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Ok, riformare la Giustizia è necessario. Serve più chiarezza, più efficienza, meno spettacolo (e la separazione delle carriere) per salvare il sistema giudiziario italiano

  • di Carlo Tortarolo Carlo Tortarolo

25 maggio 2024

Ok, riformare la Giustizia è necessario. Serve più chiarezza, più efficienza, meno spettacolo (e la separazione delle carriere) per salvare il sistema giudiziario italiano
I Pm non sono giudici "puri", ma rappresentano sia l'accusa che lo Stato. Questo doppio ruolo porta con sé i suoi equivoci, e si fa sentire la necessità di una riforma della Giustizia, un sistema complesso che deve essere reso più efficiente. È necessaria la separazione delle carriere tra giudici e Pm, ma anche una revisione della gestione delle indagini. In particolare la magistratura civile è il settore più problematico, e la recente riforma Cartabia ha avuto un impatto limitato. Inoltre la spettacolarizzazione dei processi e la pressione mediatica complicano la situazione. Cosa fare per cambiare la situazione?

di Carlo Tortarolo Carlo Tortarolo

I Pm non sono giudici. Partiamo da questo concetto. I giudici devono essere imparziali, i Pm no. I Pm sono l’accusa. I Pm rappresentano lo Stato che si deve difendere e deve difendere i suoi cittadini da chi viola le leggi. Che cos' è la legge? Prezzolini nel suo Ideario scrive: “Le leggi non son che dighe innalzate intorno a una vecchia inondazione di un fiume che aveva spezzato argini precedenti”. La riforma della giustizia prima o poi dovrà arrivare perché riformare la giustizia è il tentativo di rendere navigabile un sistema davvero critico.

Marta Cartabia
Ex Ministro della Giustizia Marta Cartabia

Ma la riforma della giustizia con la separazione dei poteri è una riforma che tocca un sesto della magistratura cioè metà del settore penale (la magistratura è penale, civile e amministrativa).

Se teniamo conto della magistratura ordinaria, cioè civile e penale, si tratterebbe comunque di un quarto del settore, cioè meno della metà del settore penale. Che si parli soprattutto della divisione delle carriere è indice che si pensa solo ai problemi dell’oligarchia italiana e dei suoi problemi con la giustizia e non ai problemi di tutti. Infatti, il civile è il settore che ha più criticità e a differenza del penale non ha neppure le udienze registrate.

La riforma Cartabia
ha influito solo per le piccole questioni e per quelle relative alla famiglia, ma il sistema del processo civile rispetto al penale è ancora dell'Ottocento e questa riforma risolve ben poco. Infatti, soltanto i Pm, (quelli che in America sono i procuratori), sono toccati dalla divisione delle carriere. Ed è anche giusto così, perché un giudice deve giudicare ed è un compito così gravoso che non si impara mai abbastanza. Un Pm invece deve inquisire e deve farlo sapendo che quello è il suo lavoro e lo sarà per sempre, a meno che non faccia un concorso nuovo. Se lavora male verrà ripreso e giudicato secondo il rendimento e non promosso alla funzione giudicante. Lavorare bene significa aprire un processo quando ci sono abbastanza prove e quando si è certi di una condanna. Oggi invece molti processi si aprono anche a scopo mediatico. Di fronte a un omicidio che ha un grande clamore mediatico le condanne sono influenzate dalla pressione dell'opinione pubblica e quindi può capitare di trasformare un innocente in un mostro.

In più, la spettacolarizzazione della legge fa sì che i magistrati siano tentati di inseguire il consenso invece della giustizia. Ma la riforma sarà comunque parziale e non sarà davvero definitiva perché la divisione delle carriere funzionerà soltanto se d'altra parte ci sarà una riforma della direzione delle indagini che non dovrebbe più essere guidata dal Pm (come da art. 327 c.p.p.) ma solo dalla polizia giudiziaria. Il giudice dovrebbe rimanere per funzioni di garanzia o per autorizzazioni urgenti e non prorogabili.

Il procuratore non dovrebbe più guidare le indagini ma semmai dovrebbe vagliare le notizie di reato che dovrebbero essere comunicate dalla polizia solo quando l’indagine è conclusa e le prove sono schiaccianti. Certo questo non piace perché toglie potere a una categoria che oggi è in grado di ingerirsi e dire la propria in ogni settore. Un potere che però è destinato a finire prima o poi, anche perché noi italiani abbiamo molti interessi e molte propensioni ma, tra tutte le nostre attitudini e passioni, quello della legge è sicuramente il settore che preme di meno. Sempre Prezzolini diceva che in Italia: “Nove decimi delle relazioni sociali e politiche non sono regolate da leggi, contratti o parole date. Si fondano invece sopra accomodamenti pratici ai quali si arriva mediante qualche discorso vago, una strizzatina d'occhio e il tacito lasciar fare fino ad un certo punto”.

Senza contare che i magistrati oggi sono diventati una casta e che in quanto a privilegi superano i nobili dell'ancien régime. I nobili di prima della Rivoluzione francese per essere condannati dovevano essere processati da una giuria di loro pari, mentre i magistrati di oggi non vogliono essere processati neppure da una giuria di loro colleghi e hanno una immunità che mette al riparo da gran parte delle responsabilità della decisione. Ma qui si andrebbe a discutere del problema della responsabilità dei giudici che riguarderebbe tutta la Giustizia e questa è tutta un'altra storia.

I magistrati
Magistrati
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