A volte è proprio questione di fortuna, anzi, una serie di fortunati eventi: avere i soldi per comprare una Tesla, l’auto pilota della transizione ecologica non esattamente alla portata di tutti, e quella di abitare al piano rialzato. Potrebbe per caso essere più comodo di così? Via il filo della ricarica giù dalla finestra e il gioco è fatto, l’auto è pronta a partire. Nella Roma dove vige l’arte dell’arrangiarsi, un po' a metà tra la furbizia e il disincanto, che talvolta tendono a sconfinare nella maleducazione o nell’allegra violazione delle regole, questa ancora mancava all’appello: si sa, le colonnine per la ricarica delle auto elettriche nella capitale scarseggiano, sono per lo più mal segnalate e molto spesso invase da chi le occupa per andarsene a cena, confidando forse nell’assenza dei vigili urbani. Niente paura, un sistema c’è: allacciarsi direttamente alla corrente di casa. L’idea è del proprietario di una Tesla bianca che vive in via Edoardo Fabbri, nel quartiere Prati, a soli pochi passi da piazza Mazzini. Prima ha trovato parcheggio esattamente sotto la finestra, poi, grazie alla Wallbox, il dispositivo che consente di prelevare la corrente dall’utenza domestica e trasmetterla alle macchine ad alimentazione elettrica, è stato facilissimo. Ha lanciato il cavo dalla cucina al piano rialzato, agganciato lo spinotto al bocchettone sulla fiancata posteriore sinistra e dare inizio alla ricarica. E non importa se i passanti rischiano seriamente di farsi male inciampando nei cavi: l’unico segno di accortezza è stato quello di attaccare dei foglietti bianchi, in modo da renderlo più visibile.
Le reazioni in rete non si sono fatte attendere. Molta ironia accompagnata da altrettanta indignazione: “Un grande!”; “Ma che davero?”; “Neanche in Brasile, benvenuti a Les favelas”; “Transizione ecologica alla romana”; “Sarebbe forte se la mattina dopo al momento di staccare la spina al posto della Tesla trovasse un bell’ambulante kebabbaro attaccato col suo furgoncino!”; “Almeno usa la sua corrente e non quella condominiale, come avviene spesso”. In tanti hanno pensato subito al bucato: “La lavatrice ha finito, stendi i panni...”; “Io ci avrei messo qualche maglietta stesa ad asciugare”; “Io invece le mutande…”. Tuttavia, in diversi hanno ringraziato per l’idea: “Sto progettando di farlo anche io, mi serve una prolunga da 40-50 metri”; “Non ha senso caricare così, ho anche io una Tesla... Si fa molto prima con le colonnine Fast in giro, massimo venti minuti, col carichino lo lasci tutta la notte e neanche arrivi a metà batteria”. Nella città del faccio come voglio il dibattito ormai è aperto: “Condannare lui o condannare il fatto che la maggior parte delle volte le stazioni di rifornimento elettrico sono non funzionanti o occupate abusivamente?”; “E la macchina parcheggiata in fondo, in curva, che impedisce di attraversare, la vedete? Uno schifo dietro l’altro!”; “Sta anche contromano, vergogna!”. Roma, del resto, è anche questo…