È ancora polemica per lo stop da parte della magistratura sul progetto migranti in Albania. Certi giudici sono davvero politicizzati? Seguono una loro ideologia che li porta poi a prendere determinate decisioni? Rientra in tutto ciò anche il processo a carico di Matteo Salvini? E come mai il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non si è espresso in merito alla questione della difesa dei confini? Parole che, invece, ha espresso per Elon Musk, un personaggio che secondo alcuni rappresenta un vero pericolo per la democrazia. Ma è così? Lo abbiamo chiesto al noto giornalista Mario Giordano, che sta per debuttare a teatro con il suo spettacolo “Mi ritorna in mente” insieme a Gianluigi Paragone. E la manifestazione a Bologna? Ha riportato di nuovo al centro del dibattito il tema del fascismo e antifascismo, di cui su MOW abbiamo parlato direttamente con il portavoce di CasaPound: ma siamo sicuri che al popolo interessino questi battibecchi? Poi il volto di Rete4 si è espresso sull'abusivismo, sulle parole pronunciate da Lilli Gruber e ha lanciato un concorso a premi per lo scrittore Roberto Saviano.
Questione migranti, è arrivato l'ennesimo stop da parte della magistratura per il progetto Albania. Siamo davanti a un conflitto politico tra giudici e politica?
Al di là di tutte le questioni tecniche di cui potremmo stare qui a parlare per giorni, a me sembra che stia passando un concetto chiaro di cui i magistrati si fanno interpreti, che è quello dell'abolizione dei confini. Si stanno abolendo i confini e allora lo devono dire in modo chiaro ed esplicito. Prima il processo a Salvini, poi l’Albania, mi sembra che non ci sia proprio più la possibilità di difendere i confini, non esistono più gli stati e chiunque deve essere accolto in Italia. Quindi non esiste più il concetto di Stato, e mi sembra che le sentenze della magistratura si facciano interpreti di questo filone di pensiero, che ritengo la nuova utopia che ha sostituito il comunismo, cioè il mondo senza barriere, senza frontiere, che mi sembra il vero pericolo.
Ma in tutto ciò come si colloca il Presidente della Repubblica Mattarella?
Mattarella fa parte in pieno di questo filone culturale e di pensiero per cui lo Stato non deve essere difeso, perché noi quello che facciamo è non difendere lo Stato. Se noi diciamo che tutti hanno la possibilità di arrivare, e che non abbiamo la possibilità di difendere, mi sembra talmente evidente che chiunque provi a venire in Italia non abbia ostacoli. Mattarella, che è il capo supremo delle forze armate, evidentemente pensa che le forze armate non debbano difendere questo Paese.
Rientra in quest’ottica la volontà di attuare la riforma del premierato?
Io sono profondamente convinto che più che il premierato servirebbe il presidenzialismo, perché il premierato, così come viene fatto, rischia di essere un po' un pasticcio. Ho sentito dire delle bestialità in questi giorni, c’è chi sostiene che il presidenzialismo non sia democratico quando, al contrario, è la cosa più democratica che ci sia. Il presidenzialismo vuol dire che io eleggo tramite il voto chi mi rappresenta e chi mi guida. Se non è democratico, allora vogliamo dire che gli Stati Uniti d'America non sono più una democrazia? Quindi io sono fortemente convinto che servirebbe un presidenzialismo puro, perché è il Presidente che deve rispondere ai cittadini e i cittadini lo vogliono a difesa del loro Paese, perché è il Paese che hanno costruito i loro genitori, i loro nonni, che i loro nonni hanno difeso con il sangue nelle trincee, che hanno costruito con enormi sacrifici e i cittadini non ci stanno a vedere che glielo portino via.
E la sinistra in quest’ottica che cosa sta facendo?
La sinistra oggi rappresenta quel modo di ragionare che è vicino ai grandi poteri finanziari che vuole questo sistema qui, ma dovrebbero vedere cosa succede a Monfalcone. Io da quindici anni racconto la storia di Monfalcone. Uno dei paesi che ha la più alta percentuale di stranieri in Italia, in cui ci sono cooperative di sub cooperative, di sub cooperative di bengalesi, in cui le scuole ormai sono costituite principalmente da stranieri.
Quindi si è invertito il concetto di destra e sinistra storica?
Sì, in un modo pazzesco. La sinistra ha appoggiato la più grande operazione di distruzione dei diritti dei lavoratori, in nome della presunta solidarietà. Poi però mi devono spiegare che solidarietà è quella di mandare la gente in mezzo alle strade a delinquere in mano alla manovalanza, ai caporali, che cacchio di solidarietà è? Perché anche su questo abbiamo svilito il concetto sacro dell'accoglienza. Non dimentichiamoci che l'accoglienza è un concetto sacro che abbiamo ereditato, che è inciso nel Dna della civiltà occidentale e che riguarda chi scappa da una guerra o da una persecuzione. Usare il concetto di accoglienza svilendolo in questo modo come grimaldello per distruggere gli stati è un'offesa. Ma i cittadini questo lo vedono e se ne rendono conto.
A proposito, la Gruber ha detto che “è evidente che le porte aperte a tutti non se le può più permettere nessuno”.
Eh, ma lo ha detto dopo che la mattina era stata rapinata. Benvenuta, alla buonora, ma spero che apra gli occhi e che lo facciano tutti quanti. In tutti questi anni noi ci siamo presi dei razzisti, abbiamo subito processi, hate speech, dicevano che non si potevano mettere in relazione delinquenza e l'immigrazione. Quanti sermoni abbiamo dovuto subire? E adesso lei ci parla delle porte aperte? Ma davvero?
Il processo a Matteo Salvini è un processo politico?
