L’estate milanese è incerta, tra temporali improvvisi e giornate che superano i 30 gradi. Se credete che tutto questo, compreso fulmine che ha colpito una cabina elettrica causando danni agli impianti della metro M2, possa fermare gli “swiftie”, vi sbagliate di grosso. Quello di Taylor Swift, che arriva in Italia dopo 13 anni per due date del suo The Eras Tour, è più di un concerto. Per i suoi fan non è solo un evento, o il concerto della vita, ma un vero e proprio atto di fede. Un momento in cui non si godranno non solo la musica della cantante americana, ma si scambieranno “friendship bracelets” fatti di perline colorate e lettere da scambiarsi durante la fila per entrare a San Siro.
Ed è proprio sulla fila che si è dibattuto a lungo, tra gruppi Telegram, x messe un po’ a caso per evitare qualsivoglia discriminazione di genere e self-made pro loco (cosa voglia dire è ancora tutto da capire, e probabilmente non lo capiremo mai). La verità, però, è semplicemente una: chi prima arriva meglio alloggia. Delle ragazze arrivano cinque giorni prima e improvvisamente diventano delle star, intervistate dai telegiornali, sembrano quasi più importanti di Taylor Swift. E quasi lo sono, visto che Leroy Merlin gli regala un vero e proprio makeover della tenda, dal tavolino per esterno alle sedie, fino alle decorazioni da interno per una tenda comoda, ma soprattutto super cool. Le ragazze postano un home tour su TikTok con hashtag #giftedby, e quasi ci commuoviamo perché riescono ad utilizzare gli hashtag meglio delle mega influencer. Altri, invece, sono più sobri, con tende di fortuna e qualche sedia pieghevole, giusto per non arrivare con la schiena rotta al tanto atteso concerto.
Più che in fila per entrare, sono tantissimi i fan della pop star americana che venerdì mattina si accalcano intorno agli stand del merch per accaparrarsi una maglietta o una felpa. E, ovviamente, come non immortalare ogni momento che precede il concerto, compreso questo? Tornando alla fila, vera protagonista ancora prima di Taylor Swift, probabilmente la pioggia ha fatto desistere i fan meno temerari. Accampati in attesa saranno in cinquanta, forse poco più. C’è chi crea senza sosta braccialetti, chi chiacchiera, chi probabilmente si domanda perché è lì, a fare la fila dopo un temporale seguito da un caldo che squaglia la pelle. “Non è una novità, le file si sono sempre fatte. Io ne ho già fatte tantissime” racconta una ragazza, giovanissima. Ad avercela la forza a 30 anni di stare in fila per giorni sotto al sole. “Tra i fan c’è solidarietà. Se arrivano dall’estero che problema c’è? Anche io ho seguito il tour di Louis Tomlinson (ex One Direction) in tutta Europa” racconta un’altra fan. Insomma, non sembrano esserci retroscena grotteschi da raccontare. Quello che è certo è che i fan della Swift sembrano carini e coccolosi e rispondono alle domande, basta che non vengano ripresi in video. Una sfortuna capitata solo a me, visto che sono diverse le interviste che circolano dove i fan non hanno problemi a mostarsi di fronte alle telecamere. Comunque, raccontare quello che succede in fila è un po’ come provare a spiegare quello che succede durante una rissa: non ha senso. A furia di criticarli, abbiamo reso protagonisti fan che dovrebbero essere lì semplicemente per godersi uno show, non per essere “influencer per un giorno”.
A Taylor Swift, poi, chissà cosa importa davvero del teatrino portato avanti in questi mesi. Non è un’artista che abbiamo di certo scoperto ieri, e quello che vediamo in questi giorni a Milano non è altro che un fenomeno che abbiamo potuto osservare nel corso degli anni anche per altri artisti, come Harry Styles per citarne uno, o come Vasco o Ultimo, se proprio vogliamo “tirare in causa” degli artisti italiani. Insomma, la stiamo facendo più grossa di quella che è. Perché non è altro che un fenomeno che si ripete, che ci portiamo avanti da anni. Taylor Swift, però, fa girare l’economia o meglio, la 'Swiftonomics'. Al di là del bisogno di coniare un nuovo termine, la cantante ha creato (secondo l’ufficio studi della Confcommercio di Milano) un indotto economico complessivo di quasi 180 milioni di euro. Numeri impressionanti per una città, già invivibile, che questo weekend probabilmente lo sarà ancora di più a livello di affitti brevi e trasporti. Per carità, quando l’economia gira non si lamenta nessuno. Quello che fa riflettere, e torniamo sempre lì, è dare così tanto peso e rilievo ad un fenomeno, quello delle file, che non è di certo nato ieri.