La vicenda di Sean Combs (Diddy, Puff Daddy, come preferite), definita da molti il MeToo della musica, sta coinvolgendo tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo americano, e non solo. In molti hanno già preso le distanze dal produttore, mentre altri hanno preferito, per il momento, non commentare. E iniziano anche a trapelare, oltre a diverse teorie del complotto, anche diversi retroscena sui brani pubblicati da alcuni colleghi di Diddy.
Nel testo di “Carnival”, brano di Kanye West e Ty Dolla $ign contenuto in “Vultures 2”, ci sarebbero diversi riferimenti a Diddy. Ad esempio, sul fatto che sia “caduto in disgrazia”, paragonandolo ad altre star come R. Kelly e Bill Cosby. “Now I’m Ye-Kelly, bh, now, I’m Bill Cosby, bh. Now, I’m Puff Daddy rich, that’s ‘Me Too’ me rich”. Il riferimento a Sean Combs è palese e questo ha portato alcuni a ipotizzare che Kanye West stesse alludendo al presunto coinvolgimento del produttore in attività criminali molto prima del suo arresto. È noto che il rapporto tra Kanye West e Diddy sia stato difficile negli ultimi anni. Uno scambio di messaggi, che risalirebbe a due anni fa, è riemerso in questi giorni e mostra una discussione sulla controversa maglietta indossata da Ye con scritto “White Lives Matter”. Secondo i messaggi, Sean Combs ha proposto al rapper di incontrarsi di persona per mettere fine alle loro divergenze, ma West gli avrebbe risposto “vaffancu*o”. Sto vendendo queste magliette. Nessuno si mette tra me e i miei soldi”. E ha aggiunto: “Per rispetto per tutto ciò che hai significato per me, starò in silenzio come Virgil”. Diddy avrebbe poi cercato di calmare il collega, rispondendo: “Sto solo cercando di parlarti come uomo nero. Quello che fai danneggia la nostra gente. Smettila”. E ha concluso: “Smettiamola di fare questi giochetti su internet. E non sentirti minacciato. Andrà tutto bene”. Questo scambio di messaggi non ha fatto altro che evidenziare la situazione tesa tra i due, aggiungendo però un po’ di mistero al loro rapporto piuttosto complesso.
Kanye West, per il momento, sembrerebbe non voler parlare della vicenda Diddy. Il rapper però ha annunciato l’uscita del suo nuovo album, “Bully”, e chissà che dentro non contenga qualche altra “frecciatina” al produttore. Intanto, però, alcuni artisti hanno voluto parlare di quello che sta succedendo. Suge Knight, cofondatore e amministratore delegato della Death Row Records, ha dichiarato a NewNation di vedere l’attuale situazione di Diddy come un “prodotto dell’industria corrotta”. Knight, che sta scontando una pena di 28 anni per omicidio volontario, ha raccontato che Sean Combs avrebbe ricevuto “degli insegnamenti da chi lo ha preceduto” e che gli avrebbe trasmessi ai suoi colleghi più giovani. Tutto quello a cui stiamo assistendo, secondo Suge Knight, succederebbe nell’industria discografica da tantissimi anni e “nessuno voleva che fosse vero, e non dovrebbe esserlo”. Anche il LL Cooll J ha parlato della vicenda Diddy, dichiarando a Sky News di “sentirsi in colpa” per i figli di Combs. “Sul resto non posso parlare, per questo c’è il sistema giudiziario. Ma mi dispiace per i suoi figli”. Infine anche Damon Dash, cofondatore della Roc-A-Fella Records, ha parlato di Puff Daddy su Instagram. “Le persone si siedono e guardano gli altri fare cose anche immorali, ma finché queste non vengono catturate nessuno dice nulla. Se per me qualcosa è immorale o illegale lo dico, non aspetto che la gente venga beccata. Non aspetto che sia qualcun altro a dire che sta facendo qualcosa di sbagliato”.