Il servizio pubblico televisivo “ridotto a megafono del governo”. È questa la denuncia dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della tv di Stato. Ministri e sottosegretari, infatti, non avranno alcun limite di tempo nei programmi, purché quel che dicono sia riferito all’attività istituzionale. Un tema che sta suscitando grandi polemiche. Abbiamo chiesto al giornalista Michele Santoro, che si candiderà alle elezioni Europee con la sua lista “Pace, terra e dignità” cosa ne pensa. C'è un bavaglio all'informazione? Le responsabilità sono da imputare al governo di Giorgia Meloni? O anche alla crisi generalizzata del giornalismo? E come si pongono in questo contesto Marco Travaglio con Il Fatto Quotidiano o Maurizio Molinari con Repubblica? E gli abbiamo chiesto anche un'opinione sui presungi giornalisti pro-Putin e della fosca situazione internazionale.
La libertà di stampa nel nostro Paese è tutelata?
Stiamo arrivando a un punto basso nella vita del servizio pubblico. Ovviamente questa non può essere considerata come una responsabilità solo di questo governo, ma anche di quelli che lo hanno preceduto. È pur vero che un livello così basso nell’offerta della Rai non era mai stato raggiunto in precedenza. Ma queste modifiche alla par condicio danno la sensazione che si voglia trasformare quello che è già un potere enorme che ha il governo sull’informazione Rai, in uno strapotere. Si dà quindi il via libera al governo per tutte le sue comunicazioni.
Ma lei non è mai piaciuta la par condicio...
No, l’ho sempre considerata una legge sbagliata e continuo a considerarla tale. Piuttosto che darle questa versione caricaturale tanto varrebbe eliminarla.
Perché negli anni precedenti non c’era questa polemica in merito alla lottizzazione della Rai, e ora ci sono politici che fanno i sit-in a Viale Mazzini?
È vero, la Rai è sempre stata lottizzata, ma la lottizzazione di trent’anni fa non era quella di oggi.
Perché?
Prima di tutto perché la lottizzazione rispondeva a diverse visioni del mondo, e i partiti avevano una certa forza culturale che quelli attuali non hanno, e personalità anche autonome rispetto a rigide posizioni ideologiche. Questo familismo imperante di oggi è un'altra cosa. C’è uno schieramento quasi militare dell’informazione. Si viene scelti per la vicinanza personale che si ha rispetto a chi comanda.
Familismo?
In questo momento le voci differenti in Rai sono veramente ridotte.
Se fossimo in un regime così pericoloso però avrebbero chiuso una trasmissione come Report.
Quindi dobbiamo chiudere anche Report per capire che c’è una censura? Mi sembra al di fuori del mondo, visto che è l’unica oasi di libertà rimasta. Se però vogliamo chiudere anche quello...È stato fatto un sondaggio secondo cui la stragrande maggioranza degli italiani, inclusi quelli di centrodestra, si rende conto che c'è censura. Sempre meno conduttori di rilievo, sempre meno autonomia. C'è grande carenza nell'offerta Rai.
Esempi?
Fabio Fazio è andato via e la stessa Lucia Annunziata. La qualità si sta abbassando o no?
Sarebbe possibile oggi sua trasmissione Servizio Pubblico in cui c'erano Berlusconi e Travaglio a confronto?
In questa televisione non è possibile un programma come quello. Devasterebbe gli equilibri stabiliti.
E la carta stampata in che situazione è?
Di debolezza. Non riesce a fare da contraltare all’informazione televisiva. Prima i giornali erano molto più forti e potevano esercitare una forma di controllo anche sull’informazione televisiva.
E oggi?
Questo non c’è perché i giornali sono deboli e sono in crisi di copie, di vendita e di influenza. Questo sia a destra che a sinistra.
Non sarà che sono diventati gli house organ dei partiti? Basti pensare al Fatto Quotidiano.
Non sono convinto che il Fatto Quotidiano sia un house organ, anche se c’è una vicinanza molto forte tra la linea di quel giornale e il Movimento 5 Stelle. Ma qui siamo di fronte a una logica che è ancora quella del giornale protagonista, che fa delle scelte non subalterne, cosa che invece non si può dire gli altri. Si può criticare Il Fatto Quotidiano perché non si condivide la sua linea, ma non è schiavo della politica dei 5 Stelle, anzi...
Forse è il contrario: è Il Fatto che detta la linea dei 5 Stelle.
Diciamo che può influenzare la linea del Movimento 5 Stelle. Un po’ come Repubblica di Scalfari: giornali-partito. Oppure Il Giornale di Indro Montanelli, che aveva un punto di vista politico forte, non dettato dall’esterno.
