Ma come mai ora nella lunga questione legata all’eredità di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli, dopo il sequestro di quasi 75 milioni di euro, il fattaccio dei quadri, spariti e poi ricomparsi, e dei “finti doni” ai tre nipoti (ora accusati di frode fiscale e furto ai danni dello stato), e della presunta falsa residenza di “lady Fiat”, come veniva chiamata la moglie dell’Avvocato, ci si mette di mezzo anche l’Islam? In questo caso bisogna fare qualche passo indietro, e cioè ai momenti in cui si decideva, secondo quanto rilevato dagli agenti, la strategia da attuare per gli ultimi anni della donna, deceduta nel 2019 dopo aver sofferto per anni di una lunga malattia. A rivelarlo su Il Fatto Quotidiano è Ettore Boffano, che ha scritto di come John Elkann (presidente di Stellantis) “si ‘occupava’ davvero di nonna Marella”; ma non si trattava un semplice e tradizionale legame familiare. Tant’è che desso i pm torinesi sono “attenti, piuttosto, a ricostruire come il nipote dell’Avvocato si sia ‘occupato’, dal 2004 in poi, di organizzare la ‘residenza fittizia in Svizzera’ e la successione di una donna anziana e malata di Parkinson”. Nello specifico, dopo la scoperta di decine e decine di e-mail sospette, il giudice indica John “prima come ‘concreto supervisore’ di tutto e – continua Boffano – infine ‘regista e attore primario... presente in tutte le comunicazioni e-mail... e parte di alcuni contratti simulati e fraudolenti’. Un attivismo continuo, sottolineato più volte nelle 99 pagine”. Ok, ma cosa c’entra la religione islamica in tutto ciò?
Boffano, quindi, riporta alcune delle e-mail finite sotto l’occhio degli agenti, queste partono addirittura dal 2010, quando, scrive il giornalista, “il presidente di Stellantis si era improvvisato immobiliarista: per trovare una casa a Marella nella zona di Gstaad”. Poi, seguendo le fasi salienti della vicenda, “l’8 luglio 2011, a spedire un’e-mail a John, è l’ottuagenario avvocato d’affari elvetico Peter Hafter, il vero ‘cervello’ – si legge sul Fatto – della ‘strategia’ per la residenza svizzera. Si discute di ‘registrarsi al Cantone di Berna il prima possibile’, e, addirittura, di non dare l’impressione ‘di un possibile piano nascosto’”. Infine, siamo ora nel 2012, “il legale scrive alla Montaldo (già famosa segretaria della Caracciolo, ndr) [...] e le invia le bozze per un’aggiunta che sarà poi stipulata [...] in modo che risulti ben chiaro ‘l’aver stabilito il proprio domicilio a Lauenen’”. Il passaggio fondamentale, però, arriva solamente nel 2014, quando Hafter, rivela il giornalista italiano, “ha già predisposto un testo, nel quale Marella dovrebbe dire che ‘da oltre quarant’anni la Svizzera è al centro della mia attività... Di recente passo del tempo in Marocco a causa del clima; questo Paese a un sistema influenzato dall’Islam... Perciò confermo che la mia successione sia sottoposta al diritto svizzero”. Elkann, però, non approva: la parola Islam potrebbe creare problemi ‘diplomatici’. Così ordina di cambiare. Hafter esegue, tutto si addolcisce: ‘Questo Paese non ha un sistema conforme alle mie tradizioni...”. A questo filone, poi, si collega anche il libro pubblicato nel 2014 da Adelphi dal titolo Ho coltivato il mio giardino, una sorta di biografia della Caracciolo scritta dalla stessa vedova Agnelli insieme alla nipote Chia, ma anche in questo caso, riporta Boffano il decreto del gip, “Elkann aveva supervisionato e controllato il progetto... arrivando addirittura a modificare il testo originale e introducendo affermazioni false sugli spostamenti della de cuius”.