In questi giorni circolano nuovamente i video che ritraggono Rosa e Olindo Romano intenti nel descrivere gli accadimenti, o presunti tali, relativi alla strage di erba. All’alba dell’udienza fissata per decidere sull’istanza di revisione, dopo avervi già ampiamente illustrato perché la testimonianza di Mario Frigerio non possa ritenersi genuina, facciamo un viaggio sul perché le confessioni dei due coniugi sono contraddittorie e prive di logicità. Lasciando ampiamente presagire che in realtà quei due sulla scena del crimine non ci sono mai stati. Prima però alcune precisazioni elementari e di matrice scientifica. Il sopralluogo nella casa dei coniugi Romano, è bene ricordarlo, era stato effettuato la sera stessa della strage. Oltre alla perquisizione della loro auto, l'attenzione dei carabinieri era stata attirata dal fatto che quella stessa notte Rosa avesse azionato la lavatrice. La Bazzi era una maniaca del pulito, ma i carabinieri vogliono vederci da subito chiaro. Sequestrano così i vestiti già lavati e quelli dentro la lavatrice. Dalle analisi non risulterà alcuna traccia di sangue. Dall'ispezione dell'auto invece emergeranno dal bagagliaio due coltelli a serramanico e una tanica vuota di benzina che risulteranno essere semplicemente strumenti da lavoro di Olindo. Nessuna traccia di Rosa e Olindo è stata ritrovata né sulla scena del crimine né nella casa dei coniugi Frigerio-Cherubini. Così come nessuna traccia delle vittime a casa dei Romano, nelle loro auto e nel camper. E neppure lungo il percorso che loro avrebbero seguito nella corte per allontanarsi dal luogo del delitto. L’unica microtraccia, neppure correttamente repertata, risulterà essere presente sul battitacco esterno del sedile di Olindo. Se non fosse che quella perquisizione è stata effettuata la sera stessa della strage. Ma non solo. Si è trattato di una perquisizione eseguita da uno dei Carabinieri che aveva avuto accesso alla scena del crimine e che, nell’attività di sopralluogo nell’auto dei Romano, non aveva indossato i calzari. Capite che quella microtraccia da trascinamento altro non è che contaminazione? Insomma, non è necessario conoscere il Principio di Locard (ogni contatto lascia una traccia...) per comprendere come dopo aver camminato su una scena imbrattata di sangue le scarpe dei carabinieri avrebbero potuto contaminare gli ambienti perquisiti negli attimi immediatamente successivi...
Ebbene, prima di arrivare alle confessioni sono necessarie alcune precisazioni. Il sangue su di una scena del crimine c’è o non c’è. La stessa cosa vale per le altre tipologie di tracce. C’è molto altro. Nella relazione dei Ris di Parma ci sono almeno due dna non appartenenti alle vittime, ai soggetti intervenuti a vario titolo sulla scena e tanto meno a Rosa e Olindo. Ma apparterrebbero a due persone che si trovavano all’interno dei due appartamenti teatro della strage. Che, per la legge dei grandi numeri, potrebbero essere i veri assassini. Non ci sono spiegazioni alternative. Qui arriva il nodo cruciale della faccenda. Una persona può mentire e raccontare il falso per tantissime motivazioni. Anche senza rendersene conto. Le tracce e la scienza sono coerenti e oggettivamente dimostrabili. Nessuna questione di reticenza, nessun vizio del processo di memoria e nessuna versione da modificare. Per questo io mi fido sempre e (quasi solo) di tracce e impronte. Loro non mentono mai. Rosa e Olindo vengono arrestati l'8 gennaio del 2007. Nonostante il Frigerio, come già vi ho raccontato, avesse individuato come autore il solo Olindo viene arrestata anche la Bazzi. Anche se non sussiste alcuna prova a suo carico e nonostante la prima perizia autoptica del dottor Scola parli di un unico assassino e destrimano. E Rosa è mancina. Ma gli inquirenti ragionano per automatismi. Rosa e Olindo vivono in simbiosi e non possono non aver agito insieme. Rinchiusi nel carcere di Como, i due urlano a gran voce la loro innocenza e si disperano perché per la prima volta sono separati. Se sono innocenti perché hanno confessato?
