Prima di entrare in studio da Giovanni Floris, Michele Santoro si guarda allo specchio e studia attentamente la mimica facciale da utilizzare per una battuta di dubbio gusto su Giorgia Meloni. Poi chiama uno dei suoi amici più cari, Giorgio Armani, per chiedergli il consenso di citare una sua considerazione sulla nostra presidente del consiglio. Appena Armani gli dà il consenso con il suo tipico aplomb, Santoro fa il suo ingresso in studio ed esordisce con: “Il mio amico Giorgio Armani dice che, essendo Giorgia Meloni una donna, ha avuto troppa fretta di mettere sul tavolo gli attributi. Ecco perché li ha poi sfracassati con una martellata”. Grazie a Michele Santoro per aver sottolineato che la Meloni è una donna. E che, per questo, ha sentito il bisogno di dimostrarsi “uomo” con gli attributi. Peccato che la troppa fretta, Meloni tapina, l'abbia spinta a “sfracassarseli” sul tavolo. Floris appare interdetto. Prima accenna a un ridolino isterico, poi slitta immediatamente al primo argomento serio dell'ospitata. Ma Santoro non ne vuole sapere e accenna a una vecchia conversazione avuta con Silvio Berlusconi: “A oggi mi tocca dare ragione a Berlusconi, quando mi fece notare l'inadeguatezza di Meloni al governo”. A quel punto si lascia andare a tutta una serie di commenti sulla politica interna ed estera applicata dalla Presidente del consiglio. A partire dal fatto che Meloni si sarebbe fatta economicamente mangiare dai Mario Draghi, che l'avrebbero masticata e poi “sputata”, per finire con la sua sottomissione al presidente americano Joe Biden e alla sconfitta alle elezioni in Sardegna, con una coalizione che aveva ricevuto sei punti abbondanti (ben più dei suoi avversari). “Ieri ho riflettuto su quanto abbiamo dovuto penare per conoscere i risultati delle elezioni in Sardegna. Sotto questo punto di vista, noi siamo un paese del terzo mondo”, ha aggiunto. Eppure, Santoro, a livello pubblicitario siamo, senza dubbio, un paese di primo mondo: lo dimostra il fatto che Floris, dopo una serie di indicazioni mute date in labiale, abbia dedicato mezza inquadratura all'app della sua special guest.
La cosa che fa più sorridere è che Santoro sembri inconsapevole di tutto questo. E, anzi, che nel mentre continui a parlare della Todde come un “simpatico donnino”, quindi messa su quella poltrona non per altre doti, tra cui ingegno e ars oratoria, ma esclusivamente per via della sua “simpatia”. Spazio poi alle dichiarazioni di Emmanuel Macron sul probabile intervento diretto delle truppe occidentali per mettere fine al conflitto russo-ucraino: “I nostri telegiornali stanno derubricando tutto questo a una bazzecola. Quando, in realtà, Macron è uno dei più importanti leader europei che ha quasi fatto una dichiarazione di guerra alla Russia. Biden ha subito preso le distanze da queste dichiarazioni, è vero. Mentre la Meloni poco tempo fa disse che avremmo sostenuto l'Ucraina per altri dieci anni. Dieci anni, ci rendiamo conto? Il punto che a molti sfugge è che non dobbiamo rimanere né schiavi del debito né schiavi della guerra”. Sempre rimanendo in tema di Ucraina, Santoro muove una considerazione sul capo dei servizi segreti ucraini: “Dopo una settimana che strombazziamo notizie su Aleksej Navalny, perché adesso i nostri telegiornali non danno risalto pure alle parole dette dal capo dei servizi segreti del signor Volodymyr Zelensky, che ha rassicurato tutti sul fatto che Navalny sarebbe morto per cause naturali?”. Anche se Floris cerca di spostare si nuovo l'attenzione sulle elezioni (e su un Matteo Salvini che all'epoca fece propaganda su “massimo due mandati anche per la Lega”), Santoro si rifiuta di ribattere: “Floris, devo essere sincero? A me dei voti e dei seggi non importa assolutamente nulla. Mi importa che il Tg1 abbia dedicato venti secondi a quello che ha detto Macron. Gli Italiani sono disinformati. Noi siamo in un sistema di guerra. È il momento di accorgersi che, se non usciamo dalla guerra, non usciremo mai dal debito”. Il momento più alto dell'intervista di Floris a Santoro si raggiunge quando viene pronunciata la parola “fascismo”. E, dato che il concetto di fascismo porta con sé tutta una serie di spietate limitazioni alla libertà collettiva, Michele Santoro si infiamma: “All'epoca del fascismo ci si vantava dei treni in orario. Adesso invece ci si vanta di impedire a dei liceali di circolare liberamente”. Critica le forze dell'ordine che “si muovono contro dei ragazzini”, a riguardo delle ultime notizie che hanno visto l'opinione pubblica schierarsi chi a favore chi a sfavore dell'intervento “manganelliano” contro i manifestanti. La conclusione dell'intervento di Santoro si muove sempre sullo stesso asse: il fascismo, l'inadeguatezza governativa, un attacco a Zelensky e alla gestione del conflitto in Ucraina. Questi tre punti sono circolari, nel discorso di Santoro. Tornano e ritornano in tutta la mezz'ora d'intervista che Floris gli dedica in trasmissione, nonostante il conduttore cerchi di affrontare anche temi all'ospite “scottanti”. Il risultato è un Michele Santoro tiepido su argomenti di interesse pubblico e infiammato sulla politica estera portata avanti dalla maggioranza. Eppure, quella scintilla nei suoi occhi la si vede solo quando Floris accenna al discorso dei pro-putiniani e della famosa lista nera di Zelensky & Co: “Signori miei, se ogni volta che si parla di Putin si sente la necessità di definirlo un mostro, allora che valore ha informazione che stiamo dando ai nostri cittadini?”.