Chi è Andrea Di Carlo, l’agente che Massimo Lovati, ormai ex avvocato di Andrea Sempio nel “caso Garlasco”, ha scelto adesso che, dopo qualche sbicchierata con Fabrizio Corona (che, manco a dirlo, è il deus ex machina), s’è messo in testa di diventare Gerry La Rana per irrompere a settant’anni suonati nel mondo della TV e dello spettacolo? Il personaggio Andrea Di Carlo, inutile negarlo, ci ha incuriositi, ma, forse perché non è uno di quegli agenti di primissimo livello o che fa riferimento alla agenzie che scoppiano di lavoro, l’unica cosa che ci siamo sentiti rispondere, per altro con la promessa di non svelare da chi, è questa: “E’ uno che mette comunque sempre il denaro davanti a tutto”. Ci sta, non sarebbe il primo, e comunque ci ha incuriositi di brutto anche il reinventarsi di Lovati. Perchè è roba che, per quanto trash, suona di colpo di tacco di un uomo intelligente che ha fatto tesoro dell’antichissima arte medievale dei menestrelli: l’unico modo per smascherare la verità è farla sembrare ironica finzione.
 
        
    
    
Il paradigma (o forse è meglio dire la parabola?) è perfetto: un eclettico professionista della legge che s’è occupato di casi di cronaca nera da prima pagina decide di affidarsi a un manager un po’ borderline dello spettacolo per compiere il salto dal tribunale agli studi televisivi. Dalla voce pacata delle arringhe agli urli di una certa TV. Con Di Carlo che diventa il regista – forse vivendola anche come occasione per affermarsi davvero come agente - neanche troppo silenzioso della trasformazione di un uomo che secondo alcuni è impazzito finendo nella rete di personaggi che vedono in lui una macchina da soldi, secondo altri beve troppo e, secondo altri ancora, è semplicemente un genio visionario capace di andare oltre anche alle cavolate che fa. L’ex legale di Andrea Sempio, adesso, ha deciso di puntare su qualcuno che ha più di vent’anni meno di lui e che nell’ambiente dello spettacolo è noto per essere uno dei più fervidi sostenitori del “purchè se ne parli” più che per quanto lavora. Cinquanta anni l’anno prossimo e titolare della “ADC Management”, Di Carlo oltre che per la sua attività di agente ha fatto parlare in passato anche per la storia sentimentale con la cantante Arisa: storica relazione finita malissimo che gli ha garantito un ampio passaggio nella cronaca rosa.
 
    
            E qui si innesca l’amara riflessione: l’avvocato Lovati, una carriera da paura (anche se con qualche macchia su cui adesso la Procura di Brescia sta cercando di fare luce) alle spalle e altrettanta di fronte a sé, decine di processi, un ruolo da difensore “classico”, non ha forse goduto abbastanza degli onori che gli sono stati offerti? Invece ha scelto di affidarsi a un uomo che ha fatto del “personaggio” il centro della propria professione. Lovati non è più solo l’ex legale di Andrea Sempio nel complicatissimo caso di Garlasco, ma “assistito televisivo” pronto per un casting (sì, s’è anche parlato di una possibile partecipazione al Grande Fratello VIP che per ora pare sfumata). E magari per qualche cameo. A Di Carlo, che è anche padre di tre figli, spetterà il compito di trovare contratti come già fatto in passato anche per Wanda Nara. Il profilo di Di Carlo, infatti, è quello dell’uomo che sta conoscendo i corridoi dello showbiz, ma per ora ha trovato spazi soprattutto negli angoli più discussi o impolverati: tra i suoi ci sono Anna Pettinelli, Vera Gemma (solo per la tv), Rosa Chemical, Federico Fashion Style e Morgan. Tutti nomi che hanno in comune una certa tipologia di visibilità mediatica e non poca capacità di generare rumor, dinamica nella quale l’agente, sempre a sentire chi lo conosce bene, è eccellente.
Meno toga e più selfie, quindi, e possibilmente chiassosi. Niente arringhe, ma un imminente sbarco sui social come prima mossa per lubrificare l’ingranaggio mediatico adesso che è partito. Ma se Lovati gli ha dato fiducia, vuol dire che anche il legale ha compreso che la partita vera su Garlasco non è più in aula? Perché no, non è più soltanto un cambio di carriera, ma pure un modo per farla franca (non possiamo dimenticare come Lovati ha detto che avrebbe difeso Massimo Bossetti nel processo per l’omicidio di Yara Gambirasio). Signori, è una guerra: il rigore della professione forense contro la velocità del risultare appariscenti. Per dire che cosa, in un tempo in cui le telecamere premiano l’istante e il casino e non l’argomentazione quando non è argomentabile per i poteri che andrebbe a toccare? Lo vedremo. Per ora c’è che s’è affidato a un uomo come Andrea Di Carlo e che Massimo Lovati ha abdicato alla lentezza della strada convenzionale, che rischia pure d’essere sbarrata. Lovati lo ha capito e ha scelto. E Andrea Di Carlo, fosse anche solo per denaro, è uno che comunque conosce il copione.
 
             
     
         
                             
                             
                             
                     
                     
                     
                     
                    