Non è finita qui. Sempre dal predetto verbale risulta come il pm Astori, mentre interroga l'Olindo, pronuncia una frase che spinge definitivamente l'uomo a confessare. Olindo insisteva per vedere, anche per pochi istanti, sua moglie. Allora il dottor Astori dichiara: «No, no, basta, sua moglie viene trasferita di carcere da un'altra parte e non la vedrai più». Tutto ma non toccatele la sua Rosa. Dopo un interrogatorio fiume, tra una dichiarazione accampata e l'altra, Olindo Romano può finalmente incontrare Rosa all'interno del carcere. I due sono intercettati. L'uomo lo ha capito: o confessa o quella potrebbe essere l'ultima volta che vedrà sua moglie. Confessa osservando le foto della mattanza e per il sessanta, settanta per cento di quanto dichiara non corrisponde a verità. La situazione si complica ulteriormente Quando la Bazzi, convinta dal marito, prova a confessare. Rosa non riesce a mettere in ordine e in sequenza i fatti e le azioni compiute. Quindi, cosa fanno gli inquirenti? Oltre a mostrare le foto della mattanza le fanno ascoltare le dichiarazioni del marito chiedendo di confermare, così evita ancora di fare “danni”. Perché Rosa non era sulla scena del crimine? Due esempi per tutti. Basti sapere che lei dichiara di aver aggredito Valeria Cherubini sulle scale, ma è evidente come una donna massacrata con quarantatré coltellate, la gola squarciata, la lingua mozzata e la testa fracassata non abbia potuto fare i diciotto scalini. Quello che la separavano dalla sua casa. Risulta quindi chiaro come sia stata uccisa quando già si era rifugiata nell'abitazione. Ancora. Rosa dichiara di aver aggredito Raffaella Castagna sulla porta del suo appartamento, ma ad essere imbrattate di sangue sono l'antibagno e la camera da letto. Circostanza questa che dimostra come l'aggressione sia stata compiuta da persone che si trovavano già in casa prima del loro rientro. Ad avvalorare quest'ultimo dato, interviene la testimonianza di una famiglia di Siriani che abitava proprio sotto l'appartamento di Raffaella. Il loro racconto finito agli atti cristallizza come nel pomeriggio avessero sentito qualcuno muoversi al piano di sopra quando l'appartamento dei Castagna doveva essere necessariamente vuoto.
Raffaella era a lavoro e Youssef dalla nonna. Chi faceva quei rumori in casa Castagna? La testimonianza sgangherata di Rosa fa clamorosamente acqua anche e forse soprattutto per quel che attiene l’omicidio del piccolo Youssef. Che la donna dice di aver aggredito mentre quest’ultimo si trovava in piedi sul divano di fronte a lei. Andiamo per gradi. Il piccolo è morto a causa di una lesione che comporta una fuoriuscita di sangue cosiddetta “a pressione”. Se davvero Rosa lo avesse massacrato mentre si trovava in piedi di fronte a lei avrebbe dovuto essere riscontrato un copioso quantitativo di sangue a sinistra del collo di Youssef. Cosa che non è accaduta. Nessuna goccia di sangue sulla porzione di divano a sinistra di quest’ultimo. Al contrario, invece, anche i suoi vestiti sono imbrattati di sangue a destra. Dunque, dal punto di vista scientifico, l’unica modalità di aggressione possibile dal punto di vista della scienza è che Youssef sia stato girato da qualcuno che con una mano gli teneva la testa spingendola contro il divano. Un qualcuno ben consapevole che quelle ferite da scannamento avrebbero prodotto un ingente quantitativo di sangue. E la spalla del divano avrebbe potuto assorbirlo. Almeno in parte. Una modalità omicidiaria decisamente contraria a quella riferita da sempre da Rosa. Le parole sono parole. La scienza è dimostrabile. Tirando le fila. Un conto è dire che la revisione processuale è un istituto complesso e difficile da azionare perché necessita di nuove prove che smontino l’accusa. Un’accusa che, purtroppo, all’epoca dei fatti poteva essere agilmente smontata. Altro conto è dire che Rosa e Olindo sono colpevoli. Da donna di legge auspico che la magistratura trovi il coraggio di smentire se stessa.