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Matteo Bassetti: “Ritardo nella comunicazione del Covid? Se la Cina sapeva mi aspetto una condanna”. E sulle possibili reazioni dell'Oms...

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

19 gennaio 2024

Matteo Bassetti: “Ritardo nella comunicazione del Covid? Se la Cina sapeva mi aspetto una condanna”. E sulle possibili reazioni dell'Oms...
Abbiamo chiesto all’infettivologo Matteo Bassetti un parere sull’inchiesta del Wall Street Journal, secondo la quale alcuni ricercatori cinesi avrebbero sequenziato il virus del Covid19 e reso disponibili i dati il 28 gennaio 2019. La Cina, però, condivise la sequenza del virus con l'Organizzazione mondiale della sanità solo due settimane dopo. Com’è stato possibile un comportamento del genere? “Questo fatto, se confermato, dovrebbe essere stigmatizzato da tutta la comunità scientifica”. E sulle possibili reazioni dell’Oms…

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Fa discutere la rivelazione del Wall Street Journal che rivela la data in cui è stata effettivamente scoperta la sequenza del virus del Covid: questa sarebbe avvenuta, grazie ad alcuni ricercatori cinesi, il 28 di gennaio 2019, ma la Cina attese altre due settimane (fino all’11 gennaio 2020) per consegnare i dati all’Organizzazione mondiale della sanità. Sempre secondo il Wall Street Journal, i risultati di questa inchiesta non chiarirebbero l’origine del virus: una fuga da un laboratorio? Un virus di origine animale? Quello che è certo è che queste due settimane di ritardo nelle comunicazioni hanno rallentato la risposta degli Stati e reso meno efficaci le contromisure messe in campo. Al riguardo abbiamo intervistato l’infettivologo Matteo Bassetti che, tra l'altro ci ha detto: “Due settimane sono un ritardo enorme. Il Covid19 è un'infezione in cui il tempo è fondamentale”. Non ci sono dubbi, secondo Bassetti, sulla reazione del mondo scientifico: “È un gesto molto grave e dovrebbe essere stigmatizzato da tutta la comunità scientifica, ma sono sicuro che lo farà, qualora i fatti venissero confermati”. E chiarisce sulle procedure in caso di scoperta di un virus e sulle possibili reazioni dell’Oms.

L'organizzazione dei test per Covid in Cina

Professor Matteo Bassetti, secondo il Wall Street Journal alcuni ricercatori cinesi isolarono e mapparono il Covid-19 almeno due settimane prima che Pechino rivelasse i dettagli del virus. Che tipo di ricadute ha sul mondo scientifico una notizia simile?

Ho appreso la notizia con assoluto sconcerto. Se questo fosse vero sarebbe gravissimo. Ma lo sarebbe, prima di tutto, non tanto a livello politico, quanto a livello scientifico. Nel mondo scientifico e medico nascondere una notizia è gravissimo. Non puoi non comunicare ai tuoi simili che sono in giro per il mondo il fatto di aver mappato il virus, trattandosi poi di un virus altamente contagioso come il Covid-19. È come non seguire il regolamento del calcio per un calciatore. La prima regola di chi fa questo mestiere è che se vieni a conoscenza di un qualcosa di nuovo lo devi immediatamente rendere disponibile a tutta la comunità scientifica. A maggior ragione quando parliamo di questo tipo di infezioni.

È possibile che non ne avessero capito la portata in Cina?

Non potevano non averne capito la gravità. A dicembre del 2019 in Cina avevano già adottato delle chiusure e fatto dei lockdown. Questo per dire che avevano ben chiaro quale fosse la portata del virus.

Quanto sono importanti due settimane in medicina?

Due settimane in più avrebbero portato un giovamento enorme, soprattutto per una malattia tempo-dipendente. Questa è un'infezione in cui il tempo è fondamentale. Sapere la mappatura del virus vuol dire mettere in piedi test di diagnosi, cosa che noi abbiamo fatto con circa due o tre settimane di ritardo. Questo implica che tutta la macchina, sia da un punto di vista diagnostico che terapeutico, ha avuto un ritardo significativo, perché non si tratta di un giorno, ma di due settimane.

