Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Nel mondo del calcio non ci sono santi. Ma i sistemi che funzionano, soprattutto economicamente, sono da elogiare. Specie se funzionano in Italia, con la Serie A che ormai è ridotta a campionato di passaggio. I migliori vanno in Premier, lega più ricca e seguita. Il Napoli sembrava un esempio virtuoso e tutt’ora lo è: Aurelio De Laurentiis ha costruito una squadra vincente mantenendo sani i bilanci. Qualcosa di storto, comunque, forse c’è anche in casa degli azzurri. De Laurentiis è stato infatti rinviato a giudizi dalla Gup del Tribunale di Roma Rosamaria De Lellis per falso in bilancio a causa di alcune operazioni dubbie avvenute nel triennio 2019-2021. Il primo trasferimento su cui gli inquirenti hanno posto l’attenzione è quello che portò il difensore Kostas Manolas da Roma a Napoli, un affare legato all’arrivo nella Capitale del centrocampista Amadou Diawara. Le cifre ufficiali: 36 milioni per Manolas (plusvalenza di 31,1) e 21 milioni per Diawara. Ma il caso “principe” finito sul tavolo del Tribunale di Roma riguarda Victor Osimhen, arrivato a Napoli per 70 milioni più 10 di bonus dal Lille nell’estate del 2020. Con i partenopei l’attaccante nigeriano vincerà uno storico Scudetto con Luciano Spalletti in panchina. Un acquisto che fu determinante per il destino sportivo della squadra di De Laurentiis, ma che si trascina dietro alcune perplessità: la tesi dell’accusa è che siano stati valutati eccessivamente i valori di Karnezys e di tre giovani del settore giovanile napoletano (Manzi, Palmieri e Liguori), arrivati a Lille sempre nell’ambito dell’affare Osimhen per un controvalore di circa 20 milioni. Erano circolate poche settimane fa delle intercettazioni in merito. Per chiarire la situazione avevamo chiesto un parere a un esperto come Federico Ruffo, autore del libro Ingiustizia sportiva e conduttore di Mi manda Rai Tre.
Ruffo ci disse chiaramente che, per quanto sospette e potenzialmente esagerate, le presunte plusvalenze fittizie fatte dal Napoli non erano in nessun modo paragonabili a quelle realizzate dalla Juventus e da Andrea Agnelli. Nel caso dei bianconeri infatti esisteva un sistema collaudato nel corso di anni, con una quantità di plusvalenze gonfiate che pongono la questione su tutto un altro livello. Come a dire: se la società di De Laurentiis ha sbagliato, lo ha fatto in maniera molto meno frequente. Anche se, ci aveva detto Ruffo, per un rinvio a giudizio delle intercettazioni non bastano. Gli inquirenti dovevano avere in mano qualcosa di più. Il concetto è stato ribadito su X anche da Polo Ziliani, giornalista del Fatto Quotidiano: “Solo la Juventus aveva elevato a sistema, compiendo un illecito amministrativo reiterato per anni, la pratica delle plusvalenze fittizie falsando l'equa competizione dei campionati”. Gli avvocati di De Laurentiis hanno rilasciato delle dichiarazioni ufficiali: “Siamo assolutamente stupiti della decisione del giudice”, aggiungendo che questa è la “dimostrazione di come l’udienza preliminare stia diventando uno snodo inutile finché non avremo a che fare con un giudice veramente terzo. Qui c'erano tutti i presupposti per prosciogliere gli imputati perché la procura, anzi la Guardia di Finanza, ha sbagliato anche nell'applicazione dei principi contabili. E va anche sottolineato che l'accusa, i pubblici ministeri, hanno evidenziato nella requisitoria che in questa vicenda il Napoli non ha ricevuto nessun vantaggio”. Sulla stessa linea anche il comunicato del club: “Tutte le consulenze tecniche, di altissimo livello, hanno inequivocabilmente provato la correttezza dell'operato della società, sia rispetto alle iscrizioni in bilancio delle operazioni, sia in merito ai trasferimenti dei calciatori. La società è serena e fiduciosa rispetto agli esiti del procedimento giudiziario: il 2 dicembre 2026 la verità sulla vicenda verrà certamente ristabilita”. Da tempo però è chiaro che il Napoli non avrà conseguenze dal punto d vista sportivo. Nel 2022 il procuratore federale Chiné aveva già archiviato il caso, e anche dopo la revisione degli atti della Procura di Roma decise di non riaprire il fascicolo.