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Intervista bomba a Saif ur Rehman Raja: “Israele e Palestina? Difenderei anche Hitler se subisse un genocidio”. Donne islamiche? “Basta stereotipi, studiano e lavorano”. Iran e regime? “Anche l’Occidente va liberato”. E su razzismo, omofobia e religione...

  • di Angela Russo Angela Russo

  • Foto: Ig Saif ur Rehman Raja

25 giugno 2025

Intervista bomba a Saif ur Rehman Raja: “Israele e Palestina? Difenderei anche Hitler se subisse un genocidio”. Donne islamiche? “Basta stereotipi, studiano e lavorano”. Iran e regime? “Anche l’Occidente va liberato”. E su razzismo, omofobia e religione...
Cosa significa essere queer, musulmano e figlio di immigrati in Italia oggi? Saif ur Rehman Raja ce lo racconta. Scrittore e attivista, riflette sul bisogno di riscoprire l’Islam in modo consapevole, partendo dalla conoscenza e non solo dalla tradizione. Parliamo con lui di religione, linguaggio, famiglie che faticano ad accettare l’orientamento sessuale dei figli, e di cosa vuol dire crescere tra due culture. Commentiamo il referendum sulla cittadinanza, i soliti discorsi sulla “islamizzazione” e le paure che si nascondono dietro certi pregiudizi. Fino al conflitto israelo-palestinese e al ruolo di potenze come Iran e Stati Uniti

Foto: Ig Saif ur Rehman Raja

di Angela Russo Angela Russo

"Leggi". Non obbedire, non ripetere a memoria: leggi. È la prima parola che, secondo la tradizione, Dio rivolge a Maometto nel Corano. Ed è anche il punto da cui parte Saif ur Rehman Raja per rileggere l’Islam, la fede, l’identità, la sessualità. Scrittore e pedagogista, Saif racconta sui social il mondo islamico da dentro, senza semplificazioni né auto-assoluzioni, e nel suo libro Hijra mette in scena la frattura di un ragazzo che si sente "metà pakistano e metà italiano", e che da suo padre viene chiamato hijra: non come riconoscimento ma come insulto, come marchio da correggere “a forza di botte”. Lo abbiamo intervistato in un momento in cui il dibattito pubblico, tra referendum sulla cittadinanza e una guerra che sembra sempre di più coinvolgere tutto il globo, oscilla tra paura e disinformazione. “L’Italia non è tanto razzista,quanto ignorante”, ci ha detto. “E l’ignoranza genera paura. È da lì che nascono razzismo, sessismo, omofobia”. 

Saif ur Rehman Raja
Saif ur Rehman Raja foto Instagram

Quando hai saputo dell'attacco all'Iran qual è stato il primo pensiero che hai avuto?

Allora, in realtà la prima reazione che ho avuto è stata molto personale, perché mia mamma e mio fratello più piccolo erano in Pakistan al momento, ci vanno ogni tanto per trovare mio nonno e la famiglia. Mia mamma doveva prendere il volo due, tre giorni dopo dal Pakistan verso l’Italia, quindi la prima preoccupazione - al di là dell’“Oddio, un altro attacco, un’altra guerra” - è stata questa. Avendo origini in Pakistan, informandomi anche da canali pakistani, per me non è stata una grande sorpresa questo attacco, perché comunque gli analisti dall’altra parte del mondo, del mondo arabo, stavano dicendo che il “maiale israeliano” - tu lo puoi proprio scrivere così, senza nome e cognome: maiale israeliano - aveva già detto che, siccome non vuole perdere il potere politico, avrebbe fatto di tutto per prolungare la cosa. Quindi ci sarebbe stato un attacco su un’altra nazione, molto probabilmente l’Iran, anche per distrarre l’opinione pubblica dalla Palestina. 

Quindi per te non è stata una grande sorpresa?

