L’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky si è trasformato in una vera e propria dimostrazione di forza, con l’ex presidente americano che ha messo in chiaro la sua posizione nei confronti dell’Ucraina. Questa è, almeno, la posizione di Aldo Cazzullo, che sul Corriere della Sera commenta la scelta di portare J. D. Vance a un incontro del presidente con un capo di Stato, ribattezzato dal giornalista “turpe agguato”: “Non ha alcun senso che il vicepresidente partecipi a un incontro del presidente. Se c’è uno, non c’è l’altro”, sottolineando come il gesto fosse studiato per inviare un messaggio preciso: Zelensky non è sullo stesso piano di Trump, perché l’Ucraina non vale quanto l’America.
Secondo Cazzullo, Trump si muove con logiche precise e ben definite: dialoga da pari solo con i grandi autocrati del mondo, come Xi Jinping e Vladimir Putin, mentre i leader democratici europei i toni sarebbero ben diversi: “Nel mondo di Trump, lui si confronta alla pari solo con gli autocrati, dittatori da quasi un miliardo e mezzo di sudditi o da migliaia di vittime, come il cinese Xi e il russo Putin, che ha condotto in Cecenia una guerra di sterminio. I capi di Stato e di governo liberamente eletti in Europa vengono dopo, perché contano meno e sono esposti agli umori dell’elettorato”.

L’ostilità di Trump verso il leader ucraino non nasce oggi: già in passato Zelensky si era opposto alle sue richieste, rifiutando di farsi strumento nella battaglia politica americana contro Joe Biden. Oggi, per Trump, è un ostacolo alla “sua” pace, una figura da eliminare dal tavolo delle trattative. Uno scenario che ricorda, secondo Cazzullo, quello del 2022, quando i carri armati russi marciavano su Kiev con lo stesso obiettivo: “Esattamente l’obiettivo con cui Putin mandò i suoi carri armati verso Kiev tre anni fa”. Trump non ha solo umiliato Zelensky, ma ha di fatto inviato un segnale chiaro al Cremlino, secondo l’editorialista del Corriere, lasciando intendere che la pace con la Russia si potrà fare (e anzi si farà) anche senza l’Ucraina, o almeno senza il suo attuale presidente. “Trump ieri ha umiliato Zelensky (degradando in realtà se stesso) e gli sgherri di Putin hanno definito il leader ucraino ‘porco’. Sappiamo come Putin è abituato a trattare i suoi nemici: ammazzandoli o comunque provocandone la morte”, prosegue Cazzullo, ricordando i precedenti tragici di Magnitsky, Litvinenko, Politkovskaja, Navalny e molti altri. “Qualcuno avrebbe diritto di stupirsi se accadesse anche a Zelensky?”, conclude, lasciando aperta un’ipotesi inquietante sul futuro del leader ucraino.
