“Sono una persona che sa di valere, consapevole delle mie qualità: l’ho dimostrato sul campo, senza scorciatoie, mezzucci, menzogne o triangolazioni”. Non c’è dubbio che Roberta Bruzzone abbia il coraggio di dire ciò che pensa, senza restrizioni, sia che si parli di se stessa, sia che si parli del suo lavoro. A proposito della sua carriera: “Sono una che tira fuori gli artigli nel momento in cui serve, ma non ho mai dovuto né barare né raccontare bugie per ottenere quello che ho”. E attacca chi pensa che il suo successo sia dovuto al suo aspetto fisico: “Se una persona ritiene che la bellezza mi abbia aiutato evidentemente non è in grado di capire quello che dico, quindi è un suo limite e come tale mi fa una certa tenerezza”, ha detto ancora la criminologa, chiarendo anche non ha mai dovuto utilizzare “il suo organo genitale” per ottenere qualcosa. “Si dice che uno nasce incendiario e poi muore pompiere, io mi sento ancora incendiaria”: in ogni sua intervista troviamo conferma. Del resto Bruzzone non si vuole rifare ai modelli di donna che abbiamo ereditato. Anzi, “ritengo di essere un buon esempio di un modo diverso di essere donna, consapevole di sé, che non deve chiedere permesso a nessuno”, aggiungendo che “affondiamo le radici dell’educazione in modelli di un patriarcato tossico che non vuole assolutamente saperne di tramontare. Penso di essere un esempio: si può vivere diversamente, sbattendosene altamente di quello che dice la gente”. Ma nell’intervista al Corriere della sera si entra nel merito dei casi di cronaca che l’esperta ha studiato per il programma “Nella mente di Narciso”.
Da Benno Neumair, il killer di Peter Neumair e Laura Perselli, all’omicidio di Sarah Scazzi, “prototipico di dinamiche familiari manipolatorie in cui due donne per farla franca sono disposte a sacrificare il membro più fragile della famiglia”. Anche il caso di Alessandro Impagnatiello (condannato all’ergastolo) e Giulia Tramontano è paradigmatico: “Un ragazzo che si pone come un narcisista dimesso, il piccolo fiammiferaio, che vuole riparare gli errori della sua vita. Ha proposto una maschera, ma la sua reale dimensione era quella opposta”. Il colpevole, però, si trova sempre. Non crede Bruzzone al delitto perfetto, ma solo alle indagini imperfette. E Rosa e Olindo sono innocenti? “Assolutamente sì, senza se e senza ma, sono certa che sia il più grande errore giudiziario della storia del nostro paese”. In chiusura, poi, il parere della criminologa sull’imitazione di Virginia Raffaele: “Mi diede fastidio in particolare un’imitazione da Maria De Filippi, mi dipinse con il sangue che grondava, ridicolizzava il mio lavoro di fronte a persone che hanno sofferto, offendendo la memoria delle vittime”.