Non una giornata come le altre per John Elkann, atteso all’assemblea degli azionisti di Stellantis, il cui titolo in borsa sembra aver beneficiato solo in parte dell’“effetto rimbalzo” dovuto alla parziale marcia indietro di Trump sui dazi reciproci. Ma la giornata odierna è importante soprattutto perché affrontata da Elkann da amministratore delegato del gruppo, carica che ricopre dall’interruzione del rapporto con Carlos Tavares, dimessosi – o “fatto dimettere” – alla fine dello scorso anno. E la prospettiva peggiore per Elkann è che possa fare peggio del suo predecessore. Lo scorso giugno Tavares aveva parlato di circa 7 miliardi di dividendi per i soci di Stellantis: “Saranno poco più di 5, in distribuzione a maggio, ammesso che l’assemblea degli azionisti decida di approvarli”, scrive Torino Cronaca. “Il bilancio 2024 ha segnato un terribile -70 per cento. Adesso, però, sono bastati i primi tre mesi per spalancare un baratro: i principali analisti hanno tagliato il target price (a 11 euro da 14 che era), si stima che al momento il calo, rispetto al 2024, sia già attorno al 14 per cento, con ricavi per soli 36 miliardi”. Insomma, si prospetta una “botta” non da poco per gli investitori e un segnale per Elkann affinché si sbrighi a trovare un nuovo amministratore delegato, capace di dialogare con le istituzioni e incassare incentivi ala produzione e nuovi finanziamenti.

Nel frattempo, da altri fronti non arrivano buone notizie per Stellantis. Il tribunale di Torino ha infatti dichiarato ammissibile la class action indetta dai proprietari di Citroen C3 e DS3, in merito alla vicenda degli airbag difettosi. La vicenda era stata sollevata dopo che era stato constatato il rischio di esplosione “con effetti potenzialmente letali per conducenti e passeggeri” per gli airbag Takata installati su alcuni modelli Citroen. La sentenza che ha dichiarato l’ammissibilità dell’azione di classe potrebbe dunque significare l’inizio di un lungo e oneroso contenzioso legale tra Stellantis e i consumatori. L’altra brutta notizia è quella che segue l’anticipazione del quotidiano francese Les Echos, secondo il quale Stellantis avrebbe interrotto la produzione della vettura cinese Leapmotor T03 nello stabilimento polacco di Tychy. Il gruppo era divenuto azionista di Leapmotor nel 2023, portando nelle casse dell’azienda cinese 1,5 miliardi di euro: “aveva scelto il polo di Tychy – creando non poco malcontento qua in Italia dato che si era diffusa la convinzione – poi rivelatasi infondata – che le auto cinesi che il gruppo intendeva distribuire qua in Europa sarebbero potute essere assemblate a Mirafiori, in piena crisi produttiva”, si legge su Startmag. Lo stop sarebbe motivato dalle ritorsioni economiche del governo cinese nei confronti di quei paesi europei che hanno sostenuto la politica dei dazi sulle auto elettriche cinesi varata da Bruxelles. Le spallate a Stellantis arrivano anche dalla politica nazionale: "Stellantis è la madre di tutti i problemi. Il simbolo della crisi, una crisi che per il Piemonte è una catastrofe. A parte le doglianze di Elkann sulla difficoltà di investire in Italia, ci sarebbe da vigilare sugli impegni che ha preso con il governo", ha detto Andrea Orlando (Partito democratico) in visita in alcune aziende torinesi.
