Oliviero Toscani compie 80 anni e dice la sua sull’attacco della Russia all’Ucraina, con una stoccata anche a chi, per scelta o per necessità, è più attento agli aspetti materialistici della guerra.
“Finché non ci sarà una libera circolazione delle genti – dice all’Ansa Toscani, nato il 28 febbraio 1942, lo stesso giorno di Dino Zoff – non saremo civili. Il fotografo pensa a tutta la strada che c'è ancora da fare, al mondo “che diventa sempre più elitario con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.
La guerra in Ucraina e i suoi orrori lo angosciano e lo preoccupano, fino a scatenarne la rabbia: “Tutti preoccupati solo del prezzo della benzina che cresce, ma è possibile?” Difficile comunque negare che anche quello sia un problema e pure grosso, assieme alla questione gas, anche e soprattutto in Italia, dove non si spara ma si paga la dipendenza energetica anche e soprattutto dalla Russia, dalla quale arriva il 45% del metano “nostrano”.
Facile quindi immaginare che le parole del vulcanico fotografo potrebbero far arrabbiare qualcuno che è stato messo in grossa difficoltà dalla crisi, ma, come scrive Luca Beatrice nel suo ritratto del maestro, “Oliviero Toscani può dire e fare ciò che vuole e se qualcuno si incazza, meglio”.
Quanto alla guerra come soggetto fotografico, forse è l’unico che Toscani oggi non avrebbe voglia di andare a raccontare: “Fare il fotografo di guerra in modo creativo – sbotta – non è più possibile. Non devi più inventare niente”.
Eppure, sottolinea Toscani all’Ansa, il legame tra fotografia e storia è strettissimo, perché la fotografia oggi può essere arte “ben più delle tante opere del contemporaneo che affollano le gallerie”. Perché la fotografia “è la memoria storica del mondo”.