Il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato d’urgenza un’ordinanza per l’abbattimento dell’orso che mercoledì scorso ha ucciso Andrea Papi, runner di 26 anni. Siamo veramente all’applicazione di “occhio per occhio dente per dente”? Non ci rendiamo conto che stiamo applicando una forma di pena di morte, tale e quale a quella che verrebbe applicata all’essere umano, ma non ci scandalizziamo perché è un animale. Peccato che forse Fugatti, firmando quell’atto, non si sia reso conto di un fattore molto importante, ovvero della differenza intrinseca e naturale che vige tra uomo e animale: questi ultimi sono predatori, che seguono le leggi della giungla e della natura, e in loro non c’è la cattiveria o l’intenzionalità che ci può essere nell’uomo, perché sono per natura predatori e soprattutto per autoconservazione, quando percepiscono una minaccia esterna, che loro non sono abituati a vedere, attaccano. Uccidere un animale, volontariamente, consciamente, è un assassinio, e mi auguro che per una questione etica si apra un fascicolo in merito, perché quell’animale non ha colpe.
Chiederei piuttosto a Fugatti di posizionare un maggior numero di cartelli, che avvertano dei rischi in cui si può incorrere andando in determinate zone, di fare campagne informative in merito alla coesistenza di uomo e animale nell’ambiente, di spiegare ai cittadini come comportarsi quando ci si trova in certe situazioni. Non possiamo incolpare la vittima, ma mieterne un’altra non vedo come possa far giustizia, se non per far vedere al prossimo che “giustizia è stata fatta”. Qualora veramente venisse ammazzato quell’orso mi auguro che ci sia una sommossa popolare, perché, caro Fugatti, noi abbiamo quella zona del nostro cervello che si chiama corteccia prefrontale, che, in risposta all’amigdala e al sistema limbico (luogo di tutto le emozioni, le più primitive) ci consente di far voce alla nostra razionalità. L’animale ha una natura diversa dall’uomo, non possiamo condannare i suoi gesti prima di tutto perché, a differenza nostra, non possono esprimersi e giustificarsi. È una morte atroce due volte, perché quell’orso non ha possibilità di replica e perché quell’orso non ha colpa, se non quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Consiglio caldamente di andare a leggere l’esperimento del cane di Pavlov, che spiega esattamente in che modo possiamo far capire e memorizzare agli animali certi gesti, di leggere che cosa ci dice Darwin sul fatto che gli animali provino emozioni, ma non sappiamo se il modo in cui interpretiamo i gesti degli animali sia esatto. È tramite gli animali addomesticati che abbiamo visto una riduzione dell’aggressività degli animali, quelli che si trovano nelle nostre case, ma l’aggressività di un orso, di un animale che vive nella natura e non è mai stato a contatto con l’uomo non saprei come si possa gestire. Mi auguro fortemente che si metta uno stop a questa follia, perché si possono trovare un miliardo di soluzioni alternative alla morte, si può trasferire in un ambiente più adatto a lui, si può evitare che quell’orso sbrani un essere umano, ma una vita umana per me è al pari di una vita animale. Hanno un’anima, forse questo se lo dimenticano troppo facilmente, e magari tornano a casa a dare il bacino al gatto o a portare a spasso il cane come se non fosse anche quello un animale, come se ci fossero animali di serie A e di serie B. Fatevi sentire, per il bene non solo di quell’orso, ma perché non si crei un precedente folle e disumano.