Sei su sei: Lorenzo Berlusconi, figlio di Pier Silvio, ha vinto un altro incontro. Ma come pugile com’è? Lo abbiamo chiesto all’ex pugile e attivista di Livorno, Lenny Bottai: “Con sei incontri sei un semplice debuttante, credo sia solo un riflesso del nome”, e aggiunge che in Italia ci sono ragazzi di 16 anni con 50 match e non vengono considerati. Poi, comunque, ha chiarito la sua posizione: “Non l’ho mai visto, anche perché non è un pugile tesserato con la federazione pugilistica italiana, che dovrebbe essere l'unica in grado di organizzare incontri di pugilato nel Paese”. Ma come mai il ct della Nazionale, Clemente Russo, ha parlato di un lottatore che non combatte in eventi della Federazione? Ed ecco cosa ci ha detto sul rapporto tra sport e politica.
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Lenny Bottai, nella bio su Instagram hai scritto “ex pugile e militante”: in che modo pugilato e politica si intrecciano?
Se intendiamo nell'aspetto sportivo in nessuno, se non per quanto riguarda l'approccio allo sport che è riflesso anche delle idee e degli ideali di un uomo. Ad esempio, noi da tempo abbiamo in piedi progetti sociali e lavoriamo in una dinamica sportiva di abbattimento di ogni forma di barriera, economica e sociale. In palestra si insegna il pugilato e basta, poi rimane che l'uomo è sempre un uomo, e da tale traspira le sue idee ed i suoi ideali. Se ne ha, perché viviamo in una società in crisi di cultura e ideali. Ognuno ha la sua legittima visione su che cos'è il pugilato: per alcuni è dominare gli avversari, per me, invece, si tratta di dominare prima di tutto sé stessi. Per alcuni è un mezzo per arrivare da qualche parte, per me è una scuola di vita. Sul ring siamo sempre alla pari, veniamo messi a nudo di fronte ai nostri limiti, abbiamo bisogno di capire e organizzare, di coordinare, abbiamo bisogno degli altri, quindi per me, ma anche a Cuba è così, la boxe è il socialismo.
Vedi ancora la possibilità di portare questioni politiche nella boxe e nello sport in generale?
La politica, intesa come politica reale, è la vita del popolo, quindi non vedo perché nello sport non si dovrebbe portare. Abbiamo avuto un presidente del Consiglio per anni che si è fatto strada nel calcio, e ci sono tanti altri esempi. I partiti che vanno per la maggiore, ad esempio, sia di destra che di sinistra, capita spesso che candidino qualche illustre sportivo come carta di popolarità. Il problema della politica, non dello sport, è quando dici cose che non vanno bene alla maggioranza ipocrita, quando rompi gli schemi. D'altronde questa democrazia, se così la vogliamo chiamare, si regge sull'omologazione. Quando uno appartiene alla classe operaia perché mai non dovrebbe portare una maglia sul ring che ricorda una legge dannosa come il jobs act?
C’è qualche atleta che ultimamente ti ha colpito per aver espresso opinioni forti?
A dire il vero sono sempre meno, ma comunque ci sono. Il problema è che quelle opinioni delle volte vanno bene e altre no. Prendiamo gli atleti russi che non possono portare la loro bandiera per la guerra, mentre gli Usa ne fanno da decenni e nessuno si è mai permesso di dire altrettanto sul loro conto. Poi ci sono atleti ucraini che portano simboli del battaglione Azov. Quindi, le cose stanno così, cioè come cantava Jarabe De Paolo: “Dipende”.
Cosa ne pensi del figlio di Piersilvio come pugile? È alla sesta vittoria: è davvero talentuoso?
Credo che se lo avessi fatto io, forse, nessun media ne avrebbe scritto parlando di me come una promessa. Ammesso che sia bravo, con sei incontri sei un semplice debuttante. In Italia non si parla di ragazzi di 16 anni che magari hanno già 50 match, quindi credo sia solo un riflesso del nome. Le notizie purtroppo in un mondo gestito dal capitalismo sono merce e come tali vanno vendute. Poi devo dire che non l’ho mai visto, anche perché non è un pugile tesserato con la federazione pugilistica italiana, che dovrebbe essere l'unica in grado di organizzare incontri di pugilato nel Paese. Credo che combatta per un ente di promozione, che non è riconosciuto dalla Federazione.
Su vari giornali sono state riportate le parole di Clemente Russo, ct della Nazionale, che lo ha elogiato.
Questa purtroppo è quella che Carmelo Bene chiamava l'italietta. Io posso solo dirti che anni fa un mio atleta dilettante per sbarcare il lunario faceva corsi in una palestra affiliata con gli enti di promozione e venne squalificato dagli organi di giustizia, dai quali io sono stato indagato anche per semplici post su Facebook. Quindi non so che dire.
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Nell’ambiente che si dice di Lorenzo Berlusconi?
Se non avessero fatto questo servizio il 99,9% dei tesserati non avrebbe mai saputo della sua esistenza.
Ci sono dei pregiudizi?
E perché mai? Non credo, poi magari sarà bravo a promuovere questo sport, ma non ho pregiudizi per il nome, sia chiaro.
Pensi che personaggi come lui aumentino l’interesse nei confronti della boxe?
Questo è argomento di discussione da tanto tempo anche nell'ambiente pugilistico. Io sono profondamente contrario, soprattutto perché quegli eventi sono figli di un modello, quello americano, dove l'immagine conta più della sostanza. Loro possono permetterselo perché poi hanno anche i soldi per fare i mondiali veri di pugilato. Noi invece ci illudiamo di avere più spazio se troviamo il personaggio, tipo Fedez o Tony Effe, che fa boxe, magari male. In realtà quello che manca è la cultura sportiva, la conoscenza del combattimento pugilistico, mancano gli spazi in tv che prima avevano i giorni dedicati, mancano i soldi per garantire agli atleti bravi di vivere con il proprio lavoro sportivo, che non sia entrare in un colpo di stato dove non è per tutti. Questa è una discussione ampia e dannosa e non possiamo certo dirimerla in una semplice domanda, però rimane il fatto che chi crede che la visibilità possa portargli di più nella sostanza si sbaglia. Puoi anche riuscire a drogare la tua figura per motivi collegati alla persona e non allo sport, ma prima o poi farai i conti con la sostanza. Più in generale, invece, uno sport deve vivere della cultura che lo anima, non di gossip. Negli Usa possono permettersi di prendere in giro la gente con l'incontro tra Paul e Tyson, penoso per me, qui non abbiamo soldi per fare gli eventi veri. Sono due modelli di società completamente diversi, non sovrapponibili.
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