A quanto pare non era un’Ultima cena, ma un banchetto di Dioniso, come inizialmente suggerito da pochi commentatori. Il direttore artistico delle Olimpiadi di Parigi, Thomas Jolly, ci ha messo due giorni per smentire l’ipotesi dell’Ultima cena. Nel frattempo la protagonista, Barbara Butch, condivideva una storia su Instagram scrivendo: “Oh sì, Oh sì! Il Nuovo Testamento Gay!” Persino l’emittente pubblica francese si era sbagliata. Si saranno confusi per colpa della gestualità dei tizi, forse per la presenza di una sola aureola al centro della scena e non in testa al Dio azzurro. Resta comunque istruttivo vedere tantissimi difendere la libertà di espressione, anche rischiando di offendere qualcuno. “Perché l’arte lo ha fatto sempre”. Ci aspettiamo quindi che alle Olimpiadi di Los Angeles nel 2028, nel caso in cui vincesse Trump, difenderanno delle possibili pantomime considerate omofobe. Abbiamo anche scoperto che criticare il contenuto di una performance, e non la presenza di artiste sicuramente qualificatissime, ti rende di estrema destra e bigotto. Chissà se ti rende di estrema destra e bigotto anche criticare le parole di Miss Butch, la dj al centro del banchetto. È una “love activist”, famosa nella comunità lgbtqia+ francese per le sue imprese eccezionali, come posare nuda per una rivista del Paese o denunciare la grassofobia. Non sapete cos’è? “Atteggiamento di ripulsa della grassezza e di discriminazione nei confronti delle persone grasse o considerate tali”. Cosa voglia dire “considerare tali” degli obesi, come se fosse un fatto di percezione sbagliata, resta un mistero. Che le persone grasse non debbano essere discriminate è ovvio e banale. Che la grassezza non debba essere vista negativamente, invece, è una scemenza.
Barbara Butch lotta contro questi pericolosi reazionari, i grassofobi, e si presenta così in una vecchia intervista: “Sono una grassa lesbica queer ebrea, e sono davvero orgogliosa di tutte le mie identità, perché mi rendono quello che sono in quanto umana”. Ora, andare orgogliosi di essere lesbiche, queer o ebree va benissimo. Chi dice il contrario è un prete. Ma essere orgogliosi di essere grassi è come dirsi orgogliosi di avere un cancro. Vi suona male? Ma come, non siete sostenitori della libertà di provocare? Facciamo così: essere orgogliosi di essere grassi è come dirsi orgogliosi di avere il diabete. Meglio? Barbara Butch, per ricevere gli applausi, può continuare a essere lesbica, ebrea, queer e fare buona musica. Può continuare, se vuole, a essere anche grassa, perché la gente, si spera, premierà la sua arte e non la sua stazza. Non è grassofobia credere che l’obesità sia un problema. È buon senso. Il contrario è negazionismo scientifico. E che sia diventata una battaglia di moda non sorprende: quasi sempre le guerre iniziano per delle cause perse.