Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione, citando il Melandri nell’ennesima ‘zingarata’ coi compari. Ebbene mettere insieme l'ex Senatore di Forza Italia, Antonio Razzi, due delle più sgarzole giornaliste di MOW, una rappresentanza maschia della Polonia e una nota celebrità femminile di Piazza Vittorio e delle trasmissioni di Giuseppe Cruciani, la tettonica Natasha Ottavi, ha effettivamente del genio. Ma anche parecchio fegato. Tutto questo, innestato in una cena presso Cencio alla Parolaccia a Trastevere ha del leggendario. Da dieci giorni sognavamo di ricreare un boccaccesco baccanale mettendo in mezzo il mattatore politico conosciuto per le sue boutades, celebri ormai anche in Nord Corea. Questo fiore all'occhiello del giornalismo lo esibiamo dunque con orgoglio facendone il sunto il giorno dopo. Ecco dunque la notte brava nel tempio della scurrilità e del gozzoviglio dal 1941, Cencio, che tanto piace ai turisti che godono nel vedersi rivolgere coloriti epiteti unici nel loro genere e ai romani, indecisi se fingere di deprecare gli insulti o andarne fieri. Ad onor del vero Razzi si è prestato immediatamente a partecipare al convivio di classe accettando l'invito, con nostro grande giubilo. Noi ci siamo precipitati a raccattarlo alla stazione dei taxi di Piazza Navona, prima che qualcun altro ce lo rubasse per altre preziose occasioni mondane e ce lo siamo portato - lui e la sua Signora - a passeggio per i vicoli trasteverini, fino alla mèta.
Only the brave, camminare sui sampietrini con il Senatore e la diva di Piazza Vittorio nostra amica è qualcosa di inimmaginabile. L'uno fermato di continuo dai fan per le sue indubbie doti di cabaret manco fosse Brad Pitt e l'altra per le sue fattezze esplosive in succinto tessuto, ci hanno seguito sino all’uscio di Cencio in un'apoteosi di calorosa accoglienza. I vaffancul* e i mortacci si sono sprecati, non si sa bene se diretti al Senatore o ai 'gioielli' della gentil pulzella. Tra un "mettete a sede" e "non me rompe er caz*o ci siamo fatti strada fino ai nostri posti al desco nel celeberrimo gotha della finezza trasteverina. Chi non conosce Cencio ha due possibilità. Andarci a proprio rischio e pericolo o offendersi a priori e decidere di non fare questa esperienza. Noi non abbiamo paura di niente e siamo stati pronti a tutto. Il Senatore è di ottima compagnia; tra una amatriciana e un coro di ‘Ollellé ollallà’ ha risposto alle nostre domande esibendosi persino in un ‘Gianna’ di Rino Gaetano a squarciagola, regalandoci preziosi attimi di pura gioia. Razzi ama stare tra la gente perché "la vita va vissuta e bisogna muoversi" e infatti rimpiange i tre mesi di divertimento intenso passati a 'Ballando con le stelle", in cui si è allenato e ha danzato alacremente pur uscendone sconfitto. "I tre mesi più divertenti della mia vita", ha sentenziato. Antonio è anche reduce della premiazione di ‘Venere d’Italia’ presso Cirò, in Calabria, in compagnia di Massimo Boldi, in un tripudio di bellezze femminili e gastronomiche tipiche nell’ambito di una manifestazione di un certo livello. Abbiamo scoperto che il Senatore non è fan della pizza ma ama la pasta, per quanto, quando la mangia debba rispettare severe regole di cottura per averla ‘al dente’. Antonio predilige tre ristoranti romani che subito abbiamo segnato per andarci pure noi. Roma costituisce la sua passione e la vive soprattutto nel centro storico, dove abita la maggior parte del tempo, quando non è a Pescara. “Roma è viva, la preferisco a Milano, troppo commerciale”, si è espresso sforchettando ettogrammi di bucatini al sugo.
