della dirigenza rossonera, dallo scorso giugno insomma, al Milan le cose non sono andate poi così bene. Eliminato dalla Champions League e dalla Coppa Italia, fuori – come tutti del resto – dalla lotta scudetto ancora in inverno, è comunque secondo in campionato e ai quarti di Europa League, ma le ambizioni, dopo la scorsa stagione, legittimamente potevano essere altre. Il punto, però, non è nemmeno questo, ma l’inchiesta che la Procura di Milano sta conducendo sulla proprietà del club: secondo la tesi dei pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri, in buona sostanza, il controllo del Milan sarebbe ancora nelle mani del fondo Elliott, nonostante la cessione del club a RedBird nell’estate 2022. Ebbene, di sicuro, se c’è una figura che ha avuto rapporti non idilliaci con entrambe le proprietà, quella è di Paolo Maldini. Più volte critico per i modi e gli atteggiamenti degli uomini del fondo Elliott, come Gazidis (“Per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi”, disse in un’intervista del maggio 2022 alla Gazzetta dello Sport, rincarando la dose lo scorso dicembre in un’intervista a La Repubblica e commentando così il rinnovo del contratto suo e di Massara: “Mandarci via dopo lo scudetto sarebbe stato troppo impopolare”), la bandiera rossonera è infine stata silurata da RedBird, dalla proprietà di Cardinale (sempre dall’intervista a Enrico Currò di Repubblica: “Con lui, in un anno, solo una chiacchierata, più quattro suoi messaggi. Diceva che dovevamo fidarci l’uno dell’altro. Io l’ho fatto: come sia andata, è noto”), per presunta incompatibilità con l’ad Furlani. Alla luce delle accuse, se si rivelassero fondate, la situazione di Maldini – sopportato da una proprietà ed esonerato dall’altra – sarebbe paradossale, perché i pm sostengono che il controllore sarebbe sempre stato lo stesso soggetto.
RedBird ha smentito nettamente la ricostruzione, Furlani e Gazidis sono indagati con l’ipotesi di reato di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, al momento non vi sono state né udienze né rinvii a giudizio (meno che mai processi) e la Procura della Figc, a quanto si è appreso, non ha richiesto ancora gli atti a chi indaga a Milano. La situazione, sufficientemente pesante in termini di immagine ancor prima che di rischi, è in fieri, e l’indagine si svilupperà, ma ciò che oggi salta all’occhio è che Maldini appare una sorta di coscienza rossonera. Nelle poche interviste rilasciate dopo l’addio, è parso profetico: “Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. L’ho detto prima del mio congedo: ‘Oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del club’”. Un discorso, il suo, che riguardava non gli aspetti formali e sostanziali del passaggio da una proprietà all’altra – alla faccia di alcuni irrilevanti terrapiattisti da social network che rilanciano un suo presunto ruolo nell’inchiesta: una sciocchezza – ma la presenza di determinate persone in determinati ruoli e il riguardo nei rapporti con le bandiere, eppure oggi suona piuttosto sinistro.