Eletto il “parlamentino” della direzione nazionale, la nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, dovrà nominare il suo “governo” interno del partito: dalle 12 alle 20 persone, che andranno a comporre la segreteria. Fra le papabili c’è una schleiniana di ferro che risponde al nome di Jasmine Cristallo: se Matteo Santori è la Sardina maschio, lei è la Sardina femmina. Stesso modo di intendere la politica per semplificazioni, suddividendo il mondo fra buoni e cattivi. Stessa tendenza alla banalizzazione e alle gaffes. Stesso furor di battere la malvagia destra, anche se ecco, in lei giusto con un filino in più di aggressività verbale.
Se la presunzione di Santori è infatti mitigata da una certa bambolaggine e anche da un tratto di bonomia bolognese, l’elettrica Jasmine è una calabrese di Catanzaro, testa dura livello cemento armato. 41 anni e già madre di una ragazza di ventidue, è nota come uno dei volti del movimento ittico-politico fondato nel novembre 2019 a Bologna. Ma in realtà, lei di politica era appassionata anche prima: già nei primi precedenti nella sua città era stata lei a ideare la “protesta dei balconi”, con le lenzuola stese davanti alle case, in occasione della visita di Matteo Salvini, allora ministro gialloverde all’Interno. Salvini è la sua bestia nera, potremmo dire la sua nemesi, visto che se i contenuti sono opposti, i toni combaciano. Fatto sta che quello dei panni bianchi srotolati in terrazzo fu un successo, e da allora cominciò a essere invitata in televisione. Poco tempo dopo, il ruolo di responsabile per il Sud Italia delle Sardine fu suo naturaliter.
Cristallo è la donna di sinistra perfettamente mediana: tessera Anpi, senso di superiorità morale che sprizza da ogni poro, Gramsci sul comodino (anche se va sempre ricordato che è un conto è leggere, un altro è capire) e tanto, tanto pacifismo. Così tanto che non si è accorta che il Pd, il suo Pd, in questo anno di conflitto in Ucraina lo ha sbandierato di nome, ma convertendolo di fatto in un appoggio in armi al belligerante Zelensky in nome del diritto alla difesa dell’aggredito. Macché: per lei il ricorso alla forza militare è la “extrema ratio”, come il termovalorizzatore a Roma (paragone suo). Come si sa, la Schlein non è esattamente di questo parere, per non parlare del resto del partito. Non solo: ma per la femminista Cristallo – povero femminismo, ridotto a termine general-generico – la fissa maschile per le armi deriverebbe da “questioni strettamente connesse a complessi o problemi oggettivi legati” alla dotazione genitale dei maschi. Generalizzazione un po’ eccessiva. A parti rovesciate cosa dovremmo dire, allora, del genere femminile, se come unità di misura dovessimo prendere la naiveté di Jasmine Cristallo, futura “ministra-ombra” della Schlein?