Negli ultimi anni, i monopattini elettrici sono diventati i protagonisti indiscussi delle città italiane, oscillando tra il simbolo della mobilità green e l’incubo di pedoni e automobilisti. Con le nuove regole del Codice della Strada, qualcuno potrebbe tirare un sospiro di sollievo: “Ce li siamo tolti dalle palle”. Ma è davvero così? Oppure stiamo solo assistendo alla versione moderna della saga dei caschi integrali sui vecchi motorini Si e Ciao? Davvero qualcuno diventerà un palombaro dei tempi moderni per utilizzare dei monopattini? Le nuove norme promettono restrizioni, dall'obbligo del casco per tutti i conducenti, targa e assicurazione, ai limiti di velocità più stringenti, con divieto di parcheggio selvaggio. In teoria, tutto bellissimo. In pratica, ci sono diversi motivi per cui il sogno di città ordinate e sicure potrebbe rimanere un’utopia. Primo, il casco. Certo, è una misura sacrosanta per la sicurezza, ma quanti giovani rider lo rispetteranno davvero? L’Italia ha già vissuto l’era dei motorini senza casco. Vi ricordate dei ragazzi con il Ciao e il Si che preferivano correre il rischio della multa piuttosto che rovinare la messa in piega o fare la figura dell'astronauta? Ecco, immaginate ora i conducenti di monopattini che, in pantaloni corti e ciabatte, si armano di un casco integrale. Scena surreale, vero? Poi c’è la questione delle targhe e dell’assicurazione. In un Paese dove gran parte degli automobilisti è riluttante a pagare fior di soldi per l’assicurazione per la propria macchina, come possiamo aspettarci che i monopattinisti, spesso giovanissimi o turisti, aderiscano a questo obbligo? E soprattutto, quale supereroe li fermerà? Più che altro, se non si fermeranno a un altolà, assisteremo a tentativi di placcaggio di un rugbista che vede davanti a sé solo la meta?
L’introduzione di queste regole potrebbe avere effetti collaterali non proprio desiderati. I monopattini, nati come simbolo della mobilità sostenibile, rischiano di trasformarsi in un incubo anche burocratico. Con costi aggiuntivi e regole sempre più stringenti, il rischio è che molti utenti abbandonino questi mezzi in favore delle vecchie e care automobili o addirittura di quei scooter come vere e proprie canne fumarie maleodoranti sul retro. E addio sogni di sostenibilità ambientale. Ma c’è un altro problema. La maggior parte dei monopattini elettrici in circolazione appartiene a flotte di sharing, gestite da aziende private. Se queste aziende decidessero di non adeguarsi alle nuove norme o di farlo aumentando i costi per gli utenti, i monopattini potrebbero sparire dalle strade. Il che, paradossalmente, non è proprio quello che vogliamo: l’obiettivo era regolare, non eliminare. E poi proprio ora che ci eravamo abituati a vederli ingombrare i marciapiedi nei dintorni di qualche fiera, concerto o partita. La questione dei monopattini ricorda inevitabilmente le polemiche sugli storici motorini Ciao e Si negli anni ‘80 e ‘90. Anche allora, norme pensate effettivamente per migliorare la sicurezza, come l’introduzione del casco obbligatorio e della targa, scatenarono ondate di proteste, un aumento dell’abusivismo e persino una crisi del settore. Oggi, la storia sembra ripetersi con un mezzo diverso ma con lo stesso spirito anarchico. La differenza, però, è che i monopattini incarnano una libertà semplice e immediata. Troppi vincoli rischiano di snaturare questa filosofia, rendendoli poco appetibili e una lamiera mobile per gli spostamenti dalla cucina alla camera da letto. Siamo davvero sicuri di aver trovato la soluzione? Una cosa è certa, finalmente si pone un freno allo sfrecciare sulle piste ciclabili, nei centri storici e nelle statali a ridosso dei campi da coltivare. Anche se, alla fine, il problema non è il monopattino in sé, ma chi lo guida. E se questo non cambia, possiamo imporre tutte le targhe e i caschi del mondo: i monopattini continueranno a essere l’elemento più imprevedibile (e irritante) delle nostre strade.