Vi ricordate l'intercettazione di Palamara in cui diceva che Salvini aveva ragione, ma che bisognava attaccarlo? Che altro dobbiamo dire? È evidente che erano partiti con un pregiudizio, e in quell'intercettazione c'è già la spiegazione di tutto.
Anche dell'esito?
Temo che l'esito sia abbastanza scontato, ma è un processo completamente assurdo. Anche in questo caso, come dicevamo all'inizio sulle decisioni in merito all'Albania, c’è un magistrato che si fa interprete di un filo di pensiero che purtroppo è molto profondo e che mette in pericolo l'esistenza stessa dello Stato. La ragione principale dello Stato è quello di difendermi dai nemici esterni. Stiamo raccontando in queste settimane la storia di una signora di Bovolone, vicino a Verona, che aveva un marito malato psichico da si era separata e a cui la madre aveva lasciato in uso la casa. La suocera poi muore, il marito viene ricoverato in ospedale e quindi lei va lì per prendersi la casa. Ma nell’appartamento si sono infilati una famiglia di marocchini che hanno approfittato evidentemente della debolezza del marito e della suocera. Per lui lei da settembre non riesce a entrare in casa sua. Questi marocchini non hanno nessun diritto di stare lì, eppure stanno dentro casa sua e non la fanno neanche avvicinare. Vi pare normale? Ci porteranno via le case, ma evidentemente a loro va bene così. Probabilmente quando porteranno via la casa della Gruber si accorgerà che anche questo è un problema.
Eppure, sono anni che la destra solleva questi problemi.
Sono cinquant'anni che dico, ma sono anni che ci danno dei matti. Adesso però se rubano in casa loro magari rinsaviscono.
Adesso però sembra che il problema principale, nonché addirittura pericolo per la democrazia sia Elon Musk.
A differenza del mio amico Nicola Porro, io non ho una particolare simpatia per Elon Musk, per i suoi figli nati con l’utero in affitto o per le sue follie spaziali. Non sono nemmeno un fanatico della tecnologia. E aggiungo anche che le sentenze della magistratura italiana sovranista preferisco criticarle piuttosto che dal miliardario degli Stati Uniti. Quindi non ho questo debole. Però che adesso il pericolo sia Elon Musk mi sembra davvero ridicolo. Tutto questo piagnisteo che c’è da una settimana le vedove inconsolabili per l'elezione di Trump è di un divertente pazzesco, perché stanno tutti li con i fegati spappolati.
Ma la sinistra oggi che orizzonte ha? Anche in ottica della manifestazione di Bologna in cui sembra che si parli solo di antifascismo.
Penso che il nuovo asse di divisione sia sempre più tra popolo ed élite. E in questo adesso la destra è riuscita a interpretare meglio le esigenze del popolo, mentre la sinistra ha rappresentato solo le esigenze dell'élite. Il centrodestra deve stare molto attento a non perdere proprio ora il contatto con le esigenze popolari. Perché altrimenti nascerà una nuova forza per rappresentare tutti quelli che già oggi non vanno a votare, che si sentono disillusi, che sono convinti che la politica non possa cambiare le cose.
Stai parlando di una nuova Forza Italia?
Non lo so se è una nuova Forza Italia. Ma in questo momento noto una crescita delle persone che non hanno più fiducia nella capacità della politica di risolvere i problemi. Il centrodestra è stato bravo a interpretare proprio questo sentimento, mentre la sinistra si è sempre più emarginata nei circolini e nei salotti. Però diciamo c’è forte insoddisfazione, quindi non so come andrà. Per quanto riguarda, invece, la manifestazione di Bologna in piazza c'era il vicesindaco del Pd; quindi, è chiaro che queste sono le persone che loro coprono. Ma far ritornare tutto a camicie nere, rossi e neri è perdente e aumenta ancora di più l'insoddisfazione della gente e che la allontana ancora di più dalla politica.
È perdente attaccare il Governo sul fascismo quindi.
È un autogol perché alla gente non gliele frega veramente una mazza. Sono curioso però di sapere che cosa farà Saviano adesso.
Cioè?
Aveva detto che voleva emigrare in America dopo la vittoria delle elezioni della Meloni e adesso che ha vinto Trump dove andrà? In Antartide? Aprirei un concorso a premi per capire dove emigrerà Saviano. “Dove andrà Saviano?” è la gara di idee che lancio su MOW, perché questo sì che è un problema da risolvere. Magari però si sente con Ilaria Salis e va a occupare un igloo degli eschimesi.
Sarai a teatro insieme a Gianluigi Paragone con lo spettacolo “Mi ritorna in mente”. Perché ti sei lanciato in quest'avventura?
Perché amo il contatto diretto con il pubblico e già quando faccio le presentazioni dei libri è un qualcosa che mi piace davvero molto, per cui vorrei vedere se riuscirò a farlo in modo più strutturato. L’idea che abbiamo con Gianluigi parte dal recupero del nostro mondo. “Mi ritorna in mente” è una qualcosa che si basa sui ricordi, sul nostro mondo di una volta, quando non c'era l'euro, non c'erano le tecnologie, si mangiava la pasta asciutta e non la si doveva prima fotografare con il telefonino. Un mondo di valori che noi per molti versi rimpiangiamo. Cerchiamo nel nostro racconto, che speriamo sia anche divertente, di intrattenere e riflettere su coloro che hanno distrutto questo mondo e sul perché lo hanno fatto, perché dietro c'è sempre qualcuno che ci guadagna.
Ci dici le date principali?
Il 17 dicembre saremo al teatro Parioli a Roma, il 27 gennaio al Manzoni a Milano e poi andremo in giro per l’Italia e speriamo che MOW possa raccontare questo percorso.