No. Per questo l’idea è stata: “Oddio, speriamo che mia mamma riesca a tornare sana e salva”, perché hanno iniziato ad attaccare ed era molto prevedibile che l’Iran avrebbe attaccato di nuovo e che la cosa sarebbe andata avanti. Anche in conseguenza - non diretta, però - del fatto che il mese scorso c’è stata una piccola guerra tra Pakistan e India. Quindi la mia preoccupazione è stata: “Oddio, speriamo di no”, perché gli aeroporti poi sono comunque posti che vengono presi di mira. Insomma, la preoccupazione è stata più di questa natura. Poi ovviamente è andato tutto bene. Un’altra preoccupazione che ho avuto è stata proprio quel sesto senso di dire: “Che non sia la ciliegina sulla torta per la terza guerra mondiale”, cioè non vorrei che questo evento venisse ricordato proprio… sai, la famosa frase sulla prima guerra mondiale...

L'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, la goccia che ha fatto traboccare il vaso?

Ecco. Questo può essere ricordato nella storia come quel momento, perché probabilmente l’Iran continuerà ad attaccare - cioè meglio, a rispondere agli attacchi - e poi ci sono la Corea del Nord, la Russia, la Cina, che hanno tutto l’interesse ad andare contro gli Stati Uniti e Israele, non tanto per difendere l’Iran per uno scopo umanitario, ma semplicemente perché in quelle zone ci sono gli interessi di tutti.

Con l'intervento degli Stati Uniti la situazione è peggiorata e si è creata molta tensione tra le varie alleanze...

Non credo che da questo si possa tornare indietro, perché l’Occidente, di base, vuole che l’Iran non abbia nessun tipo di potere nucleare. Non si può accettare questa posizione, perché gli europei non sono il centro del mondo. Non sono loro che decidono come gli altri stati devono vivere. Poi c’è la propaganda di questa “nazione terroristica”, quando invece Israele sta veramente bombardando tutti i suoi vicini. Gli Stati Uniti, da quando esistono, sono in guerra con tutto il mondo. Quindi se vogliamo proprio parlare di chi è terrorista, lo sono Israele, gli Stati Uniti e, in questo caso, anche la NATO.
Quindi avremo questa posizione da un lato, e dall’altro l’Alleanza BRICS, in cui si stanno unendo anche paesi come il Pakistan. Da entrambe le parti ci sono forze nucleari - che non credo arriveranno a lanciarsi le bombe - però queste sono le due alleanze contrapposte.

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In caso di guerra, si tende a fare sempre una scissione tra "buoni" e "cattivi". Per l'Occidente, i cattivi sono sempre stati i paesi islamici. La maggioranza la pensa così ancora oggi...

Secondo me, stiamo entrando in una nuova fase dei processi decoloniali. Grazie anche ai cambi generazionali - e l’abbiamo visto anche nei parlamenti un po’ in giro per il mondo, anche in Nuova Zelanda con la cosa che era diventata virale di richiedere le proprie terre e quant’altro - stiamo entrando in una nuova fase di processi decoloniali, in cui l’Occidente non potrà più avere tutto il potere che aveva prima. L’Occidente comprensibilmente ha più privilegi e potere non li vuole perdere. Farà un sacco di propaganda razzista, in questo caso anche islamofoba. Cosa che sta già facendo. La propaganda è: “Iran paese cattivo, terrorista, sta sviluppando una bomba nucleare per colpire l’Occidente. Colpiamo l’Iran per difenderci eventualmente". È la stessa narrazione che Bush aveva usato quando ha invaso l’Iraq, dicendo che stavano sviluppando armi di distruzione di massa, che potevano essere pericolose per l’Occidente. Poi Bush ha ammesso che aveva mentito, ma intanto ha bombardato centinaia di migliaia di persone che sono morte. Nessuno gli ha mai chiesto il conto per quello. Quindi, vent’anni dopo con un cambio di generazione, stanno usando la stessa identica narrazione. Oggi, con i social, però, per loro sta funzionando un po’ meno, perché c’è una pluralità di voci che si sta esprimendo. La TV di Stato non ha più il monopolio dell’informazione. Anche se la loro propaganda potrà comunque funzionare. Basta vedere il popolo, non le politiche: il popolo in Occidente e in Oriente, cristiani, musulmani, ma anche molti ebrei, sono pro-Palestina, in questo caso anche pro-Iran. Quello che fino al mese scorso era il male assoluto…è bastato fare un po’ di controinformazione per cambiare l’opinione pubblica, anche negli Stati Uniti. Quindi non lo so, anche se c’è molta speranza… per l’Occidente questa volta la pacchia è finita, come dice Salvini.

