Succede che il nuovo vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, tenta il numero che l’ha reso celebre, quello della “Decima”. “Con una Decima sulla lista Prima Taranto, raddrizzeremo questo mondo sottosopra” e invita, con tanto di dita incrociate a rievocare la “X” della flottiglia della Repubblica Sociale Italiana, a votare Giuliano Neglia, che appoggia la candidatura dell'avvocato Francesco Tacente a sindaco di Taranto. Nulla di cui stupirsi, conoscendo il generale. Ma succede poi che quella sortita provoca l’ira del Partito democratico di Taranto, facendo luce su una questione non nuova ma lasciata, sin qui, cautamente in sottofondo alla politica nazionale, soprattutto dalla maggioranza. Perché le elezioni comunali a Taranto in programma domenica hanno spaccato il centrodestra: la Lega, appunto, sostiene il candidato sindaco Tacente, che si presenta come civico pur essendo appoggiato da una galassia multiforme di partiti e raggruppamenti. C’è, appunto, “Prima Taranto”, de facto l’emanazione al sud del Carroccio, ci sono l’Udc e le liste civiche Taranto Popolare e Noi Taranto, ma ci sono anche i Riformisti e Socialisti italiani, fra i quali sono confluiti alcuni dei dem dissidenti dopo le dimissioni di Rinaldo Melucci. L’ormai ex sindaco – al secondo mandato – del Pd, infatti, aveva rassegnato le dimissioni a febbraio dopo che ben 17 consiglieri su 32 avevano optato per un passo indietro. E mentre la frangia dei “fedeli” del Pd oggi sostiene il candidato Piero Bitetti, tutti gli altri votano insieme a Vannacci.

Ma, come detto, a Taranto la spaccatura riguarda soprattutto il centrodestra. E ci sono ragioni ben precise che hanno a che fare con i poteri economici locali. Circa un mese fa il ministro della Difesa Guido Crosetto ha raggiunto la città pugliese per sostenere la candidatura dell’imprenditore agricolo Luca Lazzaro, sul quale Fratelli d’Italia (FdI) ha puntato insieme a Forza Italia (FI). Sul palco, il ministro ha parlato delle “coalizioni strane” che si sono formate in vista delle comunali, e ha aggiunto che “Taranto deve scegliere fra il futuro o i rifiuti”. Il riferimento è ovviamente alla Lega ma, soprattutto, alle strette relazioni che, secondo fonti locali molto vicine alla politica tarantina, Matteo Salvini avrebbe stretto con Antonio Albanese, imprenditore originario di Massafra molto noto non solo a Taranto, perché considerato uno dei “signori” dei rifiuti a livello nazionale”.
Albanese che, è stato anche vicepresidente di Confindustria Taranto, ha stretto legami con Emma Marcegaglia, è titolare si Cisa Spa, gruppo che fattura decine di milioni di euro ogni anno generati dalla gestione della maggior parte degli impianti pubblici per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti soldi urbani in Puglia grazie a una concessione ottenuta dalla Regione. Ma non solo; Albanese mantiene molte partite aperte nell’area perché, oltre alle due discariche e due inceneritori già presenti a Massafra, ha chiesto autorizzazione per aprire due discariche per lo smaltimento di rifiuti pericolosi e trattamento di fanghi industriali provenienti da tutta Italia. Ultimamente è apparso diverse volte a seguito di Tacente, come giovedì, al termine di un confronto elettorale tenutosi negli studi di un'emittente trantina. Ma a dare un’immagine diversa del nome di Cisa ha contribuito uno storico concerto organizzato proprio a Massafra, che la società ha largamente finanziato e sponsorizzato. Si tratta del “Fi.Fest”, organizzato dal rapper Kid Yugi nel settembre 2024. Un evento enorme per la zona che ha devoluto oltre 130mila euro in beneficienza. Ma quasi nessuno della stampa locale e internazionale ha sollevato critiche sulla posizione borderline di Cisa, che qui mantiene interessi potenzialmente milionari.


Se non fosse per quel velato riferimento di Corsetto – che tuttavia molti tarantini hanno ricondotto immediatamente ai fatti di Massafra – il nome di Albanese è rimasto accuratamente custodito sotto il tappeto della campagna elettorale. Ma la compresenza di Albanese e Salvini durante una cena di campagna elettorale per Tacente, dove campeggiava il simbolo della Lega proiettato a tutta parete, sembra aver fugato ogni dubbio. Potrebbe dunque essere la sua figura ad aver spinto il centrodestra a correre separato – non senza recriminazioni, a giudicare da Crosetto – a Taranto? E le “strane alleanze” di cui ha parlato Crosetto sono un messaggio rivolto al guanto di sfida lanciato dalla Lega? A Taranto, la risposta si potrebbe forse trovare rovistando nella spazzatura, ma non è detto che la faglia di governo che qui sembra essersi aperta non corra, attraverso interessi economici contrapposti, fino a Roma.

