Nel suo ultimo libro Dinasty, Mario Giordano offre un ritratto senza filtri di Carlo De Benedetti, l’imprenditore noto come “l’Ingegnere”. Con uno stile incisivo, Giordano non risparmia critiche all’ex capitano d’industria, delineando la sua carriera come una serie di fallimenti mascherati da successi temporanei. L’autore descrive l’ascesa e il declino della famiglia De Benedetti, mettendo in luce come l’impero costruito dal patriarca sia ormai in decadenza, con i figli che “governano sui resti di quello che avrebbe potuto essere un impero, e invece si è rivelato soltanto una promessa mancata”.
Giordano analizza l’impresa De Benedetti, a partire dalla Cir, la società che controlla i patrimoni della famiglia, e nota come siano rimaste attive solo due aree di business: le strutture sanitarie della Kos e la componentistica per auto della Sogefi. Tutto il resto è stato venduto o liquidato. Eppure, secondo Giordano, nonostante i “soldi tanti, di industria quasi nulla”, il nome di De Benedetti non è mai riuscito a essere associato a qualcosa di duraturo e significativo. L’autore scrive, infatti: “L’Ingegnere è entrato e uscito da ogni settore industriale, senza mai costruire nulla di importante. Senza mai creare qualcosa che sia durato nel tempo”.
Un aspetto cruciale del libro è il racconto del fallimento della sua avventura nei giornali. L’Espresso e Repubblica, che erano la sua “vera passione”, sono finiti fuori dal controllo della famiglia, con Giordano che commenta amaro: “Anche il tesoro di carta, alla fine, si è rivelato soltanto carta straccia”. La vendita dei giornali a John Elkann, nipote degli Agnelli, è stata il punto di rottura che ha scatenato una guerra ereditaria tra padre e figli. Secondo l’autore, l’Ingegnere avrebbe accusato i suoi eredi di non essere in grado di gestire l’impero di carta, un’accusa che, ovviamente, ha innescato una risposta altrettanto dura da parte dei figli.

Giordano ripercorre poi le varie difficoltà che hanno segnato la carriera di De Benedetti, dai fallimenti aziendali alle sue incursioni nel mondo della finanza e delle telecomunicazioni. L’Ingegnere, secondo l’autore, è stato un personaggio che ha saputo accumulare ricchezza, ma senza mai davvero lasciare un segno profondo nel panorama industriale italiano. L’autore scrive: “Non c’è settore in cui Carlo non si sia cimentato. E non c’è settore da cui non se ne sia andato. A volte con le ossa rotte, a volte con le tasche piene”.
Nel suo libro, Giordano non manca di sottolineare anche un lato più controverso della vita di De Benedetti, fatto di alleanze e scontri, tra cui le vicende legali, come la condanna per falso in bilancio legata alla gestione della Olivetti. Giordano ricorda anche le parole dell’imprenditore: “Era una cosa irrilevante finita in nulla. [...] Non ricordo.”. Una dichiarazione che, secondo Giordano, dimostra come De Benedetti abbia sempre gestito la sua immagine pubblica cercando di minimizzare le controversie.