Come mai, secondo te, gli Stati islamici si sono dimostrati restii a difendere l’Iran e il popolo palestinese?

Ma semplicemente per interessi economici. Non c’è nessun’altra motivazione, secondo me. Il dollaro piace a tutti, i soldi piacciono a tutti. Musulmani o cristiani: l’umanità non c’è più oggi. Quindi che uno Stato difenda la popolazione di un altro Stato, tra l’altro solo perché condividono una religione, è una presunzione che, secondo me, in questa fase della nostra evoluzione umana, non possiamo più permetterci. Perché non esiste più l’umanità. Dal mio punto di vista - non come verità assoluta - c’è una devozione inter-etnica, letteralmente intersezionale, verso che cosa? Verso i soldi, verso il capitale, che è il più grande sistema. Quindi perché gli arabi dovrebbero difendere “alcuni musulmani”? No. Se se ne vanno, cosa succede? Niente. Anzi, al loro posto faranno delle cose di lusso. Dubai, 40-50 anni fa, non era niente. Adesso, con le cose di lusso, è diventata una delle città più ricche al mondo. Quindi per loro è un’altra Dubai. Domanda: gli europei accoglierebbero tutti gli ebrei di Israele nel nome dell’umanità? No. Ma dove? È venuto fuori tutto l’antisemitismo che c’è in Europa, in Germania, in Italia, con cui non abbiamo mai fatto i conti. 

E come mai, nel mondo musulmano, si è così uniti a livello religioso ma così divisi all’interno secondo te?

Tu sei del Meridione?

Sì.

Come mai voi meridionali siete così divisi al vostro interno, qualsiasi cosa si possa intendere per Meridione? Mentre, invece, siete molto uniti contro quelli del Nord. Però, tra di voi, vi fate tante di quelle pulci! Basta vedere - io conosco molto bene la Puglia - quelli del nord della Puglia odiano quelli del sud della Puglia. Però, se qualche extra-pugliese osa toccare la Puglia, i pugliesi si uniscono. Questo perché in psicologia c’è un fenomeno della psicologia sociale che si chiama “in-group” e “out-group”. Tu puoi avere tutte le differenze interne, però quando il gruppo si deve difendere da un “out-group”, si compatta e diventa unico. Sono principi basilari della psicologia. Tutti i gruppi funzionano così. Le donne, ad esempio, i gay: tra di loro si odiano, fanno tante critiche. Però, nella lotta…

Teheran durante i bombardamenti israeliani
Teheran durante i bombardamenti israeliani foto Instagram bowlandofficial

C’è chi crede che l’Iran debba liberarsi da solo dal regime, ma anche chi pensa che questo sia impossibile. Alcuni commentatori hanno fatto l’esempio della Germania, dell’America e dell’URSS. Tu cosa ne pensi?

Io credo che, innanzitutto, si debba capire cosa intendiamo per “liberare”. Perché in Occidente, chi parla di voler “liberare” l’Iran, dovrebbe prima chiedersi: “Cosa so davvero dell’Iran?” A parte lo stereotipo della “donna col burqa”, del “regime islamico”, della “pena di morte per gli omosessuali”, cosa sai della cultura persiana? Molti pensano addirittura che gli iraniani siano arabi. Quindi prima di parlare di “liberazione”, chiediamoci: quanto conosci davvero quel paese? Ci sei mai stato? Hai mai conosciuto un iraniano? Quanti libri hai letto sull’Iran? In Occidente si fa moltissima propaganda contro alcuni paesi musulmani. Ma quando si parla di “paesi musulmani”, se ne citano sempre tre o quattro: l’Arabia Saudita, l’Iran e l’Afghanistan. Nessuno parla dell’Oman, del Bahrein dove ad esempio l’omosessualità non è punita, o dell’Indonesia. Mai. Inoltre: l’Occidente non avrebbe forse anch’esso bisogno di essere liberato? Gli Stati Uniti - che si definiscono democrazia - sono un paese dove le persone trans subiscono violenze, dove i neri vengono uccisi sistematicamente. E quindi: gli USA non dovrebbero essere “liberati” dal razzismo, ad esempio? Solo i paesi musulmani devono essere liberati?
L’Italia oggi è governata da un partito di ispirazione fascista, anche se non lo si vuole ammettere. Non c’è forse anche da noi la schiavitù? Lavoratori indiani nei campi, pagati 1 o 2 euro all’ora in nero. È la Times of India che l’ha definita “la schiavitù del XXI secolo”. Quindi: che cosa intendiamo per liberare? Come scrive Edward Said, l’orientalismo ha creato una narrazione per cui il mondo musulmano è sempre il “male assoluto”, mentre i problemi dell’Occidente sono “eccezioni”. Da questa prospettiva parte sempre il desiderio di “liberare gli altri”. Gli americani sono rimasti 20 anni in Afghanistan: quando sono arrivati c’erano i talebani, quando se ne sono andati c’erano ancora i talebani. Chi hanno liberato, esattamente? E sia chiaro: io dico apertamente che gran parte di ciò che fa il regime iraniano è anti-islamico. Come anche ciò che fanno i talebani. Vietare la voce delle donne in pubblico, vietare l’istruzione femminile: ma quando mai l’Islam lo ha previsto? La conoscenza è un dovere per ogni musulmano, uomo o donna. Come puoi avvicinarti a Dio se non conosci? Quindi no, non sto difendendo nessuno. Come scrivo nel mio libro: “Io non sono né di qua né di là. Figlio di nessuno. In un treno solitario”.

