Nei loro angolini protetti, in attesa di morire dalla parte del giusto e del buon senso, conigli mannari diffondono “la non notizia” con tanto di video di Adriano. Il calciatore di quell’Inter che sfondava le reti e che ora pare si sfonda di alcol nel quartiere di Rio De Janeiro, dove è nato e cresciuto e dove ha visto uccidere suo padre 'a rate' (una pallottola in testa che lo tenne in semivita per dodicini anni, come da tragica prassi per chi consuma la propria esistenza in quel di Vila Cruzeiro). Ovviamente si sottolinea che quei secondi di degrado immortalati nel video diventato virale sono ambientati in una “favela”. Questo serve a indicare che Adriano trascorre lì le sue giornate, segno di una probabile ricaduta. Come se poi fosse una colpa tornare alle proprie radici e magari addirittura non avere più i soldi di prima, quando tutti ti leccavano il c*lo, a cominciare dalle stesse iene che ora se la ridono. Articoletti crudeli, firmati con delle anonime iniziali da scribacchini addetti al clickbait per i quotidiani nazionali in crisi, costretti a sguazzare nel luridume di quei social che per primi giudicano e biasimano.
Ogni volta si appunta l’ex campione di turno in difficoltà, per il godimento dell’infinitesimale plebaglia che legge e condivide la “notizia”, con commenti altrettanto crudeli, perché il branco impone che tu sia esponenzialmente disumano per ottenere dei like da centinaia di simili che anestetizzano il loro fallimento, linciando digitalmente l’ennesima celebrità che finalmente crolla. Adriano e quella sua faccia da bambino gigante, triste e sempre pronto a sorprenderti con quel sorriso ancora vivo e in cerca di un abbraccio, come quando la sua arte balistica gonfiava le reti da distanze siderali, facendo esplodere di gioia primordiale curve e tifosi. Salviamoci dal perbenismo che sempre più germina dai nostri social, dai nostri alter ego. E offriamo comprensione a chi, inciampando, dimostra ancor di più di essere umano, proprio come tutti noi, a prescindere dalle luci e dai fasti del passato. E ricordiamoci che chi si afferma grazie al proprio primordiale talento viene esposto come una effigie da adulare, pagando un prezzo che nessun ingaggio riuscirà a colmare.
E dunque chi è senza peccato scagli il primo bicchiere, lo Xanax e tutta la chimica ingurgitata, per non precipitare nell’abisso psichico che lo specchio ci regala, quando ci accorgiamo che siamo soli e senza più una causa. Evviva Adriano che ci ha regalato magia in campo e gossip dall’Hollywood, impregnato di umori e alcol, evviva Adriano che ha avuto soldi, belle macchine e successo, campione a cui non si concede la plateale libertà di affrontare la caducità della nostra esistenza come gli pare. Evviva Adriano Imperatore, con la “I” maiuscola per sempre nerazzurra. Bevi, ridi, ubriacati e cadi: sarai sempre più in alto dei pusillanimi che ora ti giudicano e che mai saranno grandi come te.