L'avete vista l'ultima copertina dell'Economist? La parola “Poland” è ripetuta per cinque volte, scritta in rosso, e incolonnata: “Poland, Poland, Poland, Poland, Poland”. Accanto un titolo emblematico: “Come la Polonia può mantenere il suo posto nel cuore dell'Europa”. Già, perché oggi la Polonia è un piccolo gigante regionale, che per il momento ha esteso la propria influenza in Europa centro-orientale, ma che nel medio-lungo periodo ambisce presumibilmente a occupare un punto in prima fila nell'Europa che conta. Quella, per intenderci, appannaggio di Francia, Italia e Germania. Se – a proposito di Germania - la crisi economica che affligge Berlino (e parte del continente) ha offerto a Varsavia la possibilità di essere definita la “nuova Germania”, e di farsi così notare da investitori, multinazionali e grandi aziende, tutte desiderose di trovare un nuovo terreno inesplorato per far fiorire i propri business dopo il gelo tedesco, lo scoppio della guerra in Ucraina ha consentito al governo polacco di ottenere un vantaggio in più. Accanto al boom economico, frutto di un afflusso di capitali senza precedenti, c'è infatti da attenzionare anche il rafforzamento militare dell'esercito polacco. Non a caso, a due passi dal confine ucraino, la Polonia, membro della Nato, ha stretto ulteriormente i rapporti con l'Alleanza atlantica ergendosi a testa d'ariete del blocco occidentale nel conflitto contro la Russia.

In pochi anni il passato comunista della Polonia, e le più recenti derive anti democratiche e illiberali incarnate dai vari sovranisti locali – che tanto avevano infastidito l'Unione europea – sono evaporate come neve al sole. Ha vinto la realpolitik, con il risultato che oggi Varsavia viene elogiata dalle migliori testate giornalistiche anglosassoni. Le stesse che, fino a qualche tempo fa, la paragonavano all'Ungheria di Viktor Orban. “Dopo essere uscita dalla Seconda Guerra Mondiale come satellite sovietico (la Polonia ndr) ha sopportato decenni di oppressione. Oggi si è trasformata nella potenza militare ed economica più trascurata d'Europa, con un esercito più grande di Gran Bretagna, Francia o Germania e standard di vita, al netto del potere d'acquisto, che stanno per eclissare quelli del Giappone”, ha scritto l'Economist sintetizzando al meglio il boom polacco. Dal 1995 il reddito pro capite è più che triplicato. Da quando è entrata nell'Ue (2004) la Polonia non ha mai conosciuto una recessione (escludendo il periodo più duro della pandemia di Covid-19) e in questi due decenni la sua crescita media annua è stata di quasi il 4%. Varsavia, la capitale, vanta l'edificio più alto d'Europa (al di fuori della Russia), la Torre Varso, ospita negozi di stilisti e caffè, startup informatiche e altro ancora. Nelle campagne un tempo trascurate le infrastrutture sono eccellenti. Il settore manifatturiero è in piena espansione - grazie alla vicinanza della Polonia alla Germania - e continua a prosperare nonostante il suo vicino occidentale, come gran parte dell'Europa, sia in stagnazione. Per la cronaca, l'industria automobilistica impiega direttamente e indirettamente circa 490.000 persone, pari al 7,6% dell'occupazione totale nel settore industriale. Il settore rappresenta circa l'8% del pil e il 13,5% delle esportazioni nazionali.

La Polonia, ha spiegato ancora l'Economist, ha saputo sfruttare la sua ricchezza per rafforzare la propria sicurezza. Fateci caso: Varsavia dispone dell'esercito più grande d'Europa dopo Russia, Ucraina e Turchia, e il terzo nella Nato. Ogni anno spende ben oltre il 4% del suo pil per la Difesa, ben al di sopra del 2% che la Nato si è prefissata di raggiungere dal 2014 (e prevede di portarlo a oltre il 5% l'anno prossimo). Il riarmo ha portato a maggiore influenza negli affari europei. Fate caso anche a questo: il gruppo che conta per la sicurezza del continente comprende Gran Bretagna, Francia, Germania e... Polonia. All'inizio di maggio c'era infatti il primo ministro polacco, Donald Tusk, a Kiev insieme ai suoi omologhi inglesi, francesi e tedeschi, e non Giorgia Meloni o altri leader per sottolineare come l'Europa fosse pronta a sostenere l'Ucraina nonostante l'indebolimento dell'impegno americano. Se il sogno di Varsavia continuerà dipenderà dall'esito delle imminenti elezioni presidenziali. Il ballottaggio mette di fronte Rafal Trzaskowski, candidato liberale e pro europeo, sostenuto dal partito Piattaforma Civica di Tusk, e Karol Nawrocki, conservatore e nazionalista, sostenuto dal partito Diritto e Giustizia, il partito del presidente uscente Andrej Duda.