Non è raro infatti vederlo uscire di casa in tenuta ginnica e girare nei pressi del Parlamento, per quanto da un po' non lo frequenti più personalmente ."Berlusconi mi manca terribilmente", ha detto reggendo la pirofila di maiale arrosto con la bruschetta, "Era un genio. Non esisterà mai più un uomo come lui. Neanche Piersilvio potrà eguagliarlo. Forse la figlia Marina". All’apoteosi dell’eleganza raggiunta dallo staff con la finissima perifrasi stilnovistica “Tra zinne e cul* pare un cavallo a dondolo” rivolta alla nostra seducente e gentile commensale Natasha, Razzi è esploso in un brindisi che ci ha aperto il cuore. Ne avevamo bisogno. Antonio ha partecipato giovialmente ai giochi tradizionali del posto tra una risata, una patata ed un aneddoto sul suo viaggio in rappresentanza del nostro Paese in Nord Corea. Confidandoci la sua stima per il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, lo ha definito una ‘brava persona’. Sarebbero dunque tutte storie quelle che raccontano. È simpatico e gentile e in Corea funziona tutto benissimo. Bisogna aggiungere che ha instaurato una dittatura ma ci sono popolazioni che vogliono esattamente quello e non la democrazia, per via della loro storia, e stanno bene cosi, secondo il Razzi pensiero. Kim Jong-un viene considerato da noi come un mostro ma in realtà ciò non è vero, perché la popolazione è contenta. Questo sarebbe il messaggio, in sintesi. Giuriamo che il vino era finito. Ma lo abbiamo bevuto un po' tutti, anche per reggere la portata di un casino simile, con tanto di esibizione di un Renatino (Zero) sui generis che Antonio ha filmato da cima a fondo col cellulare, spellandosi le mani nell’esternare apprezzamento. “Io sto sempre in mezzo alla gente. Ho amici sia nella Destra che nella Sinistra. Stringo mani, amo il contatto, ci parlo. Poi prima delle elezioni sparisco. Altri fanno il contrario; compaiono solo in prossimità delle elezioni e per il resto del tempo se la tirano”.
Come dargli torto, visto che ha risposto subito al nostro invito, al contrario di Valeria Marini che ci ha snobbati. Adesso l’ex Senatore che fece raggiungere la maggioranza al partito del Cavaliere, passato a miglior vita, mira a candidarsi con Forza Italia alle Europee. “Certo che dopo la morte di Berlusconi, Forza Italia ha perso consensi. Io vado, tanto non si perde niente. Se va va altrimenti te ne torni a casa”. La saggezza. In un tripudio di inebriante volgarità inneggiante agli organi riproduttivi, con gioia derivante dall'uso eventualmente random degli stessi, Razzi ha tirato fuori dalla tasca un peperoncino, non considerando adeguata ai suoi standard la piccantezza dell'atmosfera. Ha così addentato il vermiglio baccello come fosse acqua e ha continuato a banchettare sereno. Splendido. D’altronde Antonio è un rockettaro nello spirito e questa attitudine poco formale lo dimostra. “Io suonavo la batteria a 17 anni, ho scritto anche una canzone”. Se è per questo Razzi ha fatto anche un documentario intitolato ‘Andorra’, la cui regia è a cura dell’ex fidanzato toscano di Francesca Verdini, figlia di Denis, prima che si accompagnasse a Matteo Salvini. La conversazione ha preso una china interessante, quando Razzi ha espresso le sue idee a proposito del caso di Emanuela Orlandi. Secondo l’ex Senatore la cittadina vaticana subì delle avances che dovevano rimanere segrete e per questo ne pagò le conseguenze. Si è poi speso in favore di Papa Wojtyla che era disponibile e carismatico. Il ricordo della stretta di mano che gli ‘elettrizzò il braccio’ ci ha colpiti parecchio. Niente parole grandiose invece per Bergoglio, che pare abbia fatto alzare i parlamentari all’alba per assistere alla Santa Messa per poi rimproverarli per le varie malefatte, girandosi poi sui tacchi e lasciandoli nella sala, senza l’ombra di un saluto. Manco fosse Paolo Stoppa nei panni di Sua Santità nel Marchese del Grillo.
“Esistono gli uomini veri di una volta?” Gli abbiamo chiesto. “Non esistono più. Sono addormentati, non fanno più il primo passo, non corteggiano”, risponde trovandoci tristemente concordi. Verso l’epilogo del simpatico simposio ci siamo incamminati verso Lungotevere, ma non abbiamo intonato l’adagio ‘Si nun sei pratico d’aregge i moccoli pe Lungotevere nun ce passà’. Abbiamo parlato di calcio e Razzi si è rivelato uno sportivo. Non è infatti tifoso di nessuna squadra in particolare, ma pare che quando andò a vedere la Roma perché amante delle coreografie da stadio, la Roma venne sconfitta contro il Fayenord. Poco prima di alzarsi per andarsene la Roma segnò. I tifosi lo invitarono a restare e a tornare in futuro, mettendogli una sciarpa giallorossa al collo. Fu così che la Maggica vinse 4 a 1. Commossi per questa parabola, mentre un gruppo di siciliani lo elogiavano per lo stile – “Che occhiali! Che cravatta!”- abbiamo raggiunto la fila per il taxi, e come peones qualsiasi abbiamo atteso nella notte romana che ci prelevassero. “Abitavo In Via dei Giubbonari e attraversavo sempre il ponte che porta a Piazza Trilussa. Ora ho paura di farlo perche la sera ci sono gli ubriachi e di questi tempi, essendo un politico qualcuno potrebbe aggredirmi”. Come dargli torto, vista la quantità di gente che lo ha riconosciuto pretendendo una foto con lui? Noi dopo stasera gli crediamo, eccome.