È impossibile non volere bene a Giovanni Storti. Su questo, sarebbe fin troppo facile metterci la firma. Giovanni, Aldo e Giacomo (che strano invertire l'ordine, però) hanno fatto ridere più di una generazione. La sua carriera è stata principalmente orientata a far stare bene le persone, nessuno lo può mettere in dubbio. Non c'è nemmeno bisogno di cercare su Google, per sapere cosa ha fatto nella vita: i suoi personaggi ce li abbiamo ancora nel cuore. Gli acrobati bulgari, Nico e i sardi, il signor Rezzonico della televisione svizzera con il suo "tutto è bene ciò che finisce bene", il dj Johnny Glamour, e chissà quanti altri ancora. Gli spettacoli teatrali: il grande Pdor, figlio di Kmer. I film. Tre Uomini e una Gamba fu epocale e meriterebbe un approfondimento a parte. Ma tutto questo preambolone avrebbe soltanto la metà del suo significato, se non parlassimo anche di quello che sta facendo oggi, Giovanni Storti. In realtà continua a fare quello che ha sempre fatto, far stare bene le persone, ma nell'ottica di una prospettiva più lunga, e di una cornice più ampia. Dal lockdown in poi, Giovanni si è dedicato a curare l'habitat delle persone: il pianeta. Lo ha fatto nel modo più coerente e adatto, cioè parlando del rapporto tra l'umanità e la natura, ma non in termini analitici o generalizzanti. No, Giovanni Storti interviene sull'Antropocene in maniera induttiva, partendo dalle piccole cose, le azioni quotidiane, mostrando l'impatto di ciò che facciamo tutti i giorni sul pianeta. E se ascoltassimo davvero Giovanni, la terra non sarebbe più soltanto un'entità geologica e astrale sulla quale si è sviluppata una specie in qualche modo assurda che la ha colonizzata, ma potrebbe essere davvero un mondo, nel senso di un tutto seriamente condiviso che è più della somma delle sue parti. Esageriamo? In realtà no, ma per scoprirlo vi portiamo a fare un giro sul profilo Instagram di Giovanni Storti.
Giovanni Storti ha una casa in mezzo alle colline piemontesi. Siamo a Vignale Monferrato, zona vinicola per eccellenza. È da qui che ha deciso di condividere, con il suo milione di follower, la sua passione per la natura. Mobilità sostenibile, risparmio idrico, cura delle piante, amore per gli animali: nella vita social del comico, tutto ruota intorno alla natura. Una sorta di documentario, fatto da un personaggio che anche se parlasse di Heidegger non vi romperebbe comunque i marroni. Anzi. Giovanni ci racconta le lumache, i cinghiali, le fioriture, le potature. Ci spiega come riciclare l'acqua di cottura della pasta, come risparmiare acqua, come non disperdere le microplastiche, e molto altro. Un Alberto Angela col nasone e i baffi. Lo zio sorridente di Greta Thunberg. Ma il suo, a differenza di molti altri attivisti social, non è solo un impegno a favore di fotocamera anteriore dello smartphone. Non ci ha messo solo la faccia, ma tutto sé stesso. È sceso in piazza a Milano per il problema delle buche e per salvare i giardinetti intitolati a Lea Garofalo. Ha partecipato a "Prospettiva Terra", un progetto coordinato dal professor Stefano Mancuso, per posizionare trecento sensori sugli alberi, in modo da monitorare il loro stato di salute e l'assorbimento di Co2. È impegnato nella riforestazione, attraverso la realizzazione di una food forest in Piemonte. È socio di Green Media Lab, con la quale ha realizzato, sempre con il Professor Mancuso, la Fabbrica dell'aria, un sistema di filtrazione botanica che utilizza le piante per purificare l'aria dagli inquinanti. Ma mettiamo il piede in quella rientranza a forma di vertebra di moffetta, e veniamo al dunque.
Aristotele, scarpinando per Atene, decise di aprire il suo trattato sulla Politica con questo ragionamento: ogni città è una comunità, e ogni comunità si costituisce in vista di qualche bene (o ciò che a essi sembra un bene), e la comunità che comprende in sé tutte le altre, tenderà al bene più importante. È quest'ultima, diceva Aristotele, quella che si chiama città, o comunità politica. Ora il mondo è leggermente cambiato, non di molto, davvero, ma la comunità politica è andata sicuramente oltre i confini della città. Guerre a parte, la comunità è il pianeta intero. Siamo tutti interconnessi, anche se spesso abbiamo nel cervello le scimmie urlatrici, e tendiamo a dimenticarcelo. In un mondo ideale, però, chi fa politica dovrebbe occuparsi di operare in vista di un bene, che sia importante per tutta la comunità. Senza troppi giri di parole, cosa serve alla politica? Competenze pratiche, capacità divulgative, interesse pubblico. Cercare il bene di tutti, dell'ambiente, del pianeta. Animali e piante inclusi. Da questo punto di vista, chi potrebbe essere più pattagarroso, politicamente parlando, di Giovanni Storti? Lo chiediamo qui, con la sicurezza di un plebiscito: Giovanni Storti ministro dell'ambiente. Niente partiti, ci basta il suo nome. Senza sigle né ideologie, né lobby, né interessi economici. Giovanni Storti ministro dell'ambiente. Come direbbe Johnny Glamour, fafafafafa-facciamo una petizione? Giovanni sta facendo davvero politica, nel senso originale del termine. Si sta prendendo cura della città, che ora è diventata un mondo, e nel mondo che vorremmo noi ci sarebbe lui, al Ministero dell'Ambiente, magari con il Professor Mancuso. Giovanni ministro. Lo diciamo con la sicurezza che nessuno potrebbe corromperlo con una sigaretta, e nemmeno con il pacchetto. Basta con la politica a una gamba sola che il nostro falegname, con trentamila lire, farebbe meglio. Per l'ultima volta: Giovanni Storti, ministro dell'ambiente. Punto.