Adunata sediziosa. Adunata sediziosa. Adunata sediziosa. Più uno lo ripete, più uno si convince. È necessario convincersi perché l’adunata sediziosa è un reato, ma lo era ben prima della legge “antirave” di cui tanto si parla, promossa dal Governo Meloni. Con la nuova legge si introduce un nuovo reato, il 434 bis. Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Si può convenire che sia scritta male, che sia troppo generica e che possa colpire forme di dissenso come occupazioni e picchetti ma non si può dire che la destra riesuma l’adunata sediziosa.
Sulle pagine de La Stampa, Concita De Gregorio si è lanciata in un editoriale terrorizzato sulla nuova legge titolato “Se la destra riesuma l’adunata sediziosa”. Nel testo la giornalista di La 7 addirittura si erge a paladina delle libertà: “È questo un provvedimento legge che mira esattamente al centro del bersaglio: sorvegliare, schedare, reprimere persino preventivamente, dissuadere e punire chiunque si riunisca”. Ecco, occorre ricordare alla De Gregorio che tutto questo esisteva già, ben prima di Piantedosi ministro, addirittura prima di Giorgia Meloni premier. E chi subiva provvedimenti duri di tal genere erano gli ultras del mondo del calcio italiano.
Il mondo del tifo organizzato deve sottostare a schedature e repressione ormai da anni. Ma degli ultras chissenefrega. Sono tutti brutti, cattivi, violenti e criminali. Ma il monito era uscito dalle curve già anni fa, dopo l’introduzione della tessera del tifoso e dei primi Daspo. Prima negli stadi e poi nelle città. E così è arrivato alle autocertificazioni Covid per far pisciare il cane e ai Daspo urbani. C’è da capirla la De Gregorio, non è scontato sapere che solo un mese fa 25 tifosi della Fiorentina hanno ricevuto un Daspo per “adunata sediziosa”. Violenti? No, erano semplicemente raggruppati ad una rotonda, lontani qualche chilometro dal settore ospiti del Franchi di Firenze e non intenzionati ad entrare allo stadio. Il provvedimento è stato emanato per un Fiorentina-Lazio del periodo Covid, con gli stadi al 50%. Per di più tra i capi d’accusa c’è anche il “travisamento con mascherina”, quando in quel periodo vi era l’obbligo di indossarla, pena la multa.
Ecco, quella era già adunata sediziosa. Però c’era Mario Draghi a Palazzo Chigi e la Lamorgese agli interni e nessun rave da difendere. Adesso quei ragazzi dovranno prendersi un avvocato e forse, dopo anni e soldi spesi, gli verrà tolto il provvedimento. Esattamente come successo nel 2019 agli ultrà dello Spezia, nel 2015 a quelli della Ternana o a quelli dell’Imperia nel 2013. Quando si invocano parole come repressione preventiva, sorveglianza, schedatura forse bisognerebbe conoscere la realtà e ricordarsi che non si può difendere le libertà un tanto al chilo quando ci fa comodo.