In un'atmosfera intima e nostalgica, avvolto in una lunga sciarpa azzurra, Enzo Iacchetti si è raccontato nella settima puntata de La Confessione, il programma condotto da Peter Gomez in onda su Rai3. Oltre a lui, come ospite, anche lo scrittore e attore teatrale Moni Ovadia. Il comico cremonese, volto storico di Mediaset da ben 35 anni, ha svelato aneddoti sorprendenti del suo passato, compreso il suo giovanile impegno politico come consigliere comunale del Partito comunista a Maccagno. Tra i ricordi più curiosi, Iacchetti ha raccontato di una cena natalizia in cui Silvio Berlusconi, non ancora sceso in politica, lo avvicinò toccandogli le tasche della giacca e scherzando: "Voglio vedere se hai dei bambini, tu sei comunista e li mangi, ne avrai qualcuno in tasca". Il responsabile della "soffiata" sulla fede politica del comico? Nientemeno che Emilio Fede. L'aneddoto si è concluso con la proverbiale ironia del Cavaliere: “Beh, ce ne fossero di comunisti che mi fanno guadagnare come te!”.

Il racconto di Iacchetti ha attraversato le tappe fondamentali della sua carriera, dai tempi di ristrettezze economiche, quando condivideva casa con Giobbe Covatta e Giorgio Faletti, fino al successo travolgente dopo il Maurizio Costanzo Show, dove si è esibito per ben 187 puntate con le sue celebri "canzoni-bonsai". Iacchetti ha condiviso durante la puntata anche ricordi delle amicizie con grandi artisti italiani, da Francesco Guccini (“un gigante della musica i cui testi andrebbero studiati al liceo classico”) a Giorgio Gaber (“se fosse stato una donna l’avrei voluto sposare”), fino al legame con Lucio Dalla. “Lo chiamavo a volte all'una e mezza finito il Costanzo Show, io non avevo sonno e nemmeno lui, chiacchieravamo: se ci avessero intercettato, avrebbero pensato che eravamo una coppia” ha raccontato il conduttore a proposito del legame con il grande cantautore.

Moni Ovadia, invece, ha offerto durante la puntata la sua prospettiva sui conflitti attuali attraverso la lente dell'umorismo yiddis. E non ha risparmiato critiche: “Il video postato da Trump su Gaza fatto con l’intelligenza artificiale è un delirio che avrà conseguenze terrificanti”. E ha continuato: “Quando non si riconosce lo statuto di dignità umana a un essere umano, quello è nazismo”. L'attore, oggi 78enne e attualmente in scena con Moby Dick, ha espresso speranza nel possibile ruolo di pacificatore di Trump nella crisi ucraina, ricordando un video in cui il presidente americano diceva "che smettano di ammazzarsi". Ha poi criticato con "grande rammarico" il presidente Sergio Mattarella per aver paragonato la Russia di Putin al nazismo: "È una cosa comica, ma lo sapete che i russi hanno subito un'invasione nazista? Sono stereotipi falsi. Putin chiedeva neutralità dell'Ucraina e regioni russofone autonome".
Sul 7 ottobre 2023, Ovadia ha ribadito posizioni che gli hanno attirato critiche feroci dalla comunità ebraica: "La responsabilità totale è dell'arroganza di Israele". Definendosi "antisionista organico e radicale", ha sostenuto che "il sionismo è un'ideologia colonialista e razzista" e che gli ebrei "non hanno diritto ad avere un loro stato a scapito dei palestinesi, perché a sterminarli durante la Seconda Guerra non sono stati gli arabi, ma gli europei". Ovadia ha inoltre sottolineato come non sia "la storia ebraica che gira attorno a Gerusalemme, ma la spiritualità ebraica" e che "non puoi usare la Bibbia come fonte del diritto internazionale. Altrimenti perché chiedi riconoscimento all'Onu?". Con il suo caratteristico humor provocatorio ha concluso: "Se dici che (quella porzione di terra) te l'ha data Dio, allora io chiamerei Dio a testimoniare in tribunale perché io non ci credo". Il racconto si è chiuso con affettuosi ricordi di colleghi e amici illustri: Dario Fo ("un mito"), Andrea Camilleri ("una volta mi confessò che spacciava le mie storielle come sue") e Enzo Jannacci, definito con commozione "il cantore dei poveri cristi" e "nostro", perché non imitava artisti stranieri ma raccontava autenticamente la realtà italiana.
