E niente, non esiste più la P2 di una volta. Sto cercando di districarmi, come tutti, in questo caso “dossieraggio” e non ho neanche capito se devo chiamarlo dossieraggio o no. Scambi di e-mail, messaggi Whatsapp, accessi alla Sos deliranti (alcuni, davvero, fanno ridere), nomi di passanti per caso che chiedono informazioni riservate, giornalisti d’inchiesta, non giornalisti che scrivono per quotidiani locali, Pasquale Striano che si spia la moglie. I quotidiani e i giornalisti che se le danno di santa ragione al grido di “complottaro!”, “complottaro a me che so’ lo re?” (cit. Diego Abatantuono ne “Attila, il ‘fratello’ di Dio). Anche i procuratori litigano, uno dice che “non si può escludere una regia occulta”, l’altro che dice “ma no, so’ ragazzi, almeno al momento”, un terzo che ne mette uno sotto sorveglianza e quello forse ci resta male o anche no. Striano che dice: “C’ho il diario” e il giorno dopo “scusi maestra, me l’ha mangiato il cane”. Ogni giornalista ha la sua idea, il suo scoop pazzesco su cose che accadono da sempre e che conosciamo benissimo. Si rinfacciano robe di anni e anni fa manco fossimo in una causa di divorzio. Ma a voi non vi manca Licio Gelli?
Quanto era ordinato Licio Gelli! Aveva la sua bella lista, alfabetica, stampava la tesserina della P2, ci metteva il numeretto. Aveva un “piano” e al piano aveva dato anche un nome Piano di Rinascita Democratica, scritto con una bella ortografia, con tutti i capitoletti e i paragrafetti: cosa fare, cosa non fare, quanto costa. Secondo me la sua maestra (elementare, non massonica) avrebbe detto: “Era un piacere correggergli i compiti!”. Altro che giornalisti-scrittori non iscritti all’ordine, Gelli aveva Franco Di Bella, direttore del Corriere della Sera, idee geniali, manda Piero Ostellino a Pechino (rima compresa) e dà il via alle clamorose interviste di Oriana Fallaci. Altro che le fughe di notizie di Striano, Gelli mise giù un brogliaccio (era la brutta copia) con i nomi di parlamentari, ministri del governo, un segretario di partito, generali dei Carabinieri, generali della Guardia di Finanza, generali dell’esercito italiano, generali dell’aeronautica militare, ammiragli, magistrati e funzionari pubblici, direttori e funzionari dei servizi segreti, docenti universitari, giornalisti e imprenditori. Molti si professarono del tutto estranei e Licio Gelli, ordinato come sempre, disse: quella era la brutta copia, la bella copia l’ho distrutta durante la fuga a Caracas (che meraviglia, anche fuggendo Gelli era preciso). Oggi invece entri in rete per informarti sulle nuove notizie relative al “dossieraggio” (?) e c’è tutta la classe che urla, si lancia le palline di carta, i banchi in disordine, scritte oscene alla lavagna, la musica a palla, bambini che si rotolano per terra, i grembiulini tutti sporchi, la lotta dei gessetti, la spugnetta lanciata fuori dalla finestra e tu che cerchi di urlare: “Basta! Zitti! Ma che maniera di complottare è questa! Licio Gelli, dimmi i nomi di chi ha iniziato questo bordello”, e Gelli risponde: “Avevo scritto la lista, ma l’ho distrutta”. Insomma, da quando Gelli non complotta più non si riesce più a capire niente. Neanche se si tratta di un complotto o no. Sarà che all’epoca ero più giovane, ma a quei tempi era tutto più semplice e genuino. Ci divertivamo con poco.