Nessuno si è accorto di niente fino alle 7 del mattino, quando la signora delle pulizie ha aperto la porta e si è trovata davanti il fuoco. La segretaria dello studio è fissata, spegne sempre tutti gli interruttori, stacca tutte le spine, in particolare quella del bollitore, prima di andare via la sera. Nessuno si è accorto di niente fino a quando non è arrivata la signora delle pulizie che ha aperto la porta dello studio di produzione 42° Parallelo e si è trovata davanti delle fiamme altissime che hanno addirittura fuso i tubi di rame della climatizzazione dentro il muro. Nessuno si è accorto di niente. Ci sono una quindicina di persone al piano di sotto e quando la signora ha lasciato la porta aperta dell’ufficio in fiamme, come indicatole dai pompieri al telefono, l’edificio di Piazza Repubblica n° 14 si è subito riempito di fumo. Il volume del fuoco era così elevato che adesso è difficile ricostruire la dinamica precisa dell’incendio e della sua propagazione, ci racconta Mauro Parissone, il produttore a capo dello studio già autore del programma “Ossi di Seppia” per la Rai, e in ultimo di “Magma”, il documentario sull’omicidio di Piersanti Mattarella, andato in onda domenica scorsa su La7, tre giorni dopo che lo studio e l’archivio della casa di produzione romana andassero completamente a fuoco. Strano, perché sono molte le cose che girano intorno all'omicidio Mattarella, fratello del nostro presidente della Repubblica, e che provocano scompensi ancora oggi. Guardate l'attentato a Ranucci. Una delle prime piste emerse collegava proprio le inchieste del giornalista di Report sui casi Mattarella e Moro. E propio nei giorni dell'incendio tornava fuori la storia del guanto del killer, con l'arresto di Filippo Piritore. L'ex prefetto, infatti, è stato accusato di depistaggio. Durante le indagini sull'assassinio dell'allora presidente della regione Sicilia, la prova fondamentale, il guanto del killer, svanì nel nulla, probabilmente a causa proprio di Piritore, che adesso, a distanza di quarant'anni, ha fatto confusione rispetto alle sue precedenti dichiarazioni rivelando un suo coinvolgimento nella sua vicenda. Lo studio di produzione romano, si era già occupato in passato dei cold case più pesanti per la nostra repubblica, come ad esempio la strage di Capaci, in cui morì Paolo Borsellino - con la la docuserie in due puntate "I ragazzi delle scorte" e "Dia 1991" - ed è davvero impressionante il tempismo dell'incidente se accostato al fatto che la docuserie "Ossi di Seppia", sempre firmata da 42°Parallelo sia stata di recente chiusa e abbandonata dalla Rai per "ragioni di audience". Per adesso non ci sono prove che l'incendio sia doloso, le indagini sono in corso, quindi è troppo presto per trarre delle conclusioni.
 
    
    
Ad ogni modo, per spegnere l’incendio i pompieri hanno impiegato sei cisterne d’acqua, l’equivalente di 6 piscine quattro metri per otto e profonde circa un metro e mezzo. Immaginatevi il bed & breakfast al piano di sotto, in alta stagione, con tutti quei turisti americani robusti e apprensivi, alle prese con le infiltrazioni che ora rendono inagibile parte dell’attività. Lo studio comprendeva anche un grande archivio di documenti storici molto importanti per, tra cui il girato dei momenti immediatamente successivi alla strage di Capaci in cui perse la vita Paolo Borsellino insieme alla sua scorta, l’attentato a Firenze nel 93 e tanti altri documenti audio-visivi, purtroppo, non ancora digitalizzati e ora perduti irrimediabilmente. Veri patrimoni storici provenienti dagli anni delle stragi di stato. L’ultimo documentario, “Magma”, diretto da Giorgia Furlan è, ad avviso della regista, un vero servizio pubblico, perché rendere comprensibile una vicenda, a volte la rende pericolosa, anche se i fatti sono già evidenti e noti. Per costruire il racconto sono state utilizzate la relazione di Loris Tembrosio, quasi dimenticata, e le ultime sentenze Cavallini e Bellini sulla strage di Bologna. Il progetto del documentario nasce quando al team di 42° Parallello viene proposto dalla Rai di produrre la quarta stagione di “Ossi di Seppia”, in onda dal gennaio 2021, una coproduzione con RaiPlay composta da 26 puntate all’anno, pubblicate sulla piattaforma e poi replicate in seconda serata su Rai 3. A un certo punto, però, arriva la proposta di cambiare format, ovvero realizzare meno puntate, ma concentrandosi su un tema da sviluppare in un film di prima serata per Rai 3 e in una docuserie di quattro o cinque episodi per RaiPlay. Il progetto viene preparato con cura. Vengono scelti diversi argomenti, la storia della Uno Bianca di Bologna e degli atti terroristici a essa legati, il caso Ludwig - ancora poco raccontato - e la storia delle nuove Brigate Rosse, quelle responsabili degli omicidi di Biagi e D’Antona. La storia principale, per la quale avevano già ricevuto l’ok e su cui stavano lavorando attivamente, era proprio quella di Piersanti Mattarella.
 
    
    
 
    
    
Dopo alcuni mesi, però, la direzione cambia idea e comunica di non essere più interessata al progetto, bloccando di fatto la produzione. Questo avvenne nonostante i lavori fossero già molto avanzati, gran parte del materiale era stata girata, le storie scritte e avviate. Questo cambiamento viene attribuito alla nuova direzione e alla conseguente modifica della linea editoriale di RaiPlay e di Rai Documentari. A quel punto, il progetto si chiude, ma viene completato, ripresentato alla Rai e, all’ennesimo rifiuto, comprato da La7 e Netflix. A tal proposito la commissione di vigilanza Rai presieduta dalla senatrice 5 Stelle Dolores Bevilacqua ha sollevato un’interrogazione nei confronti della direzione generale per ottenere spiegazioni, ma questa ha semplicemente risposto di non aver più voluto il prodotto perché “Ossi di Seppia” e Rai Play, stavano cercando di puntare a un pubblico giovane e ritenevano che il prodotto non fosse adatto. Poi l’incendio, con un tempismo e una coincidenza inquietanti. A pochi giorni dalla messa in onda, ma soprattutto a distanza di pochissimo tempo dall'arresto di Piritore. Il documentario, peraltro, insiste molto sulle accuse mosse dalla vedova Mattarella verso Giusva Fioravanti, da lei riconosciuto come esecutore materiale dell'assassinio, e mai nemmeno indagato a proposito. A prescindere dall’esito dell’indagine sull'incendio, comunque, per i dubbi profondi che solleva il documentario, rimarrà comunque un’ombra, dato il particolare periodo di tensione che si sta vivendo in Italia dopo l’attentato a Sigfrido Ranucci. Sarà difficile cancellare questa macchia, perlomeno a livello narrativo, se non giuridico. Le indagini sono in mano al commissariato di polizia di Borgo e alla Scientifica. Mauro Parissone dice di essere prossimo alla nomina di un perito esplosivista, Paride Minervini, al fine di verificare con precisione se si sia trattato di un banale cortocircuito o di qualcos’altro. Insomma, per escludere che si tratti di un atto doloso. Per adesso l’indagine non è ancora stata affidata a nessun Pm.
 
        
    
    
 
             
     
         
                             
         
                             
         
                             
                     
                     
                     
                     
                     
                    