No, a quanto pare Jeremy Clarkson non rimpiange tanto di aver lasciato il timone di Top Gear, programma che ha portato al successo mondiale insieme ai colleghi (ormai ex) James May e Richard Hammond, ma piuttosto di aver rifiutato di partecipare alle Olimpiadi; ma mica come atleta eh. Niente cento metri e nemmeno ginnastica artistica o tuffi, Jezza non sembra essere esattamente la persona indicata per queste discipline. Ma showman alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Londra nel 2012, eppure il giornalista e conduttore televisivo ha declinato l’invito perché, ha scritto sul The Sunday Times, “immaginavo che sarebbe stato un festival di due ore pro cultura woke, un caos tecnico e che la Gran Bretagna sarebbe stata umiliata sulla scena mondiale”. E invece, continua nel suo articolo, “ho capito l’enormità del mio errore […] Il cenno a Brunel e alla bellezza della nostra campagna, l’umorismo di Rowan Atkinson […] E la Regina che diceva: ‘Buonasera, signor Bond’. Tutto troppo brillante per essere descritto con le parole, e dopo che era finito mi sono sentito stupido e triste”. Menomale, però, che Jezza con le Olimpiadi di Parigi 2024 ha avuto la sua consolazione…
“Con una certa eccitazione – scrive Jeremy – mi sono seduto davanti al mio enorme televisore per guardare la prova dei francesi. E, oh cielo, hanno fatto una figuraccia temo”. Così Clarkson passa alla descrizione della chiacchieratissima, e soprattutto super criticata, cerimonia di apertura di questi giochi olimpici: “Avevano un cavallo illuminato, una barca piena di rifugiati, una donna con la barba, una bandiera capovolta e alcune fontane che avrebbero dovuto ricordarci Versailles […] Poi c’è stata un’interpretazione di come sarebbe potuta apparire l’Ultima Cena se Pietro, Giovanni e Giuda fossero tutti dei travestiti – continua Jezza – ma il tentativo è stato rovinato da uno degli artisti che sembrava avere un po’ di pelle di pollo che gli usciva dai pantaloncini”. Insomma, in breve “gli organizzatori sono stati derisi da ogni parte del mondo per questa ode alla tristezza”. Una delusione, o meglio ancora una débâcle per dirla alla francese, condita dalla musica che “non è il punto forte dei francesi. Ecco perché – sottolinea il giornalista – abbiamo avuto Snoop Chien (Snoop Dogg, ndr) e il tutto è stato chiuso da un canadese”. A differenza della cerimonia londinese, quella parigina non ha celebrato le conquiste del proprio Paese, “dov’era – chiede Clarkson – il cenno a Napoleone o a tutte le famose vittorie militari francesi? Thomas Jolly (organizzatore della cerimonia, ndr) è di Ruen, quindi sicuramente conosce Giovanna d’Arco. Ma a quanto pare no”. E poi c’erano anche altre dettagli da celebrare: “Il formaggio? Prendere il sole in topless? La Citroën 2Cv? […] Non hanno nemmeno usato Gérard Depardieu – scrive Jeremy –. Non riesco a capire perché”. La cosa più francese dell’intero show? “Una mongolfiera”. Adesso la palla passa agli americani per Los Angeles 2028, “e – sottolinea Jezza – credo che faranno un lavoro migliore perché hanno molto più di cui parlare rispetto ai francesi. Cowboy e razzi spaziali”. Ma Jeremy si dice preoccupato per il futuro di queste gigantesche cerimonie di apertura; e se fosse tutto molto più semplice? “Arriva il sindaco della città scelta. Batte sul microfono per assicurarsi che funzioni e poi, dopo aver dichiarato aperti i giochi, taglia un nastro usando un paio di forbici comicamente enormi. E poi – conclude Clarkson – gli atleti possono iniziare a correre e saltare”.