La partita dell'offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm si sposta a Bruxelles. L'operazione è attualmente ferma per un mese per una richiesta di Unicredit accettata dalla Consob, non annullata dal Tar. Bisogna fare chiarezza. Su cosa? Il nodo centrale riguarderebbe il golden power, il provvedimento emesso dalla presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) il 18 aprile, nel quale, scrive Giovanni Pons su Repubblica, “sono indicate alcune prescrizioni che la banca non ritiene sufficientemente chiare e dunque al momento sembra impossibilitata a dire se può rispettarle o meno”. Il vero punto di svolta potrebbe arrivare da DgComp, a cui Unicredit ha chiesto l'autorizzazione per la fusione. Come spiega il giornalista nel suo articolo, questo meccanismo rappresenterebbe “il grimaldello con cui la Commissione Ue può entrare nel merito della partita avendo voce in capitolo anche sul discusso golden power”. Del resto, la base giuridica parla chiaro: l'articolo 21 comma 4 del regolamento 139/2004 stabilisce che gli Stati membri possono adottare provvedimenti per tutelare interessi legittimi, ma solo se compatibili con il diritto comunitario. Legittimi sono la sicurezza pubblica, la pluralità dei mezzi di informazione, le norme prudenziali, mentre qualsiasi altro interesse deve essere comunicato e accettato dalla Commissione. Il meccanismo è semplice: “la DgComp, parallelamente alla procedura autorizzativa sulla concentrazione di sportelli tra Unicredit e Banco Bpm, può analizzare il provvedimento golden power e decidere se rientra negli interessi legittimi di uno Stato”, come scrive il giornalista. In sostanza, DgComp può valutare se golden power rientri davvero nell'area della sicurezza pubblica. Intanto il governo italiano “non ha comunicato il suo provvedimento del 18 aprile alla Commissione evidentemente perché ritiene che questo rientri nella sicurezza pubblica”. Tuttavia, questo non ferma l'analisi europea, dal momento che, anche sprovvisti di questa notifica, pare che la stessa DgComp possa condurre l'analisi e arrivare a un verdetto.

L'avvocato Michel Petit, citato sul quotidiano, osserva che “in anni recenti c'è stata una moltiplicazione da parte dei singoli governi di vincoli sugli investimenti anche all'interno della Ue”. Il risultato? “La Commissione pensa che questi interventi complichino le fusioni e rendano più complicati gli investimenti”. La data chiave è il 19 giugno, quando la Ue dovrebbe decidere quanti sportelli Unicredit e Banco Bpm dovranno cedere per rispettare le norme antitrust. E chissà se entro quella data possiamo aspettarci anche un pronunciamento sul golden power. Potrebbe. Intanto sulla questione parlano gli esperti. Fabio Ferraro, professore di diritto Ue all'Università Federico II di Napoli, definisce la vicenda “un caso emblematico di sovrapposizione tra golden power e diritto della concorrenza”, spiegando che “la Commissione in base all'art.21(4) del regolamento concentrazioni deve decidere se il Dpcm del governo sia compatibile con le norme europee”. Un caso del passato poi, va detto, non è certo incoraggiante: ricordiamo Vig/Aegon del 2022, “dove la Commissione ha accertato la violazione da parte dell'Ungheria per aver adottato una decisione in tema di concentrazioni” che violava la competenza esclusiva della Commissione Ue. Sempre su Repubblica, Ferraro: “La Corte di giustizia dell'Unione europea ha sempre adottato un'interpretazione restrittiva dell''interesse nazionale’”. Per essere legittime, “le minacce prospettate dal governo italiano per ricadere nell'ambito della nozione di sicurezza pubblica devono essere effettive e sufficientemente gravi da incidere su un interesse fondamentale della collettività”. In caso di violazione accertata, “lo Stato membro è tenuto a conformarsi alla decisione della Commissione e, quindi, a non ostacolare l'operazione di concentrazione, nel rispetto del principio del primato del diritto dell'Unione su quello nazionale”. Proprio l’avvocato Michel Petit, sempre come riportato da Repubblica, dà un’idea su una possibile strategia di Bruxelles: “La Ue può intervenire per ristabilire i propri diritti. Prima annuncia i 'rimedi' e poi può prendere una posizione sul golden power”. Ci sarebbe ancora quel precedente che, come già anticipato, farebbe riflettere: “In Ungheria quando la Ue ha annunciato la procedura il governo ha fatto un passo indietro”. Insomma, la partita Unicredit-Banco Bpm si trasforma così in un banco di prova per i rapporti tra Roma e Bruxelles, non ci resta che attendere per conoscere gli sviluppi del caso.