Un corteo pro Palestina a Milano ha suscitato forti polemiche dopo che militanti del movimento extraparlamentare Carc, marxisti-leninisti, hanno esposto cartelli con l’accusa di "agente sionista" rivolta a figure pubbliche come John Elkann, Liliana Segre, Guido Crosetto, Riccardo Pacifici, Francesco Giubilei e Marco Carrai. Secondo i Carc, le persone attaccate sarebbero "colpevoli" di aver espresso sostegno allo Stato di Israele o di aver avuto legami economici con esso, come nel caso di Elkann: “Incriminata” da parte dei manifestanti la notizia “Exor scommette su intelligenza artificiale in Israele: 15 milioni di dollari all'azienda PhaseV di Tel Aviv”, in riferimento alla società di John, presidente anche di Stellantis e Ferrari.
Nel corteo, che ha visto la partecipazione di circa cinquecento manifestanti, tra cui chef Rubio, sono state sventolate bandiere palestinesi e libanesi, ma non si sono verificati episodi di tensione. Tuttavia, le reazioni non si sono fatte attendere, soprattutto da parte della Comunità ebraica, che ha condannato con fermezza i messaggi esposti, in particolare quello relativo alla Segre.
Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano, ha espresso indignazione per l'accaduto, sottolineando come sia inaccettabile che simili attacchi vengano rivolti a persone che hanno già subito enormi sofferenze, come la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz. Anche David Blei, portavoce della Comunità ebraica, ha definito l’episodio "ignobile".
La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha manifestato la sua solidarietà verso Segre e il ministro della Difesa Crosetto, definendo gli attacchi "deliranti" e un’offesa alla dignità umana. Il gesto dei manifestanti, nonostante l’assenza di violenza fisica, ha riacceso il dibattito su antisemitismo e odio politico in Italia.