“È stato aperto un procedimento disciplinare nei miei confronti da parte dell’Ordine dei giornalisti del Veneto di cui, per il momento, faccio ancora parte”. Inizia così l’ultimo video del giornalista Matteo Gracis, fondatore della rivista Dolce Vita e firma de L’indipendente: “Il motivo è che in alcuni video sul mio canale YouTube ho offeso apertamente a più riprese, in più occasioni e in maniera convinta, alcuni dei miei colleghi giornalisti del mainstream che, per quanto mi riguarda, e colgo l’occasione per ribadirlo, non sono giornalisti, bensì cortigiani, mercenari e zerbini. Nei video in questione non ho mai insultato gratuitamente ma al contrario ho sempre argomentato il motivo dei miei attacchi nei confronti di quei pennivendoli che puntualmente hanno raccontato e raccontano versioni dei fatti completamente distorte e strumentalizzate”. Da anni Gracis ha portato avanti un lavoro di “controinformazione” su vari temi, dal transumanesimo (che sarebbe già realtà) alla guerra in Medio Oriente. E ancora il Covid, la guerra in Ucraina. In un suo testo pubblicato il primo gennaio 2024, Gracis invita alla “vera ribellione” così: “In una società decadente come quella in cui ci troviamo a vivere, la più grande forma di ribellione che si possa mettere in atto è… essere edificanti. In un sistema che va a pezzi, andare contro corrente significa costruire”. Ma cosa succede se attiri l’attenzione dell’Ordine? Per Gracis, tuttavia, il procedimento dimostrerebbe in modo palese un doppio standard “a partire dalla pandemia e da tutto quello che ne è seguito, in cui abbiamo visto trionfare proprio attraverso i mass media l’imposizione del pensiero unico a discapito del pensiero critico, del beneficio del dubbio e del giornalismo di inchiesta, quello vero, quello fatto di domande”. Fa alcuni esempi, come il caso dell’invasione russa, “una guerra combattuta per procura dagli Stati Uniti d’America attraverso la Nato e in cui l’Ucraina e l’Europa, Italia in primis, sono le vittime sacrificali. Verità questa che la maggior parte dei giornalisti italiani, difesi con veemenza dall’ordine, non hanno mai detto né scritto, perché appunto sono dei ciarlatani fatti e finiti”.
“Caro ordine dei giornalisti, e non solo veneto ma nazionale, siete ridicoli. È da anni che cosiddetti autoproclamatisi professionisti dell’informazione fanno tutto tranne che giornalismo. Le bufale e le falsità che gli iscritti al vostro ordine hanno divulgato negli ultimi anni sono scandalose e sotto gli occhi di tutti. Da mappe di giochi da tavolo spacciate per basi militari a scene di film hollywoodiani fatti passare per dirette reali. Giusto per citare due esempi. Ma la narrazione dei media italiani è vergognosa, fazione, falsa e distorta su qualunque tema e argomento. Il massacro, il genocidio, la strage in corso a Gaza da mesi: nessuno ha nemmeno la decenza di definirla come tale. E continuano a chiamarla guerra, anche in questo caso distorcendo completamente la realtà”. L’attacco è tanto deciso quanto chiaro: un procedimento disciplinare quando poi si permette tutto questo? A essere attaccata, sembra implicare il discorso di Gracis, sarebbe la libertà di espressione, il vero giornalismo, quello scomodo. Quello, per intenderci, di Wikileaks: “E a proposito di giornalismo: le vicende del più grande giornalista del ventunesimo secolo, Julian Assange, un eroe perseguitato e torturato perché ha svelato il mondo i crimini del governo americano, sono completamente assenti, nascoste, censurate dal muro di omertà, silenzio e indifferenza della stampa italiana”. L’esempio più recente, oltre a Gaza, è tuttavia Sanremo 2024, dove la vittoria di Geolier al televoto è stata ribaltata dalla sala stampa che ha, al contrario, premiato Angelina Mango: “Anche su questioni meno rilevanti il comportamento degli scribacchini che voi definite giornalisti è ignobile e spregevole. Di recente abbiamo assistito all’ennesimo teatrino misero in cui proprio la Sala stampa del noto Festival della canzone italiana ha ribaltato il risultato finale nonostante i voti dei telespettatori, prendendo parte a quella che a questo punto, per quanto mi riguarda, si può definire una vera e propria truffa legalizzata. E a proposito di quel servizio osceno: la Rai, servizio pubblico pagato dai contribuenti, viene continuamente utilizzata per scopi politici e oggi più che mai per una propaganda becera, sfacciata e disgustosa. In tutto questo, caro ordine dei giornalisti, io non dovrei inveire contro i miei colleghi per le loro malefatte, perché non è deontologicamente o politicamente corretto. Ma andate a fare in cu…”