“Non c'è limite alla fantasia, né alla volontà di vendere falsi scoop sulla pelle delle persone coinvolte”. È durissima la nota diffusa dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della famiglia di Chiara Poggi, dopo che alcuni organi di stampa hanno rilanciato una notizia del settimanale Giallo, in merito a una presunta intervista all’albergatore di Falzes, in Trentino, dove i Poggi, mamma, papà e fratello Marco, si trovavano in vacanza il 13 agosto 2007, giorno del delitto di Garlasco. “Dispiace che la Procura di Pavia non abbia sinora sentito il bisogno di intervenire nemmeno di fronte alle innumerevoli falsità che leggiamo ogni giorno, su iniziativa di soggetti privi di qualsiasi scrupolo”, prosegue il comunicato. Al centro delle polemiche c’è la testimonianza di un albergatore secondo cui Marco Poggi, fratello della vittima, non si trovava nella struttura con i genitori al momento dell’omicidio. “I coniugi avevano una stanza matrimoniale e Marco non era con loro. Nemmeno i Biasibetti. È sicuro, perché conosceva molto bene i Poggi e ricorda il giorno della morte di Chiara, quando vennero chiamati e avvertiti della tragedia”, si legge nell’articolo. “Non ha mai sentito nominare, invece, i Biasibetti”. Il riferimento è ad Alessandro Biasibetti, oggi frate, amico stretto sia di Marco Poggi che di Andrea Sempio, quest’ultimo ora indagato per concorso nell’omicidio insieme a terzi o ad Alberto Stasi, unico condannato in via definitiva.

Secondo il settimanale, nessun investigatore avrebbe mai sentito l’albergatore per verificare la presenza del gruppo, che, stando alla versione da sempre sostenuta dalla famiglia, comprendeva anche i genitori di Biasibetti. “La famiglia ha sempre detto che in quei giorni era in vacanza a Falzes, con Marco e con il suo amico Alessandro Biasibetti e i suoi genitori”, scrive Giallo, precisando che nessuna verifica sarebbe stata mai svolta dagli inquirenti in loco. Marco Poggi è stato sentito lo scorso maggio a Mestre, dove vive oggi, nell’ambito della nuova inchiesta aperta sul caso. In contemporanea, ma in sedi diverse, sono stati ascoltati anche Alberto Stasi (a Pavia) e convocato Andrea Sempio, che però non si è mai presentato. “Con la collaborazione degli inquirenti, Marco Poggi ha potuto essere sentito lontano dai giornalisti e ha risposto serenamente alle domande che gli sono state rivolte”, ha dichiarato l’avvocato Compagna, aggiungendo che Poggi “è legato da un’amicizia di lunga data a Sempio, e crede fermamente nella sua estraneità ai fatti”.

Intanto, le analisi genetiche condotte dalla genetista Denise Albani su richiesta della gip Daniela Garlaschelli sembrano escludere altri sviluppi a carico di Sempio. Il materiale prelevato da alcuni rifiuti rinvenuti in via Pascoli (un piattino di plastica, un sacchetto azzurro, linguette di yogurt) conteneva effettivamente Dna, ma soltanto di Chiara Poggi e di Alberto Stasi. In particolare, il profilo maschile era presente sulla cannuccia di un brick di Estathé. Il resto del materiale genetico, ottenuto da 34 fogli di acetato che conservavano impronte digitali, è risultato negativo ai test del sangue. Emergono tuttavia due nuove impronte, non presenti nella relazione tecnica del Ris del 2007: una sullo stipite della porta che porta in cantina, ritenuta “comparabile” dai consulenti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, pur non appartenendo né a Stasi né a Sempio. L’altra, invece, è stata rilevata sulla cornetta del telefono e potrebbe appartenere a Chiara, mentre tentava di difendersi.

E c’è anche un nuovo testimone, Maurizio, fedele del Santuario della Bozzola, che ha parlato della frequentazione del luogo da parte di Andrea Sempio, Marco Poggi, le gemelle Stefania e Paola Cappa, e in alcune occasioni anche Chiara. “Io vedevo le gemelle, insieme a volte anche con Chiara, però Stasi no”, ha raccontato a Mattino 5. Ha aggiunto che Sempio lo vedeva “con un gruppo di amici”, e "qualche volta ho visto anche Marco Poggi, ogni tanto vedevo Chiara, insieme al gruppo anche lei. Li vedevo, nella stessa giornata, erano tutti nella stessa compagnia”. Queste dichiarazioni, però, hanno avuto conseguenze. Maurizio è stato aggredito verbalmente e minacciato da altri fedeli mentre si trovava alla preghiera con la moglie, lo scorso 31 maggio, al termine della processione per la Madonna.