Leggendo i giornali italiani in questi giorni siamo finiti in un immaginario distopico fatto di virgolettati spaventosi e prospettive di futuro terrorizzanti: Facebook e Instagram vogliono davvero lasciare l'Europa? Il problema del trasferimento dei dati è diventato così grande da non essere più affrontabile? Chiara Ferragni sarà costretta a condurre un programma di televendite su Telelombardia per pubblicizzare i nuovi prodotti della sua collezione?
Macché, come (quasi) sempre ciò che riguarda Facebook, Instagram, Meta e il loro creatore - il terribile Mark Zuckerberg - sembra destinato a cambiare per sempre le nostre vite. Anche perché, inutile nasconderlo, già ci è riuscito parecchie volte. Ha cambiato il nostro modo di comunicare, di fotografare, di condividere, di commentare e d'interagire. Perché allora non potrebbe farlo di nuovo? Togliendoci qualcosa di così effimero ma così fondamentale per il business, le reti di collegamento e la vita di tutti i giorni di ognuno di noi?
Il terrore che l'impero possa cadere si è quindi trasformato in uno dei grandi temi da Caffè di Gramellini sul Corriere, mentre oscilla tra la paura di un "down" dei social (ve lo ricordate quello dello scorso ottobre? Un blackout da psichiatria generale di quasi 7 ore) e un gusto un po' perverso del non sapere che cosa ne sarà di noi senza una perenne connessione telematica.
Non sorprende quindi che una notizia come quella uscita sui giornali in questi giorni, che ventilava l'ipotesi di un "addio a Facebook e Instagram in Europa" abbia fatto impazzire tutti. Dai normali utenti agli influencer che con le stories pagano l'affitto e lo stagionale viaggio a Dubai, passando per giornalisti ed esperti di comunicazione.
Il tutto nasce da un problema nei protocolli regolamentari sul rispetto degli standard dell'Unione Europea sul trasferimento dei dati dei cittadini europei verso mercati terzi, quindi in questo caso quelli statunitensi di Meta. Una problematica che realmente coinvolge Facebook, Instagram e gli sviluppi futuri dei social (e dei nostri dati personali) in Europa ma che, come già successo in passato con il Safe Harbour e con il Privacy Shield, troverà sicuramente un accorto con gli States, come ampiamente spiegato nella smentita fatta ufficialmente da Facebook.
Ma da dove arriva quindi, quella valle di virgolettati, dichiarazioni e sentenze che abbiamo letto sui giornali? Principalmente dal rapporto annuale inviato da Meta alla Security and Exchange Commission americana, in cui leggiamo: "Se un nuovo quadro normativo sul trasferimento transatlantico dei dati non verrà adottato e non saremo capaci di continuare a fare affidamento sulle SCC o altri metodi alternativi per il trasferimento dei dati dall'Europa agli Stati Uniti, probabilmente non riusciremo a offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più significativi, tra cui Facebook e Instagram, in Europa, il che potrebbe influenzare materialmente e negativamente il nostro giro d'affari, le condizioni finanziarie e il risultato delle operazioni".
Una questione legislativa obbligatoria, inserita all'interno del piano annuale per questioni che ben poco hanno a che fare con la catastrofica premonizione di un addio dei social in Europa. All'interno dello stesso documento infatti si parla anche della possibilità del "fallimento di uno dei nostri prodotti" perché in questo piano annuale Meta è obbligata a indicare tutte le fonti di preoccupazione che possono modificare l'andamento dell'azienda, ma non per questo motivo Zuckerberg avrebbe intenzione di far fallire Instagram o WhatsApp.
A sorprendere però - anche se in realtà non così tanto - è che un virgolettato come quello appena indicato possa essere stato velocemente trasformato in tanti altri piccoli virgolettati dai tratti sempre più catastrofici, arrivando a costringere Facebook a una smentita ufficiale. Virgolettati che dovrebbero - seguendo le regole base della lingua italiana - riportare a frasi effettivamente dette o scritte ma che invece non rimandano proprio a nulla. Nessuno ha mai pronunciato le parole: "Via Facebook e Instagram dall'Europa" come scritto da RaiNews o "Facebook e Instagram via dall'Europa", come troviamo sul Corriere della Sera e in molte altre testate.
La smentita ne è una prova ma il risultato di quanto successo non cambia la sostanza: una notizia che avrebbe potuto farci realmente meditare sui problemi che Meta sta avendo con il tracciamento dei dati, soprattutto da quando Apple ha iniziato a chiedere ai propri utenti se desiderano essere tracciati o meno all'interno delle app che utilizzano, è stata invece bruciata con la velocità di una notizia esagerata, subito smentita come la meno riuscita tra le fake news.