TikTok è finito nel mirino dell’Unione europea. Bruxelles ha avviato un’indagine formale per verificare se il noto social network cinese abbia violato una o più regole sui contenuti online. La Commissione europea ha fatto sapere che il procedimento riguarda potenziali violazioni del Digital Services Act (Dsa), nello specifico in aree quali la tutela degli utenti minorenni, la trasparenza degli annunci pubblicitari e il funzionamento degli algoritmi della piattaforma, accusati di proporre contenuti dannosi. Thierry Breton, il commissario Ue per il mercato interno, ha spiegato che la protezione dei bambini è la “massima priorità” del Dsa. “Essendo una piattaforma che raggiunge milioni di bambini e adolescenti, TikTok deve rispettare pienamente il Dsa e ha un ruolo particolare da svolgere nella protezione dei minori online”, ha tuonato Breton. “Stiamo avviando questa procedura formale di infrazione per garantire che vengano intraprese azioni proporzionate per proteggere il benessere fisico ed emotivo dei giovani europei. Non dobbiamo risparmiare alcuno sforzo per proteggere i nostri figli”, ha aggiunto l’alto funzionario dell’Ue. Ma perché proprio adesso? La mossa di Bruxelles è arrivata dopo che una coalizione di oltre ventiquattro gruppi a tutela dei diritti digitali e democratici aveva invitato le autorità europee di tutela della privacy a contestare il servizio di abbonamento senza pubblicità di Meta Platforms. Il passaggio a TikTok è stato breve, brevissimo. Sarebbe tuttavia un errore pensare che l’intero dossier relativo all’app realizzata da ByteDance, società cinese attiva nel settore informatico con sede a Pechino e fondata da Zhang Yiming nel 2012, sia emerso soltanto adesso.
Tra dipendenza e diffidenza
Un anno fa la Commissione europea è stata il primo organo a imporre restrizioni ai funzionari che utilizzavano TikTok, chiedendo ai suoi burocrati e addetti di rimuovere l’app dai loro telefoni di lavoro o legati al lavoro. Il Consiglio dei ministri dell’Ue ha seguito l’esempio, così come il Parlamento europeo. Nelle settimane successive, molti governi e ministeri nazionali hanno quindi vietato ai propri funzionari di utilizzare il social, in restrizioni che continuano a valere ancora oggi. Eppure, e questo è un cortocircuito degno di nota, dodici mesi dopo aver sollevato barriere protettive per presunti motivi di sicurezza, politici e partiti del Vecchio Continente si stanno riversando in massa su TikTok. Dietro il loro rinnovato amore per la piattaforma, ha ben evidenziato il sito Politico, si nasconde la ricerca del voto giovanile in vista delle elezioni europee di giugno. I divieti citati, che hanno fatto seguito a mosse simili da parte del governo degli Stati Uniti, miravano a limitare ipotetici rischi di sicurezza informatica causati dall’app, in primis in relazione alla protezione dei dati degli utenti e ad un’eventuale sorveglianza esercitata dal Partito Comunista Cinese sugli stessi mediante un'applicazione made in China. In tutto il mondo, il numero di utenti attivi mensilmente sul social è di 1,2 miliardi (solo in Italia la cifra dovrebbe sfiorare i venti milioni, in Ue i 142 milioni), il 25% dei quali di età compresa tra i dieci e i diciannove anni.
I presunti rischi di TikTok
TikTok, con sede negli Stati Uniti e a Singapore, è di proprietà della società tecnologica cinese ByteDance. Questo, come detto, ha suscitato preoccupazioni che i dati dell’app possano essere suscettibili di sorveglianza da parte dei servizi di sicurezza cinesi, perché la legislazione nazionale della Cina richiede alle aziende di collaborare con le sue agenzie di intelligence. Al momento, a differenza di altre aziende d’oltre Muraglia, come Huawei e Zte, TikTok continua a tenere incollate milioni di persone davanti agli schermi degli smartphone. Lo scorso aprile, l’autorità irlandese di vigilanza sui dati ha inflitto alla piattaforma una multa di 345 milioni di euro per una violazione della normativa europea sui dati nella gestione degli account dei bambini. Nello stesso mese, il commissario britannico per l’informazione ha aggiunto una multa di 12,7 milioni di sterline per un’elaborazione illegale dei dati di bambini di età inferiore a tredici anni (che non avevano l’età minima per utilizzare TikTok). Dal canto suo, i vertici dell’app hanno più volte negato di essere sotto il controllo del governo cinese o di aver fornito dati a Pechino. L’azienda ha inoltre raddoppiato gli sforzi per rassicurare i legislatori europei, aprendo data center in Europa nell’ambito di un piano chiamato Project Clover.Nel settembre 2023, la stessa azienda ha comunicato che avrebbe iniziato a spostare i dati degli utenti europei in apposite infrastrutture in Irlanda, costruendo al contempo due nuovi data center in Norvegia e Irlanda. Resta a questo punto da capire cosa deciderà l’Ue. Già, perché le aziende che violano il DSA rischiano sanzioni fino al sei per cento del loro fatturato globale.
L’algoritmo e la versione cinese
Nel 2021, il New York Times ha pubblicato un articolo dal titolo emblematico: How TikTok Reads Your Mind, e cioè come TikTok legge la tua mente. Il riferimento era all’algoritmo alla base del funzionamento dell’app, ovvero il sistema che fornisce ad ogni singolo utente della piattaforma consigli personalizzati su quali contenuti (leggi: video) guardare. L’algoritmo, in sostanza, decide quali clip potrebbero piacere a una persona in base ai suoi interessi individuali. L'aspetto curioso di questa applicazione è che, nel funzionamento del tutto, non considera due fattori: il conteggio dei follower di ciascun profilo e la viralità raggiunta da un video. Ciò significa che anche i video di un nuovo utente hanno le stesse probabilità di diventare virali di quelli pubblicati da influencer di successo. Altro tema da tenere in considerazione. Sul territorio cinese TikTok è bloccata. Qui, infatti, esiste una versione autoctona della app chiamata Douyin, rilasciata un anno prima della versione globale, nel 2016, sempre ByteDance, e accessibile solo ai residenti nella Cina continentale (il processo di registrazione richiede un numero di telefono cinese). TikTok e Douyin sono due applicazioni differenti. Certo, condividono algoritmi comuni e interfacce simili, ma in termini di funzioni, caratteristiche, contenuti e pubblico, sono agli antipodi. Il TikTok cinese, in poche parole, è influenzato dalle normative nazionali che influiscono pesantemente sui suoi video, impedendo così agli utenti di accedere a clip o caricare filmati che toccano argomenti politicamente sensibili o controversi. L'Europa, oggi, vuole fare chiarezza una volta per tutte e capire se TikTok presenti delle falle. Nel frattempo, la società ha fatto sapere che questo mese quasi un membro del Parlamento europeo su tre si è iscritto alla sua app, presumibilmente per fare campagna elettorale in vista delle prossime elezioni del 6-9 giugno. Anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è unito alla community. Incurante, evidentemente, di rischi e pericoli di privacy.