Mirafiori perde un altro pezzo. Maserati, il marchio nella galassia Stellantis che produce auto di lusso come la GranTurismo e la GranCabrio, si sposterà a Modena. Un trasloco che, se la Motor Valley italiana ha accolto con positività, allarga la ferita aperta che intercorre tra John Elkann e Torino, un tempo cuore pulsante di Fiat. L’annuncio è arrivato nello stesso giorno in cui il presidente Elkann ha parlato ad un summit organizzato dal Financial Times, invocando un intervento tempestivo dell’Unione europea per intervenire sui regolamenti per la transizione che, secondo l’ad, starebbero contribuendo a compromettere il futuro dell’automotive continentale. Un remake della doppia intervista rilasciata solo qualche giorno fa a Le Figaro insieme all’ad di Renault Luca de Meo, anch’egli presente al summit.

La produzione di Maserati era arrivata a Mirafiori nel 2019, ma che lo spostamento sarebbe arrivato era stato anticipato anche dall’amministratore delegato del Tridente Santo Ficili. Tra i grandi marchi del lusso automobilistico nella pancia di Stellantis, Maserati era quello da tempo in sofferenza, a differenza soprattutto di Ferrari, reduce da un 2024 estremamente positivo. La flessione nelle vendite rispetto alle 23mila auto del 2023 ha indotto l’azienda a velocizzare il processo. Ora, l’obiettivo di Stellantis sarà aumentare la competitività del marchio, pensando di aprirsi a nuovi Paesi, come l’Indonesia o il Vietnam. Nel frattempo, però, a rimanere a bocca asciutta sono i dipendenti di Mirafiori, a cui Stellantis ha promesso sempre per la fine dell’anno, la Fiat 500 ibrida. Le parole più dure nei confronti del “trasloco” sono quelle dei leader della Fiom – che ha chiesto un incontro a Palazzo Chigi – secondo i quali “lo spostamento non risolve i problemi né di Modena né di Mirafiori e segna la fine definitiva del progetto del polo del lusso torinese”.

Dal palco organizzato dal Financial Times Elkann ha qualunque ipotesi di “alleanza” – negli scorsi giorni circolava addirittura il termine “fusione” – con Renault. Ma è evidente che entrambi gli ad hanno richieste urgenti all’Unione europea: “Il 2025 è un anno in cui i Paesi europei e la Ue devono decidere se le piccole auto sono ancora rilevanti. L’opportunità sarebbe quella di affrontare il tema delle emissioni, non concentrandosi sulle emissioni zero per le nuove auto ma su come abbattere le emissioni dei 250 milioni di veicoli che oggi circolano nell’Unione europea”, sostiene Elkann che continua a spingere per porre l’accento sull’ibrido e contemporaneamente intervenire sulle dinamiche che hanno contribuito ad aumentare il prezzo delle auto sul continente: “Dobbiamo fare in modo di fornire auto che la gente vuole comprare, ma che possa anche comprare”, aggiunge. Nel frattempo, restando nell’Universo Exor, procedono le operazioni per la vendita della divisione difesa di Iveco Group, che nel frattempo ha chiuso il trimestre con margini in netto. Per ora, l’operazione che, secondo gli analisti, varrebbe 1,5 miliardi, ha visto farsi avanti l’italiana Leonardo, in tandem con Rheinmetall, e la spagnola Indra.
