Falsa cugina di Paolo Borsellino – il magistrato ucciso dalla mafia – accolta e celebrata dalle istituzioni come rappresentante dell’antimafia e della legalità, smascherata grazie a un concorso di poesia amatoriale organizzato dal figlio, poeta ma anche attore. Che meraviglia! Entriamo nei dettagli di questa stupefacente storia sicula, in cui mafia, cultura, attentati, poesie, consiglieri comunali, sindaci, ma anche rappresentanti della Dia, santini elettorali, consulte civiche e richieste di finanziamenti si fondono insieme in una vicenda che sembra uscita fuori da uno dei miei romanzi (che chi non conosce la Sicilia prende per surreali e grotteschi e che invece sono verghiani e neorealisti, vaglielo a spiegare). Lei si chiama Giuseppa Borsellino, ha 80 anni, per molti – adesso indignati, molto indignati – è una truffatrice. Per me è un genio situazionista che ha smascherato d’emblée la retorica di “atte e cuttura e llegalità” che in Sicilia, come si dice, trovi “sbrizziata mura mura” (ovunque). La delirante e deliziosa notizia è del serio e seguito sito di informazione sicula meridionews.it, che ha raccolto la testimonianza del fratello di Paolo Borsellino, che ha dichiarato: “Quello che io mi chiedo adesso è come sia stato possibile che nessuno abbia verificato, mentre la signora andava in giro a millantare di essere nostra cugina e a ricevere e distribuire riconoscimenti di legalità”. La storia inizia tre anni fa, quando Giuseppa Borsellino confida al suo vicino di casa, Rosario Dell’Arte, chimico ed ex consigliere circoscrizionale di Grottasanta (io sto impazzendo dalla gioia del delirio n.d.a.), di essere prima cugina di Paolo Borsellino: suo padre – svela commossa questo “segreto che si teneva dentro” (come titolò un quotidiano locale) – era il fratello di Paolo Borsellino. E cosa fa Rosario Dell’Arte? Ma un post! Dove scrive. “È bello morire per ciò che (sic!) si crede, chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola - P. Borsellino. Conservo con cura questa foto, in cui la signora Borsellino, cugina di primo grado di Paolo Borsellino, mi consegna un riconoscimento per il contributo di legalità e collettività”. Ora, a parte il fatto che il “contributo di collettività” è una cosa che devono ancora inventare ma facciano presto perché mi piace troppo; a parte il fatto che “è bello morire” detto da Paolo Borsellino suppone che lo abbia detto da già morto, a parte il fatto che la frase è di Shakespeare ma alcuni la attribuiscono a Falcone, altri a Borsellino, altri ad Ayala, quello che delizia ogni oltre immaginazione è la foto dell’attestato che la finta cugina dà in nome di cosa? Ma di se stessa! Ella attesta. Ella dispensa. È diventata essa stessa “istituzione”. No? Da questa foto e dal trafiletto sul quotidiano locale (dai lo dico, è La Sicilia, anche se ci tengo una rubrica da decenni, scusate ragazzi, ma mi avete fatto troppo ridere con quel “segreto custodito e svelato”) parte la carriera di Giuseppa.
Un candidato con la lista di Fratelli d’Italia al consiglio comunale di Siracusa (poi eletto), Damiano De Simone, se la porta in giro in campagna elettorale come icona dell’antimafia e la nomina rappresentante della legalità della consulta civica della città aretusea. Il figlio di Giuseppa, Marco Veneziano, che dopo l’exploit della madre passa da “poeta e attore” a “poeta e attore teatrale conosciuto a livello internazionale” organizza a Noto, patria del matrimonio dei Ferragnez (ma quale minch*a e minch*a di barocco), una “Convention sulla legalità”, con poesie e musiche (non ci facciamo mancare niente) dedicate al magistrato, alla quale, udite udite, partecipano: il sindaco Corrado Figura, il vicesindaco Salvo Veneziano, il vicequestore e – fai vedere che abbondiamo – un rappresentante della Direzione Investigativa Antimafia. Una settimana dopo, i vertici del comune di Siracusa, sindaco Francesco Italia, vicesindaco Edy Bandiera, il consigliere Damiano De Simone (che intanto ha iniziato a chiamare Giuseppa “zia”, diventando anche lui parente di Paolo Borsellino – questa dei parenti è una fissa di FdI), partono e vanno a renderle omaggio fino a casa, tramutata, nel frattempo, in un altarino al magistrato ucciso: foto, articoli di giornale, attestati, premi di poesia “intennazzionali” e, probabilmente, lumini. A smascherarla un concorso di poesia, dal titolo “Scopri gli eroi della tua città”, coordinato dalla figlia di Giuseppa, il Marco Veneziano “intennazzionale”, da tenersi in una scuola siracusana intestata a una vittima di mafia, Salvatore Raiti. Purtroppamente, in questa cornucopia di arte e legalità, si sono dimenticati di non invitare la sorella di Salvatore Raiti, Giovanna, che conosce bene la famiglia Borsellino e che di questa Giuseppa non aveva mai sentito parlare. Si sono fatti prendere la mano dall’antimafia e dalla legalità.