Tanti soldi in contanti passati di mano in mano in una macchina, di sera, al buio, parcheggiata nella piazzola davanti alla sede della Regione Lazio nel quartiere Garbatella, a Roma, sulla Cristoforo Colombo. A bordo Roberto Palumbo, il famoso primario di nefrologia e dialisi di uno dei più importanti ospedali dei romani, il Sant'Eugenio, e l'imprenditore del centro dialisi privato Dialeur Maurizio Terra. I soldi che Roberto Palumbo avrebbe incassato - 3000 euro a paziente oltre a svariati benefit tra cene, soggiorni di lusso, auto e affitti gratis - sarebbero "la stecca" per aver passato a Terra i pazienti in urgenza di dialisi perché i reni non gli funzionano più. Un’esistenza di inferno, attaccati a una macchina, tre volte a settimana per tutta la vita. ‘Che ti frega se non si trovano bene?’ Avrebbero detto Palumbo e i suoi alludendo alle “galline dalle uova d'oro”, ovvero quei pazienti dirottati dal servizio di dialisi pubblico a quello privato. Persone dimenticate in tristi sotterranei bui senza finestre, provati dalla dialisi, lasciati per decenni alla mercé del loro destino. Sono stati arrestati il medico e l’imprenditore di Dialeur, uno dei tanti centri privati convenzionati con il Ssn in zona Eur, spuntati come funghi per sopperire alle richieste di posti dialisi che il pubblico non riesce a coprire. In Italia ogni anno sono più di 50 mila le persone che hanno bisogno di ricorrere alla macchina, e su questa sciagura Roberto Palumbo avrebbe fatto la sua fortuna.
‘Qui si tratta di tenere la gente in dialisi apposta e non farli trapiantare; è per questo che in Toscana si combatte da sempre per non avere la dialisi privata’, ci dice Costanza, militante in una delle tante associazioni che sostengono e tutelano i pazienti in insufficienza renale cronica. ‘Nelle altre regioni non hanno mai fatto un ca*zo per combattere la dialisi privata. I pazienti non si rendono conto, perché quando passano al privato non si accorgono dell’inganno, dicono che sono tutti bravi, che gli ambienti sono puliti. Non capiscono che sono ostaggi.’ Ma poi riescono ad entrare nelle liste di attesa per il trapianto? ‘Volutamente non li fanno entrare nelle liste trapianto. Nelle cliniche private ti raccontano balle, che non puoi fare il trapianto perché non sei candidabile, rallentano gli screening necessari per farti accedere. Io in particolare cerco tramite l’associazione di aiutare i pazienti con un po’ di cervello, facendo loro capire che sono pedine. Altri non capiscono e si fidano dei centri e per loro non c’è speranza. Non partiranno mai a fare il trapianto di rene e rimarranno in dialisi tutta la vita’. In dialisi tutta la vita, perché converrebbe al centro. Anche la dialisi peritoneale non viene consigliata perché altrimenti i centri non guadagnerebbero. L’operazione di fav, l’accesso vascolare che permette l’attacco alla macchina, decreta l’inizio di una esistenza scandita dall’emodialisi. Sembrerebbe che ogni nuovo paziente che faceva l'accesso vascolare per cominciare la dialisi rappresenta un’occasione per il primario Roberto Palumbo, per la vice primaria, la ex moglie e addirittura per l'amante, alla quale sarebbe stato promesso un suo centro dialisi personale. Un po' come quando ci fu il terremoto ad Amatrice, che scatenava contentezza tra gli avvoltoi che lucravano sulla disperazione della gente rimasta sotto le macerie.
La ricerca scientifica che restituisca speranza di libertà alla gente che soffre attaccata alla macchina, grazie al progresso? Non conviene. L'emodialisi è un salvavita ma anche un enorme business, un fiume di denaro che foraggia le multinazionali di filtri e macchine per depurare il sangue e i centri dialisi. Roberto Palumbo, il proprietario del centro privato Dialeur e tutto il giro sono solo una goccia nel mare di una sanità italiana che sembra mangiare letteralmente sulla pelle dei più fragili; il mondo della dialisi – del quale si parla troppo poco - è uno dei settori più remunerativi per questi che operano appoggiati dalle Asl. Il Sistema Sanitario Nazionale, fiore all’occhiello del nostro Paese, già a rischio poiché diretto verso un modello sempre più americano e quindi privato, dovrebbe essere tutelato per le future generazioni, che non godranno dei nostri attuali privilegi. In futuro chi non avrà i soldi per curarsi morirà; questa storia di invio di pazienti al privato, corruzione e mazzette non riguarda solo chi è costretto a vivere in dialisi, ma riguarda ognuno di noi contribuenti, che paghiamo le tasse e assistiamo a continui tagli alla sanità. I soldi che il primario di nefrologia è accusato di aver intascato sono i nostri soldi. È ora di incazzarci.