E tornando alla questione delle donne, come dicevi, in Occidente si dice che sono più libere che nei Paesi islamici. Tu cosa rispondi?

Riflettiamo: cosa intendiamo per “libertà” delle donne in Occidente? Che possono studiare? Anche in Iran le donne studiano. Ho pubblicato dati che mostrano che il 70% dei laureati in materie Stem in Iran sono donne. Che possono lavorare? Ma anche questo è garantito dall’Islam. La prima moglie del Profeta Maometto era una donna d’affari. Le donne in Iran lavorano: basta leggere dati da fonti non occidentalocentriche. Che possono vestirsi come vogliono? Ok. Ma quanto controllo c’è qui, in Occidente, sul corpo femminile? Tu, da donna, lo sai meglio di me. Ti hanno mai detto: “Quella gonna è troppo corta?” A me non lo dice nessuno. Ai miei fratelli, ai miei cugini maschi, non lo dice nessuno. Quindi anche qui esiste controllo sul corpo femminile. A volte meno esplicito, ma c’è. E allora: di cosa parliamo quando diciamo “le donne sono più libere”? In Pakistan molte donne pensano di vivere una condizione migliore di quella delle donne occidentali. Perché? Perché loro - nella loro visione - al massimo stanno a casa. Ma le donne occidentali lavorano sia fuori che dentro casa, e spesso sono lasciate sole. Sto dicendo che è meglio? No. Sto dicendo che è diverso. E prima di giudicare, dovremmo applicare l’epokhé, come dice Husserl: sospensione del giudizio. Anche in Oriente, ovviamente, esistono stereotipi e giudizi verso l’Occidente. Ma è un doppio gioco che dobbiamo riconoscere.

Rose Villain al Roma Pride
Rose Villain al Roma Pride foto Ansa

Non ti sembra assurdo che in alcuni Pride dove si sono viste bandiere palestinesi, come Roma e Napoli, alcune aziende sponsor fossero legate a Israele, come Starbucks?

Rispondo in due modi: uno emotivo e uno lucido. Quello emotivo dice: “Hai preso soldi da chi finanzia un genocidio? Vergognati”. Hai chiuso un occhio su quello che sta succedendo a Gaza solo per fare il tuo evento? È ipocrisia pura. Quello lucido mi dice: sì, è stato un errore, ma siamo tutti immersi in un sistema in cui alcuni genocidi fanno notizia e altri no. Quanti sanno cosa sta succedendo in Yemen? Perché il genocidio in Palestina è più noto? Perché è sotto i riflettori. Allora mi chiedo: dove finisce la nostra autonomia critica? Io non accuso gli altri. Accuso me stesso. Siamo tutti condizionati da cosa ci mostrano i media. Quindi sì, le critiche sono giuste. La rabbia è giusta. Ma mi chiedo: quando la rabbia diventa disumanizzazione, stiamo ancora lottando per la giustizia? 