Come dovrebbe reagire ora la comunità scientifica davanti a questa notizia?

Questo fatto dovrebbe essere stigmatizzato da tutta la comunità scientifica, ma sono sicuro che lo faranno, qualora i fatti venissero confermati. Non si può che arrivare a una condanna unanime da parte sia della comunità scientifica, ma anche delle istituzioni politiche sanitarie come l’Oms e dei governi sovrani. Non esiste che succeda una roba del genere.

L'assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità
L'assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità

Che cosa avrebbero concesso quelle due settimane in più?

Avremmo potuto lavorare meglio, mettendo in pratica dei test diagnostici più rapidi, capendo a quali farmaci può rispondere quel determinato virus, arrivando a una serie di considerazioni che sono arrivate con due settimane di ritardo. Da medico e scienziato condanno fermamente che dei miei colleghi cinesi non mi abbiano detto che avevano già isolato il virus 15 giorni prima.

Sempre secondo il Wall Street Journal si dice che non ci sarebbero ancora certezze sulla provenienza del virus. Possiamo chiarire questo tema una volta per tutte?

Questo non mi interessa, perché dal punto di vista scientifico è stato chiarito più di una volta. Ci sono fior di pubblicazioni che spiegano che il virus era nei pipistrelli qualche anno prima. È stato persino pubblicato su Science. La comunità scientifica lo ha già ampiamente detto. Non bisogna leggere il Wall Street Journal, ma andrebbero lette le riviste scientifiche. Questo è un virus che arriva dal pipistrello e che verosimilmente è arrivato agli uomini attraverso un ospite intermedio. È probabile sia implicato il mercato di Wuhan. Il problema vero è che loro, quando avevano questo virus, invece di intervenire rapidamente, chiudendo il potenziale recevoir infettivo, cintare la città ed evitare che le persone andassero in giro per il mondo, se ne sono ampiamente fregati. Questo per la salute pubblica non è un atteggiamento condivisibile, ma che deve essere condannato.

Serve intervenire oggi?

Condannarlo oggi a che cosa serva non lo so, visto che ci sono stati nel frattempo 7 milioni di morti e quasi 800 milioni di casi. Serve sicuramente come lezione per il futuro.

Come si procede da un punto di vista scientifico nel momento in cui si sa di aver scoperto qualcosa?

Il tempo è fondamentale. Quello che il mondo dovrebbe cercare di fare è mettere in piedi degli strumenti che siano in grado di intercettare molto rapidamente un nuovo virus, facendo in modo che questo non si dissemini per tutto il mondo. È per questo che 15 giorni sono un tempo enorme per un nuovo virus. La Cina avrebbe dovuto comunicare immediatamente al mondo che questo circolava, che lo avevano sequenziato, che possedevano il genoma, che avevano un certo numero di casi e in quali città questi si trovassero. Noi abbiamo decretato lo stato emergenza il 31 gennaio, stiamo parlando di un mese e mezzo dopo, tempo in cui avremmo potuto fare tutta una serie di screening.

Come dovrebbe comportarsi l’Oms ora?

Se tutto fosse confermato, ci dovrebbe essere una condanna unanime, prima di tutto da parte loro. Se la Cina vuole continuare a essere un paese aperto al mondo, lo deve essere anche per quanto riguarda il mondo scientifico. Non esiste che si faccia censura su una notizia del genere, perché altrimenti vorrebbe dire che parliamo di un mondo scientifico che va a una velocità diversa. Se questo è il loro modo di procedere è decisamente sbagliato. Quello che dobbiamo fare è evitare che ci sia una deriva complottistica, antiscientifica e che si dica che il Covid non è mai esistito o che è stato creato per avvelenare il mondo.

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