Due nuove vittime in Campania e un’altra nel Lazio portano a sei il numero dei decessi legati al virus del West Nile in Italia dall’inizio dell’anno. L’infezione, trasmessa attraverso la puntura di zanzare infette, torna a colpire e l’allerta che viene fatta trapelare è massima. Ma è davvero così pericoloso il virus in questione? O i casi registrati negli anni non ci forniscono un quadro preoccupante? Lo abbiamo chiesto al virologo Matteo Bassetti, che ha smentito la versione che va per la maggiore: “Assolutamente sbagliato fare allarmismi, ecco come stanno le cose e cosa ci dicono i numeri”. Ma è tornato a parlare anche della pandemia, degli errori commessi dal Governo Conte (“ha fatto anche cose buone”) e della sua ritrosia verso il modo in cui l’amministrazione Trump sta gestendo il mondo scientifico.

Dobbiamo preoccuparci?
No. L’anno scorso ci sono stati casi. Parliamo di una malattia che in Italia è presente da circa quindici anni. Abbiamo avuto casi in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, ma sono stati sporadici, localizzati. Se ne parlava, sì, nei contesti opportuni, ma non è mai stato un argomento da prima pagina per una settimana intera. Ora che il focolaio è nel Lazio, e ci sono anche alcuni casi in Campania, sembra che il problema sia improvvisamente diventato enorme. Come se, quando riguarda il Nord o alcune regioni, se ne possa parlare come una delle tante notizie. Ma se colpisce il Lazio, allora diventa la notizia principale. Questo è sbagliato.
Cosa vuole dire?
L’Italia è un Paese unico e indivisibile, e un problema sanitario deve essere considerato serio ovunque si manifesti, non solo quando colpisce certe regioni. L'anno scorso abbiamo registrato circa 400 casi, con un picco nel 2022. Parliamo di febbri importanti, debilitanti. Era già un problema serio, anche se colpiva di più il Nord. Il virus è presente in Italia da tempo, non è una novità. Poi questo tema va affrontato con un approccio strutturato, integrato. Non si può trattare come un problema solo umano: serve il coinvolgimento dei veterinari, degli entomologi, di chi si occupa della disinfestazione. Serve una visione d’insieme. Ora che colpisce anche gli esseri umani, si stanno attivando misure di sorveglianza anche sugli animali e sui vettori: ed è corretto, ma dobbiamo farlo sempre, non solo in emergenza.
Ha visto la pubblicità dell’Autan in cui c’è scritto “protegge da zanzare vettori del virus West Nile”?
Bisogna fare attenzione. Non si deve commettere lo stesso errore che si è fatto con il Covid. Non esiste “il mio disinfettante è migliore del tuo”. I prodotti come l'Autan vanno bene, ma non dobbiamo creare l’idea che ci sia una marca che protegge più delle altre. Il prodotto va associato alla zanzara, non al virus. Il messaggio che sta passando adesso è pericoloso. Sono andato in Regione e la gente mi fermava: “Cosa ne dice della zanzara West Nile?”. Ma non esiste la zanzara West Nile. Esiste la zanzara comune, che può essere infettata dal virus e trasmetterlo. Non è neanche la zanzara tigre in questo caso. Il rischio è che si faccia passare il messaggio che tutte le zanzare trasmettano West Nile, e questo sarebbe un disastro comunicativo.
È quindi sbagliato fare allarmismo?
Assolutamente. I casi attuali sono intorno ai 30-40. Dopo tutto il clamore mediatico, sono stati contati anche casi senza sintomi. Quelli veramente gravi si contano sulle dita di due mani. Siamo in linea con gli anni precedenti. Non bisogna correre al pronto soccorso solo perché si ha la febbre e si è stati punti da una zanzara. Si va al pronto soccorso solo se si è in una zona endemica e si hanno sintomi neurologici: febbre alta, confusione, mal di testa intenso, paralisi. Solo in quei casi serve fare accertamenti.
Cosa si dovrebbe fare in prospettiva?
Quello che spero è che, al terzo anno consecutivo con questi numeri, si sia finalmente imparata la lezione. Serve un piano chiaro: cosa devono fare i Comuni, cosa deve fare la popolazione, cosa devono fare i medici. Ad oggi, questo piano non esiste.

Lei è sempre dato molta importanza alla vaccinazione. E nelle tue ultime dichiarazioni sei stato critico anche nei confronti del governo Trump. Il motivo?
Il governo Trump ha avuto un approccio disastroso sulla salute. Alla fine dei suoi quattro anni, gli Stati Uniti saranno messi male. Basta guardare i numeri del morbillo: è l’anno peggiore da 35 anni. Qualcuno dice: “Robert Kennedy Jr. è responsabile solo da sei mesi”. Ma il pensiero antiscientifico in America viene da molto prima. C'è una parte del Paese, soprattutto legata al trumpismo, a cui non piace il progresso scientifico e tecnologico. E questo è un problema enorme, perché l’America è la locomotiva della scienza mondiale. Se si ferma lei, ci fermiamo tutti. Hanno tagliato i fondi, fanno la guerra alle università, ai vaccini, alle case farmaceutiche. Ma da lì arrivano anche le cure per il cancro, le malattie rare, quelle autoimmuni. È una guerra ai cittadini, in definitiva. Tutto il mondo scientifico americano evoluto, il Nord Est e la California, è schierato contro quella visione. Le università della Ivy League, da Yale a Harvard, sono tutte contrarie. Perché? Perché è più facile controllare masse ignoranti che masse pensanti.
Anche in Italia abbiamo visto come siamo stati controllati durante il governo Conte…
Sì, sono stati commessi errori e tra questi c’è il lockdown troppo lungo, la chiusura delle scuole, quelli sono stati errori clamorosi, con effetti ancora oggi visibili sui ragazzi. Ma alcune cose sono state fatte bene, e bisogna riconoscerle. Dire che tutto è stato un disastro ti mette contro il mondo della scienza e della medicina. È un errore da non commettere. Con il West Nile e tutto quello che sta succedendo, mi piacerebbe vedere un sussulto. Un segnale forte da parte dell’Italia: nella direzione, nella programmazione, nella prevenzione. Vorrei vedere l’Italia partecipare a iniziative internazionali, magari portare qui la sperimentazione o la produzione di un vaccino contro le malattie trasmesse dalle zanzare. Bisogna cambiare passo.
A proposito, cosa pensa della situazione a Gaza? E dei recenti episodi di antisemitismo?
Quello che alla gente arriva è che a Gaza Israele non si stia comportando come dovrebbe e quindi riversa l’odio sul popolo israeliano e la loro religione, ma è sbagliato perché bisognerebbe saper scindere le due cose. La politica di Netanyahu a Gaza è totalmente sbagliata perché ha risposto alla violenza con la violenza, per cui, da Cattolico, ciò non lo tollero. Ma non vanno nemmeno bene gli attacchi contro gli ebrei, per cui tutta la solidarietà possibile alle persone a Gaza e dall’altra condanna ferrea e ferma contro antisemitismo.