Riccardo Scamarcio li fa impazzire tutti e questo non può che piacerci. Oggi assistiamo, da parte di certa stampa, a reazioni scomposte contro le affermazioni “politiche” pubblicate ieri in una intervista a La Stampa: e gli attacchi contro di lui confermano che ha ragione quando dice: “Neanche più i giornali e i telegiornali sono liberi”, cosa risaputa. Erano gli stessi giornali che lo elogiavano allorquando disse che “Salvini non è razzista” e difese la politica della chiusura dei porti con il seguente ragionamento: “Chiusura dei porti è una semplificazione. C’è stata una presa di posizione dell’Italia che ha prodotto due incontri bilaterali con Francia e Germania” e scagliandosi contro “tutti i pensatori di sinistra che si fanno abbindolare dalla stampa mainstream”. È vero: i giornali e i telegiornali si sono trasformati in tifoserie, solo che non si tratta del bellissimo gioco del calcio, ma delle nostre vite. Non è incasellabile, Scamarcio: pensa una cosa e la dice, consapevole che solo gli imbecilli (o quelli a libro paga) non cambiano mai idea. “La repressione vista a Pisa mi ha ricordato quella del G8 di Genova, evento che ha distrutto la libera manifestazione di piazza e la partecipazione di ragazzi e famiglie nel contestare le scelte deprecabili dei potenti. Da allora è passata l'idea che si possano reprimere le manifestazioni in modo violento. Sono convinto che siamo in pericolo”, ha detto ancora durante l’intervista. E giù a chiamarla “sparata” e così facendo dando ragione a Scamarcio, confermando la gravità di quanto avvenne al G8 e senza ragionare sulle parole del presidente della Repubblica che (consapevolmente o inconsapevolmente, chissà) rispose all’invito del nostro direttore Moreno Pisto di esprimersi sulle manganellate di Pisa. Insomma, pur di perculare Scamarcio si finisce per prendere sottogamba quanto detto dal presidente della Repubblica.
Ha sempre avuto una passionaccia per la politica, Scamarcio, zigzagando, come è giusto che sia in una democrazia, ma in fondo definendosi “un anarchico sempre contro lo Stato a cui manca uno Stato da criticare” perché, dichiara ancora a La Stampa: “Abbiamo disarticolato l'architettura democratica accettando di vivere e votare con una legge elettorale anticostituzionale” che è un giudizio non di Riccardo Scamarcio, ma della Corte Costituzionale: tra premi di maggioranza eccessivi, liste bloccate e uninominale la “rappresentanza” (e, aggiungerei, la diminuzione del numero dei parlamentari) non è rispettata e la sovranità popolare, di fatto, messa nelle mani delle segreterie dei partiti. È passato dal votare Fausto Bertinotti al Pd, dal difendere Matteo Salvini alla simpatia per Alessandro Di Battista. Si può concordare con il suo percorso o dissentire, ma ci sembra una persona e un artista libero, anche di cambiare idea, e vorremmo registrare come sia strano che la politica abbia, come dire, sul naso, chi cambia idea quando la nostra storia è piena di politici che cambiano continuamente idee, schieramenti, alleanze: si può cambiare idea solo se si detiene una qualche forma di potere? Perché: “Ogni repressione del libero pensiero è sbagliata. Il potere che ci governa – in tutto l'Occidente – vuole che le persone non pensino, che consumino e basta”, ha ancora dichiarato. Rispetto a quanto accade in altri paesi (vedi il voto in Russia) non ce la passiamo malissimo, ma, come dicono gli ottimisti, le cose possono sempre peggiorare e continuare a difendere il libero pensiero ci sembra cosa buona e giusta in un Paese in cui la “censura” non è palese ma subdola, e spesso diventa “autocensura” pur di appartenere a questa o quella parrocchietta ed ottenerne privilegi. Per quanto riguarda il pensiero unico del “consumismo”, beh, voi vedete qualcos’altro in giro?