E cosa rispondi a chi dice che non si dovrebbe sventolare la bandiera palestinese al Pride, perché "la Palestina non tutela i diritti Lgbtqia+"?

Io rispondo: ma che razza di argomento è? Non serve che un paese sia perfetto per essere difeso da un genocidio. La Palestina può avere problemi con i diritti Lgbt - come anche l’Italia, come l’Ungheria - ma questo non giustifica l’indifferenza davanti a un massacro. E poi: chi dice che tutti i gay in Palestina vengono lapidati, buttati giù dai tetti… ma dove? Sono stereotipi alimentati da narrazioni dell’ISIS, che non rappresentano il mondo musulmano nella sua interezza. Se domani in Ungheria - un paese cristiano, con leggi omofobe - ci fosse un genocidio, cosa dovremmo fare? Stare zitti? Questo è un discorso di una stupidità disarmante, ma che cavolo vuol dire, dov'è la tua umanità, dov'è il tuo cervello? La tua umanità non può essere condizionata dalla “perfezione” della vittima. Io difenderei persino Hitler se stesse subendo un genocidio. Perché? Perché voglio che la mia umanità sia superiore alla mia rabbia. Se voglio la morte per Hitler, cosa mi distingue da Hitler? Io ho i coglioni girati verso il mondo che tu non hai idea, è che se mi fa girare i coglioni il mondo mi aumenta lo stress, aumenta il cortisolo che è l'ormone dello stress e se mi aumenta il cortisolo cosa fa? Va a influenzare negativamente l'elasticità della pelle, quindi mi aumentano le rughe. E io sembro più vecchio, non va bene. Le guerre devono finire perché vanno contro la prevenzione delle mie rughe!

Questa è una domanda più tranquilla, quindi puoi rilassare un po' gli zigomi. Tu spesso fai video per spiegare la religione islamica. Pensi che giovani musulmani come fai anche tu dovrebbero impegnarsi di più per arrivare ad una interpretazione del Corano più moderna?

Io credo che sì, dovrebbero. Uno dei principi basilari dell’Islam, e che lo differenzia da come viene vissuto il Cristianesimo, è che l’Islam ti dice: cerca, studia. La prima parola rivelata a Maometto sai qual è? Iqra’, che significa “leggi”. Ed è un imperativo. Non dice “ascolta”, non dice “ubbidisci”, dice “leggi”, cioè: cerca la conoscenza. E non è “leggi solo il Corano”, ma tutta la conoscenza che puoi trovare. Questo per dire cosa? Che i musulmani dovrebbero leggere il Corano tradotto nella loro lingua, perché la maggior parte lo legge in arabo standard, che spesso non si capisce. Anche molti arabi non capiscono pienamente l’arabo classico del Corano: i marocchini, i tunisini, ad esempio, parlano dialetti diversi, e fanno fatica. Quindi non è scontato capire. Bisogna smettere di fidarsi ciecamente di chi predica, perché anche loro sono uomini e possono dire cose che fanno comodo a loro. È un po’ come per gli uomini occidentali che evitano di leggere testi femministi: perché sanno che li metterebbero a disagio, che direbbero cose scomode. Quindi sì, io credo che i giovani musulmani dovrebbero leggere il Corano per conto proprio e scoprire quanta libertà, in realtà, l’Islam garantisce all’essere umano.

Dopo l’ultimo referendum, dove il quesito sulla cittadinanza ha raccolto il maggior numero di voti contrari, io ho letto commenti online che parlavano addirittura di “islamizzazione del Paese”. Ovviamente, per me, queste affermazioni sono ignoranti. Secondo te, l’Italia è un Paese più razzista o più impaurito?

L’Italia, come la maggior parte dei Paesi oggi, è prima di tutto un Paese molto ignorante. Quando non conosci qualcosa, una delle prime reazioni è la paura. E su questa paura si costruiscono ideologie come il razzismo e il sessismo: la paura dell’invasione, dell’altro, dell’ignoto... C'è questa paranoia della “sostituzione etnica” e dell’“islamizzazione”. Mio padre è in Italia dagli anni ’80. Ed è dagli anni ’80 che certi politici e giornali dicono: “Tra pochi anni l’Europa sarà tutta musulmana”. Evidentemente questa “islamizzazione” sta viaggiando sui Trenitalia… perché è sempre in ritardo.

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