Mancano quei giornalisti? Quelle figure che non cedono al volere del singolo partito?
Se guardo all’involuzione di Repubblica, mi rendo conto che ha completamente tradito il suo pubblico. Ha scelto di dipendere da interessi esterni rispetto ai propri interessi editoriali, e non tiene conto dell’orientamento dei suoi lettori.
Si sta riferendo alla posizione sulla guerra tra Israele e Palestina?
Non solo, anche alla linea della guerra in generale. Per cui non si può più dire che Repubblica interpreti il suo mondo, quello che una volta era il mondo di Scalfari.
Julian Assange è un grande giornalista o un disonesto? Si è preso le sue responsabilità? Secondo Biloslavo, che ha parlato a MOW, no.
Siamo tutti debitori ad Assange per il suo lavoro. Poi questo lavoro sarà anche pieno di difetti o pecche, ma lui sta pagando per aver dato informazioni che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute. Questo è l’aspetto principale.Sarà anche criticabile, ma lui sta pagando per i suoi meriti.
A proposito di giornalisti, come mai vengono fatte le liste dei giornalisti pro-Putin in cui lei rientra? Che senso ha?
Perchè etichettandoli di evita di affrontare i problemi che pongono. Di confrontarsi con le idee. Sono uno dei pochi giornalisti che può vantare di aver parlato dei massacri di Putin in Cecenia, non credo ce ne siano tanti altri che lo hanno fatto. Tanti che adesso criticano Putin non si sono neanche sognati di criticarlo in precedenza. Comunque, già ci hanno cacciato dall’informazione mainstream, poi ci etichettano come nemici filoputiniani. Manca solo che ci sparino.
È possibile essere pro-pace e al tempo stesso non essere pro-Putin?
Certo che è possibile. Io sono per l’indipendenza dell’Ucraina e per la sua integrità, perché devo essere considerato pro-Putin? Inutile metterci una stella sul petto, chiamata putinismo, cime i nazisti la mettevano agli ebrei. Ti indicano così per farti fuori.
Ma allo stato attuale come si potrebbe, concretamente, realizzare la pace? Poniamo che lei sia Trump dopo la vittoria delle elezioni e che si metta a sedere a un tavolo con Putin. Cosa gli concederebbe? E in cambio di cosa?
Non me ne frega niente di essere Trump. Io sono italiano e la prima cosa che vorrei per realizzare la pace è che il mio paese uscisse dalla guerra, come impone la sua Costituzione. Quest’ultima è stata violentata, ignorata e viene continuamente seppellita da questa guerra. La nostra Costituzione ci impone di non inviare armi e di non partecipare a un conflitto come quello che sta avvenendo tra l’Ucraina e la Russia. Ma noi abbiamo tradito la nostra Costituzione.
Che fare allora?
Prima di tutto andrebbe ripristinata la Costituzione secondo l'articolo che ripudia la guerra.
Ma poi nel pratico come avviene tutto ciò? Chi è che dovrebbe alzare bandiera bianca?
La bandiera bianca qui la devono alzare tutti, sia gli ucraini che i russi che gli americani, altrimenti la pace non si ottiene.
Difficile però che Putin lo faccia.
Per me come ha detto Papa Francesco lo devono fare tutti, soprattutto i più forti. Detto ciò, una volta che il nostro paese è uscito dalla guerra, può svolgere un ruolo fondamentale a livello internazionale. Siamo la sede di un grande movimento pacifista, la sede che ospita il papato sul proprio territorio, per cui possiamo svolgere un ruolo di intermediazione. Come paese pacifico abbiamo un grande ruolo, ma come paese che manda le armi non contiamo niente, siamo solo una ruota di scorta degli americani.
Non la stupisce il fatto che proprio il Papa abbia tentato una mediazione e non sia andata in porto? Come possiamo pretendere che dove il Papa ha fallito Giorgia Meloni riesca?
Però ci ha provato, cosa che il nostro governo non ha fatto. Come fai a fare una mediazione se stai sparando addosso a qualcuno? Giorgia Meloni non sta facendo un tentativo di mediazione, sta mandando armi. La Meloni è in guerra solo che voi lo volete ignorare; quindi, come fa a mediare se sta combattendo sulla pelle degli altri?
È per questo che ha deciso di candidarsi con la sua lista "Pace, terra e dignità" alle prossime elezioni Europee?
Sì, perché c’era e c’è un’opinione pubblica molto vasta contraria alla guerra, che però non trova il coraggio e la forza di esprimersi. Noi siamo un taglio su una tela compatta, siamo il tentativo di far emergere quest’opinione pubblica. Potremo essere pochi o molti, ma siamo comunque determinati a squarciare questa tela. E stiamo cercando di farlo.