Ci mancava soltanto la quasi guerra tra India e Pakistan, una crisi tra due Paesi dotati di armi nucleari e separati da un odio atavico, a infiammare ulteriormente le tensioni globali. Nuova Delhi ha attaccato Islamabad e i pakistani hanno risposto abbattendo alcuni jet rivali. Si rischia l'escalation, ripetono gli esperti. E c'è da crederci visto che a guidare la nazione più popolosa del pianeta troviamo un ultra nazionalista indù (Narendra Modi) e che il casus belli coincide con il Kashmir, una regione contesa tra India e Pakistan dai tempi della partizione. I venti di tempesta che soffiano dall'Himalaya arrivano fino a Pechino, Mosca e Washington. Lo scontro indo-pakistano è infatti una specie di “guerra per procura” tra Usa e Cina, con i primi che hanno iniziato a fornire armamenti a Delhi e i secondi a Islamabad (i russi sono diplomaticamente vicini all'India ma non disdegnano neppure il Pakistan). Il braccio di ferro tra l'Occidente e il “mondo altro” passa dunque anche dal Kashmir e comprende le sfide in sospeso in Ucraina e in Medio Oriente. Sul fronte ucraino assistiamo a una situazione quasi di stallo in attesa che Donald Trump e Vladimir Putin possano giungere a un'intesa (o a qualcosa che le assomigli). Nella Striscia di Gaza la situazione è ben più esplosiva perché Israele intende neutralizzare Hamas, non solo fattualmente ma anche ideologicamente. Il conflitto ha già contagiato altri Paesi come Siria, Libano e Iran (a un passo così dall'essere colpito da Trump). E la Cina? Al momento Xi Jinping preferisce puntare sul commercio che non su missili e bombe. C'è però il nervo scoperto del Dragone, Taiwan, che potrebbe deflagrare da un momento all'altro.

In tutto questo i media avrebbero davanti a sé una prateria informativa immensa. Dovrebbero vivere una stagione d'oro, un'epoca di rinascita dopo la crisi causata dall'avvento del web. E invece, anziché migliorare, il sistema informativo occidentale regredisce. O meglio: sta regredendo sempre più spesso a un mero megafono di propaganda impugnato dal governo o dal potente di turno. Fateci caso: sempre più testate autorevoli hanno smesso di approfondire la notizia per concentrarsi solo sul duello tra “bene” e “male”, o sulla inutile copertura in tempo reale dell'evento. La guerra si trasforma così in una specie di Grande Fratello, in uno spettacolo orribile ma che proprio per questo piace e attira folle di curiosi. Una volta che il conflitto diventa uno show la macchina mediatica fa un ulteriore passo focalizzando l'attenzione dei lettori/spettatori sul confronto tra “buoni” e “cattivi”. Non ci sarebbe niente di male, se almeno qualcuno si prendesse la briga di spiegare in maniera obiettiva perché è scoppiata una guerra, quali sono le radici dello scontro, cosa si dovrebbe fare per raggiungere la pace. Nel suo ultimo libro, “Le guerre che ti vengono” (edizioni Dedalo), la reporter Sara Reginella è partita dalla guerra tra Russia e Ucraina per raccontare i diversi piani della manipolazione e della propaganda, mettendo in luce come il modus operandi connesso alla genesi e all’incedere drammatico dello scontro russo-ucraino sia generalizzabile anche ad altri conflitti.

“Fornendo al lettore strumenti utili per l’identificazione dei meccanismi all’origine degli scontri bellici, Reginella analizza rodati modelli di ingerenza politica, svela metodi e strategie psicologiche proprie del “marketing della guerra” e offre antidoti di resistenza alla disinformazione che sottende ogni propaganda bellica”, si legge nell'anticipazione del libro. Questo vale per la guerra tra Russia e Ucraina ma, in generale, per qualsiasi altro conflitto. Prendiamo il dossier Taiwan: da anni siti, giornali e opinionisti si dicono convinti che la Cina invaderà presto l'isola. Sono certi che scoppierà un conflitto nel Mar Cinese Meridionale e che quello sarà l'episodio che causerà uno scontro aperto tra Washington e Pechino. Si susseguono copertine, prime pagine dai titoli roboanti e analisi apocalittiche. Poco male se non accadrà niente del genere: la guerra, proprio come qualsiasi altro prodotto, deve essere venduta in un certo modo. Aggiungeteci la propaganda e il gioco è fatto.

