Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la verità è ancora un mostro che cambia volto. E oggi, di nuovo, torna a chiamarsi Andrea Sempio. Ha 37 anni, era stato tirato in ballo anni fa e poi lasciato andare. Ora riappare al centro delle indagini. E con lui, sua madre, Daniela Ferrari. Convocata dalla Procura di Pavia per chiarire – forse – quello che nessuno ha mai capito, ha scelto il silenzio. Freddo, legittimo. Ma rumoroso. Un silenzio che pesa più di mille risposte. Perché Daniela, l’alibi vivente di suo figlio, non ha voluto parlare. L’avvocato, Massimo Lovati, lo aveva annunciato: “Le ho consigliato io di non rispondere”. E così è stato. Non una parola, nemmeno uno sguardo ai cronisti. Solo un malore, un'uscita rapida e una frase lanciata al volo dalla legale Angela Taccia: “Non sta bene, lasciatela in pace”. Eppure, le domande aumentano.


Come quella che le sarebbe stata fatta durante l'interrogatorio: “Conosce questo uomo?”. Un nome mai uscito prima, una figura misteriosa che potrebbe riscrivere tutta la storia del delitto di Garlasco. Chi è? Che ruolo ha? Nessuno lo sa. Ma dopo averlo sentito, Daniela si è sentita male. Coincidenza? Forse un uomo che potrebbe smontare l’alibi che la donna ha fornito al figlio? Ipotesi. Un nuovo elemento che verrà approfondito nella trasmissione “Lombardia Nera” in onda stasera su Antenna tre, dopo la rivelazione fatta dall’avvocato Angela Taccia ad Albina Perri, direttrice del settimanale Giallo, e a Marco Oliva, conduttore del programma. Intanto, emergono anche sospetti pesanti sul passato: durante l’interrogatorio del 2017, Sempio avrebbe avuto accesso a informazioni riservate. A parlargliene, forse, Gian Luigi Tizzoni, allora avvocato della famiglia Poggi. Un audio andato in onda a Le Iene fa tremare i vecchi equilibri: c’è chi dice che Sempio fu “istruito” prima di essere ascoltato. Tutto tornerebbe. Forse anche troppo. L’amicizia con Chiara, l’alibi della madre, i contatti con Tizzoni. Pezzi di un puzzle che adesso vengono messi di nuovo sul tavolo. E sotto i riflettori. Il silenzio, stavolta, potrebbe non bastare più.

