Fabio Lamborghini non potrà più presentarsi come erede di Ferruccio, né usare il marchio del Toro. Lo ha deciso il Tribunale civile di Bologna, che ha condannato lui, all’anagrafe Gianmarco Fabio Lamborghini, e la manager della sua società per violazione dei diritti del marchio e concorrenza sleale confusoria. Dovranno pagare mille euro per ogni futura violazione, oltre a circa quindicimila euro di spese legali. La sentenza è arrivata al termine di un processo civile di primo grado durato sei anni, con la firma dei giudici Antonio Costanzo, Vittorio Serra e Roberta Dioguardi della sezione specializzata in materia d’Impresa.
La causa era stata avviata da Tonino Lamborghini, figlio ed erede ufficiale di Ferruccio, padre di Elettra, Lucrezia, Flaminia, Ginevra e Ferruccio Jr, assistito dagli avvocati Sandro Corona e Federico Ghini. A suo dire, il cugino Fabio, figlio di un fratello di Ferruccio, avrebbe utilizzato in modo scorretto il cognome e il marchio storico della casa automobilistica per scopi personali, partecipando a eventi e iniziative in tutto il mondo presentandosi come parte della discendenza diretta del fondatore.

Secondo quanto ricostruito nel corso del processo, Fabio Lamborghini avrebbe impiegato il proprio nome e la riproduzione del celebre Toro in contesti che facevano riferimento alla storia del marchio automobilistico, alimentando l’idea di una sua continuità con l’eredità di Ferruccio. Nella sentenza si legge: “Rileva poi la circostanza che Fabio Lamborghini abbini abitualmente il proprio nome ed i propri segni ad eventi rievocativi del marchio nei quali, presentandosi anche come erede del fondatore della casa automobilistica, favorisce l’idea di una continuità con l’erede ufficiale, ingenerando confusione che poi si riverbera anche sulle attività commerciali di quest’ultimo”.
In altre parole, la presenza di Fabio a eventi, anche internazionali, come a Dubai, in Cina e in Giappone, veniva interpretata, secondo i giudici, come un modo per accreditarsi come erede diretto e trarne vantaggio, specialmente nel commercio di prodotti e sponsorizzazioni legati al nome Lamborghini. A questo proposito, è stata citata anche una società operativa in Giappone, con cui però Fabio ha negato qualsiasi collegamento.

Un ulteriore passaggio della sentenza sottolinea: “La circostanza che, unitamente al nome, Fabio Lamborghini utilizzi anche la riproduzione del Toro tipicamente riportato sui marchi di Tonino e della casa automobilistica”. Tonino Lamborghini, dopo la cessione della fabbrica ai tedeschi di Audi e Volkswagen, aveva mantenuto, in virtù degli accordi contrattuali, il diritto di gestire merchandising, eventi e iniziative legate al nome, creando una società ad hoc per la produzione di accessori di lusso e altri progetti.
Nonostante la vittoria in aula, il Tribunale non ha riconosciuto alcun risarcimento a Tonino, in quanto non è stata dimostrata, secondo la sentenza, una riduzione effettiva del fatturato legata all’attività del cugino. Quel che cambia, ora, è che Fabio Lamborghini non potrà più usare il marchio Lamborghini né presentarsi in alcun modo come erede di Ferruccio, per nessuna iniziativa e con nessuna motivazione, poiché esiste una sentenza inibitoriain tal senso. Le avvocate di Fabio, Angela Borghi e Matilde Fusco, hanno commentato: “La difesa si riserva ogni impugnativa della sentenza, in quanto dalla lettura della stessa emergono circostanze da sviluppare ulteriormente in una sede di appello”.
